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Von der Leyen alla prova dei sondaggi: consenso in bilico

- di: Jole Rosati
 
Von der Leyen alla prova dei sondaggi: consenso in bilico
Von der Leyen alla prova dei sondaggi: consenso in bilico

Dopo il Discorso sullo stato dell’Unione i numeri mostrano un gradimento fragile, spaccature tra i gruppi e un’opinione pubblica più esigente. Ecco cosa dicono gli ultimi sondaggi e cosa può accadere adesso.

Ursula von der Leyen (foto) ha iniziato il secondo mandato forte di una riconferma parlamentare significativa — 401 voti a favore — ma il consenso “caldo” dell’opinione pubblica europea oggi non è un assegno in bianco. I rilevamenti usciti attorno e dopo il Discorso sullo Stato dell’Unione (10 settembre 2025) mostrano un atteggiamento d’attesa: né rigetto, né approvazione incondizionata.

Il quadro che emerge dai sondaggi

Il panel più recente descrive un’Europa in modalità attendista verso la leadership di von der Leyen. Il messaggio è chiaro: consenso fragile e condizionato ai risultati sui dossier che toccano inflazione residua, salari, energia e difesa commerciale con gli Stati Uniti.

Un secondo segnale viene dai rilevamenti nei cinque maggiori Paesi UE, dove prevale la convinzione che l’ultimo accordo commerciale con Washington abbia favorito gli Stati Uniti. È un risultato di percezione che pesa perché incrocia il tema chiave del nuovo ciclo: proteggere l’industria europea senza rinunciare ai mercati aperti.

Sullo sfondo, analisi comparate mostrano che l’immagine dell’Unione resta nel complesso favorevole in molti Paesi, ma con differenze marcate tra Stati e argomenti: la “licenza” per agire c’è, mentre la tolleranza all’errore si assottiglia.

La politica a Strasburgo

Dal lato delle istituzioni, von der Leyen ha superato agevolmente una mozione di sfiducia a luglio 2025. È un termometro cruciale: la maggioranza c’è, ma è più contendibile e richiede una manutenzione attenta fra Popolari, Socialisti e Liberali.

Già alla vigilia del voto si registravano fibrillazioni nella maggioranza centrista, un segnale che i dossier divisivi impongono compromessi sofisticati su clima, commercio e migrazioni.

L’Italia come cartina di tornasole

Il dibattito italiano ha mostrato spaccature fra le forze di governo e opposizione, confermando che il cleavage politico non corre tanto pro/contro von der Leyen, quanto sui singoli dossier in agenda.

Le parole chiave del Discorso sullo stato dell’Unione

Nel discorso di settembre la presidente ha puntato a ricomporre il puzzle: difesa comune, “sicurezza economica” contro pratiche distorsive, transizione energetica senza perdere competitività. In aula sono arrivati applausi ma anche critiche — perfino dall’area pro-UE — sulla lentezza e sulla selettività di alcuni interventi.

“L’Europa non può permettersi un rapporto commerciale in cui l’asimmetria diventa regola”, è stata una delle frasi ricorrenti nei corridoi di Bruxelles dopo i rilevamenti più discussi. Qui si gioca una fetta rilevante del consenso.

Perché i sondaggi contano adesso

Questo secondo mandato nasce nel segno della competizione geo-economica: difesa industriale, sovranità tecnologica, rapporti con USA e Cina. I sondaggi indicano un’opinione pubblica più severa, pronta a premiare risultati visibili su auto, acciaio, chip ed energie rinnovabili e a punire percepite asimmetrie con Washington.

Le frizioni da monitorare

  • Difesa e sicurezza: promessa di una cornice più integrata, ma resistenze nazionali su competenze e spesa.
  • Politica commerciale: rischio di backlash se l’UE appare “riluttante” nel proteggere il mercato interno o “supina” verso Washington.
  • Clima e competitività: tenere insieme Green Deal e industria, con sostegni e protezioni mirate, è la prova più delicata.

Dove von der Leyen è forte (e dove no)

Forte: capacità di tenere una maggioranza e di negoziare pacchetti complessi. Debole: esposizione a tempeste di percezione quando i compromessi vengono letti come concessioni unilaterali, specie verso gli USA.

Cosa aspettarsi

Tre verbi guideranno i prossimi mesi: proteggere (il mercato interno da pratiche sleali), semplificare (accorciare tempi e vincoli per investimenti green e strategici), produrre (in Europa, tecnologie critiche). È qui che i prossimi sondaggi misureranno l’effetto-Von der Leyen: non più popolarità di ruolo, ma di risultato. 

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