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Prescrizione crediti lavoro, sventato colpo ai diritti dei lavoratori

- di: Marta Giannoni
 
Prescrizione crediti lavoro, sventato colpo ai diritti dei lavoratori
Opposizioni e sindacati esultano, ma si annuncia nuova battaglia in Senato.

Il 22 luglio 2025, il senatore Salvo Pogliese (FdI), capogruppo in Commissione Industria al Senato e relatore del decreto “Crisi Industriali” (il cosiddetto dl ex Ilva), ha annunciato il ritiro dell'emendamento sulla prescrizione e decadenza dei crediti di lavoro.

Il cuore della norma contestata

L'emendamento prevedeva che i 5 anni di prescrizione decorressero durante il rapporto di lavoro – non più dal termine di quest’ultimo – imponendo al lavoratore di avviare causa entro 180 giorni dalla diffida al datore.

Veniva inoltre introdotta una presunzione di adeguatezza salariale basata sui contratti collettivi, con l'intervento giudiziario permesso solo in caso di “grave inadeguatezza”.

Una vera rivoluzione, secondo le opposizioni: limitava il tempo per far valere salari non pagati e restringeva il potere giudiziario, introducendo ostacoli alla tutela dell’articolo 36 della Costituzione.

Opposizioni e sindacati: battaglia vinta… ma non finita

“Emendamento‑vergogna”, ha detto Giuseppe Conte (M5S), esultando per “una norma che avrebbe reso praticamente impossibile ottenere stipendi e arretrati”.

Arturo Scotto (Pd) ha garantito “muro” contro ogni tentativo di ripresentazione.

Nicola Fratoianni (Avs) ha avvertito: “Se ci riprovano… ci troveranno qui a fermarli”.

La Cgil, tramite Maria Grazia Gabrielli, ha parlato di un “grave attacco ai salari” su cui mantenere alta la guardia.

La Cisl ha accolto con favore il ritiro, pur evidenziando la necessità di vigilare sulla presunzione salariale.

FdI e Pogliese: serve più tempo e dibattito

Pogliese ha motivato il ritiro con i tempi ristretti (scadenza 25 agosto) per la conversione del dl: l’intenzione è di ripresentare il testo in un altro provvedimento, associato a un dibattito più ampio e approfondito in Commissione.

Secondo lui, l’emendamento mirava a ripristinare “certezza del diritto” e a tutelare imprese e lavoratori da incertezze giurisprudenziali prolungate.

Il contesto più ampio

Il decreto ex Ilva, pensato per sostenere imprese strategiche come Acciaierie d’Italia, è stato usato come veicolo per modifiche che, secondo la maggioranza, avrebbero aggiunto chiarezza normativa. Ma per sindacati e opposizioni si trattava di un attacco ai diritti costituzionali dei lavoratori.

In precedenza, analoghe marce indietro erano state osservate nel caso pedaggi, facendo parlare l'opposizione di un copione “tutto già visto”.

Cosa succede ora

L'emendamento è momentaneamente accantonato, ma non abbandonato: la maggioranza ha già annunciato che tornerà in un altro testo.

Le opposizioni restano in allerta permanente, pronte a respingere ogni tentativo simile.

Sindacati e associazioni di tutela saranno chiamati a monitorare l'evoluzione e le pieghe normative future.

Una manovra di Palazzo

Quello di Pogliese rappresenta un esempio emblematico di tattica parlamentare: introdurre cambiamenti sensibili via decreto omnibus e, alla prima pressione, ritirarsi per rimodulare. Da un lato, si è evitata una crisi politica; ma dall’altro, il nocciolo del problema—la stretta sui crediti dei lavoratori—rimane vivo. La partita si sposta ora sulla capacità delle opposizioni e delle forze sociali di costruire un cortocircuito democratico in Commissione e Parlamento.

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