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Delega fiscale, il Senato approva: attuazione nel 2026. Le novità

- di: Bruno Legni
 
Delega fiscale, il Senato approva: attuazione nel 2026. Le novità

Con 92 sì e 62 no, il Senato approva il rinvio dell’attuazione, introdotte novità su debiti locali, giochi e magistrati tributari.

(Foto: il ministro Economia e Finanze, Giovanni Giorgetti).

In una seduta decisiva il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge che estende la durata della delega al Governo per la riforma fiscale. Con 92 voti favorevoli e 62 contrari, il testo è passato senza modifiche rispetto a quello già licenziato dalla Camera il 16 luglio. Il Governo avrà ora tempo fino al 29 agosto 2026 per adottare i decreti delegati, mentre eventuali decreti integrativi e correttivi potranno essere emanati entro il 29 agosto 2028. È stato inoltre prorogato al dicembre 2026 il termine per l’adozione dei nuovi testi unici tributari.

La nuova versione del provvedimento era già stata proposta in emendamento a giugno, con l’obiettivo di concedere più margine operativo all’esecutivo in un ambito tanto complesso quanto cruciale. La riforma non solo guadagna tempo, ma riorienta anche alcuni suoi pilastri.

Una delle modifiche più rilevanti riguarda la gestione dei debiti tributari locali. Nel caso in cui un'impresa entri in crisi o in stato di insolvenza, sarà possibile ottenere una rateizzazione o una riduzione del debito fiscale, anche su scala locale. La disposizione si estende ai tributi regionali e si applica nell’ambito delle procedure di composizione negoziata. Si tratta di un intervento pensato per evitare che la rigidità fiscale aggravi ulteriormente la situazione di aziende già in difficoltà.

Un altro cambiamento, meno visibile ma significativo, tocca il delicato settore del gioco d’azzardo. Il testo originario prevedeva una “diminuzione” dei limiti di giocata per contrastare le ludopatie e il gioco minorile. La versione definitiva approvata in Parlamento sostituisce quel termine con “revisione”: un passaggio apparentemente semantico, ma che apre la porta a soluzioni più flessibili e a una maggiore discrezionalità. Il principio di “riordino” viene applicato anche al sistema sanzionatorio del settore, in un’ottica che appare più orientata alla regolazione che alla repressione.

Infine, viene affrontato il tema dell’organizzazione della giustizia tributaria. Il governo è ora delegato a uniformare lo stato giuridico, l’ordinamento e il ruolo dei giudici tributari a quelli della magistratura ordinaria, laddove possibile. È un punto che apre alla professionalizzazione definitiva di un ambito a lungo considerato residuale, e che punta invece a rafforzarne l’autorevolezza.

Un rinvio strategico o l’ennesima dilazione?

Il rinvio dell’attuazione della riforma fiscale al 2026 è stato letto da alcuni osservatori come una necessità tecnica, ma da altri come l’ennesimo segnale di prudenza — o di timore politico. La delega originaria, approvata nel marzo 2023, prevedeva un termine massimo di 24 mesi. Con l’approvazione di questa modifica, il Governo guadagna un anno in più, ma anche la responsabilità di non trasformare il tempo supplementare in immobilismo.

Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha definito il provvedimento “una garanzia di coerenza e completezza per un sistema che va profondamente riorganizzato, senza fughe in avanti né leggerezze strutturali”. Tuttavia, le opposizioni hanno votato compatte contro il testo, lamentando che, dopo due anni di lavoro, non ci sia ancora traccia concreta di riduzione della pressione fiscale.

Dove può portare questa riforma?

Nel merito, il provvedimento mira a semplificare il sistema tributario, promuovere la certezza del diritto, e rendere più equa l’imposizione fiscale. I decreti attuativi che verranno adottati nei prossimi mesi (e, ora, potenzialmente fino al 2028) dovranno affrontare nodi cruciali come la riforma dell’IRPEF, la razionalizzazione delle aliquote IVA, il trattamento delle detrazioni e deduzioni, e la disciplina dei tributi locali.

Ma la vera sfida riguarda la capacità di coniugare semplificazione con giustizia fiscale, un equilibrio che nessun Governo degli ultimi vent’anni è riuscito davvero a raggiungere. E il fatto che una riforma così ampia venga lasciata nelle mani di decreti delegati, cioè atti governativi non soggetti a piena discussione parlamentare, alimenta ulteriori dubbi sulla trasparenza del processo.

Dichiarazioni e reazioni

“Ci prendiamo il tempo necessario per fare le cose bene”, ha ribadito il relatore della maggioranza in aula. Di segno opposto la reazione del senatore Luigi Marattin (Italia Viva), tra i promotori della delega originaria del 2023: “La riforma si sta sfilacciando, il rischio è che diventi un contenitore vuoto di principi mai tradotti in norme operative”.

Un passaggio tecnico e politico

La proroga della delega fiscale è un passaggio tecnico, ma anche politico. Offre un’occasione di respiro al Governo, ma impone una responsabilità ancora maggiore. Le nuove norme sui debiti locali, sulla giustizia tributaria e sul gioco d’azzardo rappresentano segnali di evoluzione. Ma finché non saranno emanati i decreti attuativi, la riforma fiscale resterà una cornice senza quadro. E il tempo concesso — fino ad agosto 2026, e potenzialmente fino al 2028 — potrebbe diventare una benedizione o una zavorra. Dipenderà tutto dalla volontà e dalla capacità di riempire questa cornice di contenuti credibili.

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