Prosegue l’attività di scavo nel quartiere servile della villa di Civita Giuliana, dove le ricerche si sono concentrate nel settore nord, lungo il tracciato dell’odierna Via Giuliana. La rimozione degli strati più recenti ha permesso di mettere in luce le strutture murarie pertinenti ai piani superiori dell’antica villa e, in particolare, quattro ambienti caratterizzati da tramezzi in opus craticium, una tecnica costruttiva mista che in questa zona restituisce un quadro prezioso dell’organizzazione degli spazi destinati alla manodopera servile. La scelta di intervenire sotto la moderna viabilità deriva dalla necessità di verificare la continuità fra le aree finora scavate, colmando un vuoto interpretativo tra il settore residenziale e quello servile.
Pompei, nuove scoperte nel quartiere servile della villa di Civita Giuliana
Nei vani del piano terra gli archeologi hanno ottenuto il calco dell’anta di una porta a doppio battente, riconoscibile per la presenza dei due pannelli rettangolari e delle borchie in ferro, un dettaglio che suggerisce un uso funzionale in un punto di passaggio importante: probabilmente il collegamento tra il portico e il corridoio d’accesso al sacrario. Un secondo calco, più irregolare nella forma, sembra riferibile alla sfera degli strumenti agricoli, forse un aratro a spalla o una stegola utilizzata per guidare aratri trainati da animali. Un terzo calco, di dimensioni rilevanti, potrebbe rappresentare un’anta di portone. L’inclinazione della lastra e la sua posizione addossata alla parete, nonché la contiguità con la cosiddetta “stanza del carpentiere”, fanno pensare a un elemento in attesa di riparazione o di successivo montaggio. Questi elementi, con la loro conservazione per assenza, raccontano con rara immediatezza la materialità della vita quotidiana nel quartiere servile.
La riflessione sul sistema schiavile
Per il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, che ha co-curato lo studio sul quartiere servile, il contesto di Civita Giuliana rappresenta un osservatorio unico per comprendere il funzionamento e le contraddizioni della società romana. Gli ambienti e gli oggetti riportati alla luce mostrano come il sistema schiavistico riducesse gli esseri umani a strumenti di lavoro, equiparandoli agli attrezzi. Tuttavia, osserva Zuchtriegel, l’umanità non poteva essere cancellata: schiavi e liberi condividevano gli stessi spazi, la stessa aria, spesso lo stesso cibo, dando origine a una linea di confine fragile e continuamente ridefinita. Non sorprende, ricorda il direttore, che autori come Seneca o San Paolo riflettessero sulla condizione servile come dimensione universale, capace di riguardare l’intera umanità. Una riflessione che resta attuale se si considera che, a livello globale, oltre 30 milioni di persone vivono ancora oggi in condizioni assimilabili a forme moderne di schiavitù.
La collaborazione con la Procura e le verifiche sulle informazioni investigative
La villa di Civita è oggetto di indagini dal 2017 grazie alla collaborazione con la Procura di Torre Annunziata, nata per contrastare il saccheggio sistematico che aveva gravemente compromesso contesti e materiali. Il protocollo d’intesa del 2019, più volte rinnovato, ha consolidato un modello di tutela integrata che unisce indagini giudiziarie e attività scientifica. Le campagne 2023-24 hanno avuto l’obiettivo di verificare l’attendibilità delle informazioni emerse dalle investigazioni, esplorando per la prima volta un’area cerniera tra i due settori già noti della villa. Lo scavo ha confermato in larga misura la corrispondenza tra dati giudiziari e realtà archeologica, contribuendo alla definizione di una mappa più affidabile dell’articolazione interna della villa.
Il progetto di ampliamento degli scavi e la futura valorizzazione
È attualmente in corso il progetto “Demolizione, scavo e valorizzazione in località Civita Giuliana”, finanziato con fondi ordinari del Parco archeologico. L’intervento prevede la demolizione di due edifici moderni costruiti sopra il quartiere servile, uno dei principali ostacoli alla prosecuzione delle indagini. L’obiettivo è ampliare lo scavo per restituire un quadro più completo della planimetria della villa e del ruolo degli spazi destinati alla servitù. Comprendere la reale estensione dell’area servile sarà cruciale per definire nuove strategie di conservazione, garantire percorsi di visita coerenti e sviluppare programmi di valorizzazione che restituiscano al pubblico la complessità di uno dei siti più significativi dell’intero territorio pompeiano. Le nuove scoperte confermano infatti il potenziale del complesso nel raccontare non solo la vita delle élite, ma anche quella delle persone che ne sostenevano quotidianamente il funzionamento.