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Liste di proscrizione dalla Casa Bianca: sospesi 144 scienziati Epa

- di: Marta Giannoni
 
Liste di proscrizione dalla Casa Bianca: sospesi 144 scienziati Epa
Liste di proscrizione alla Casa Bianca: sospesi 144 scienziati Epa
Puniti per aver firmato una lettera critica verso Trump, accusati di “sabotaggio”. Così l’America affonda nel clima da caccia alle streghe. Il caso esplode all’Agenzia per l’Ambiente.

Una dichiarazione di dissenso, poi la sospensione

Nel cuore di un’estate già infuocata dalla tensione politica, l’America di Donald Trump compie un passo che sa di repressione sistematica. Lunedì 1° luglio 2025, oltre 170 dipendenti dell’Environmental Protection Agency (EPA), tra cui climatologi, biologi e tecnici di laboratorio, hanno firmato una dichiarazione pubblica per denunciare “l’uso politico dell’agenzia da parte dell’amministrazione” e il “progressivo smantellamento della scienza pubblica” in materia ambientale e sanitaria.

Il testo parlava chiaro: “Siamo testimoni di un sistematico indebolimento della missione scientifica dell’Epa, sotto attacco costante da tagli, nomine ideologiche e censura dei dati”. La reazione è arrivata il giorno dopo, con una mail interna: 144 firmatari sono stati sospesi con effetto immediato per due settimane “in attesa di una revisione disciplinare per condotta contraria agli obblighi federali”.

Fonti interne all’Epa parlano di un clima “da caccia alle streghe”. Altri 100 dipendenti avevano aderito alla lettera in forma anonima, proprio per paura di ritorsioni. Il timore era fondato.

Trump e la “tolleranza zero” contro i funzionari sgraditi

La replica dell’Epa, sotto la direzione dell’ultraconservatore Daniel Simmons – nominato da Trump dopo le elezioni del 2024 – è categorica: “L’amministrazione ha una politica di tolleranza zero verso i burocrati di carriera che illecitamente minano, sabotano o indeboliscono l’agenda del presidente degli Stati Uniti”.

L’espressione “burocrati di carriera” non è casuale. È la stessa usata ripetutamente da Trump nei suoi comizi per bollare come nemici dello Stato quegli apparati federali – FBI, CDC, NOAA, USDA, e appunto EPA – che hanno osato sollevare dubbi sulle sue politiche. L’idea è chiara: ridurre l’apparato pubblico a un organo di esecuzione cieca, azzerando ogni spazio di critica interna.

Clima di epurazione e liste nere

I 144 sospesi non sono accusati di aver violato alcuna norma formale, ma di aver preso posizione “contro l’agenda dell’esecutivo”. Una definizione tanto generica quanto pericolosa. L’American Civil Liberties Union ha parlato apertamente di “punizione collettiva e violazione della libertà di espressione”.

Secondo la direttrice legale dell’ACLU, “questa sospensione è una rappresaglia istituzionalizzata. Siamo a un passo dalle liste di proscrizione vere e proprie”.

E in effetti c’è un precedente inquietante: il 20 giugno, è stato rivelato che la Casa Bianca ha istituito un “registro di lealtà” per tutti i dipendenti federali di livello dirigenziale. Il modulo impone ai firmatari di “non agire né esprimere dissenso in forma scritta o orale contro le linee guida politiche dell’amministrazione”.

Una guerra contro la scienza

L’attacco all’Epa non è un caso isolato. Dall’inizio del secondo mandato, Trump ha sistematicamente ridotto i fondi a enti scientifici, tagliando il 35% al budget dell’USGS e il 42% a quello del NOAA. A maggio, sono stati licenziati in blocco 23 esperti del Dipartimento della Salute pubblica per aver pubblicato uno studio sull’impatto del cambiamento climatico.

“Non pagheremo scienziati per diffondere l’agenda globalista”, aveva dichiarato Trump durante un comizio.

L’ostilità alla scienza è diventata un marchio di fabbrica. Anche i centri universitari pubblici sono sotto tiro: ad Harvard, Yale e Berkeley sono in corso ispezioni federali per “verificare l’uso ideologico di fondi pubblici”. Si moltiplicano le pressioni perché i ricercatori si autocensurino. Il fenomeno dell’“autoesilio intellettuale” è esploso: oltre 3.000 accademici hanno chiesto incarichi all’estero negli ultimi sei mesi.

Dissenso messo al bando: l’America dell’obbedienza

Quello che sta accadendo all’Epa è solo la punta dell’iceberg. Il dissenso è diventato reato. In nome della “lealtà all’agenda del presidente”, lo Stato federale viene trasformato in apparato ideologico. Nessuno può più permettersi di scrivere una riga critica, nemmeno con linguaggio tecnico o scientifico. Si viene schedati, sospesi, isolati.

“È un attacco alla coscienza professionale, prima ancora che ai diritti politici”, ha dichiarato Robert Sanderson, ex funzionario Epa oggi docente alla Columbia University. “Stanno uccidendo il principio fondante del servizio pubblico: il dovere verso la verità e verso la collettività”.

L’Europa prende le distanze: “Scelta inquietante”

La reazione internazionale è stata immediata. La commissaria Ue per l’Ambiente ha dichiarato che “la sospensione di scienziati pubblici per aver espresso opinioni critiche segna un punto di non ritorno nella cultura democratica americana”. Anche la ministra tedesca per la Transizione ecologica ha parlato di “gesto che ricorda metodi da stato autoritario”.

Ma dalla Casa Bianca la linea è una sola: chi non è con noi è contro di noi. E chi è contro viene messo da parte.

La fedeltà come unica virtù

È l’idea stessa di funzione pubblica a essere sovvertita. Non più competenza, integrità, verifica: ora si pretende fedeltà assoluta, silenziosa, priva di autonomia. L’America trumpiana non tollera né scienziati, né dubbi, né sfumature. Solo allineati.

Il caso dei 144 sospesi all’Epa non è un incidente, ma un segnale. La lista, letteralmente, è già iniziata. E nessuno sa chi sarà il prossimo nome.

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