Reddito di cittadinanza: chi sbaglia, chi ha sbagliato e chi soffia sulla brace

- di: Redazione
 
Il governo, nella pienezza politica del mandato (per la prima volta dopo troppo tempo, lo diciamo nel rispetto delle prerogative del Parlamento), ha deciso che, così com'è, il Reddito di cittadinanza non va bene e, quindi, coerentemente con le promesse fatte in campagna elettorale, ne ha annunciato la fine, passando per un periodo di transizione, che potrebbe non essere breve.
Una scelta che, come detto, non deve affatto sorprendere, essendo stata l'abolizione del Rdc uno dei cardini di una campagna elettorale lunghissima (cominciata ben prima dello scioglimento delle Camere) durante la quale la misura di sollievo per i più deboli e fragili del Paese è stata contestata, prestandosi a essere un mezzo per ottenere dallo Stato del denaro, senza ottemperare all'obbligo di rendersi disponibili ad un lavoro.

Reddito di cittadinanza: chi sbaglia, chi ha sbagliato e chi soffia sulla brace

Ma, come spesso accade nella nostra politica, questo che resta un argomento molto importante si presta a speculazioni, a strumentalizzazioni che invece non dovrebbero manifestarsi intorno a una misura che, senza entrare nel merito delle scelte, se dovesse sparire creerebbe seri problemi a centinaia di migliaia di persone.
Il problema però ha aspetti diversi, sui quali è forse bene spendere qualche parola. Perché, se la finalità, ''abolire la povertà'' (frase avventata e frutto dell'entusiasmo spintosi sino all'isteria che animò quel particolare momento storico del movimento Cinque Stelle), era meritevole e consona alle difficoltà economiche di larghi strati della popolazione, la fretta con cui il provvedimento fu varato ha lasciato troppi ampi spazi alle illegalità.

Perché se cerchi di conquistare quanto più consenso possibile e ti fai travolgere dalla fretta, è difficile tappare tutte le possibili falle del provvedimento, sigillare i sentieri imboccati da chi - troppi, purtroppo - non aveva diritto al contributo di sopravvivenza e pure lo ha ottenuto, magari da straniero nemmeno residente in Italia o con in garage delle supercar o al polso orologi di marca. Pur di mettersi al collo la medaglia di vincitori sulla povertà, i Cinque Stelle e i loro compagni di governo di quel tempo (che oggi si dimostrano di corta memoria) approvarono una normativa che era quasi un invito alla violazione, alla truffa, pur se la stragrande maggioranza dei fruitori del Reddito di cittadinanza ne hanno rispettato le regole.

Una conferma della facilità di aggirare la legge arriva in queste ore con la notizia (ed è solo l'ultima in ordine di tempo) dell'inchiesta della Procura della repubblica di Vibo Valentia che, dopo le indagini della Guardia di Finanza, ha accertato centinaia di violazioni da parte di stranieri nemmeno residenti in Italia. Parlare, come pure si fa, delle solite ''mele marce'', a fronte di un fenomeno che non si può negare, è volere celare che il problema esiste e che, attenuarne gli effetti nell'opinione pubblica dicendo che si tratta di una percentuale bassissima, è un artificio di quella parte della politica che se ne è fatta vessillifera. Ma, allo stesso tempo, non si possono negare gli effetti positivi che il Rdc ha avuto per molte persone e famiglie indigenti, ai quali ha consentito di attutire in arte i colpi della crisi.

Certo resterà sempre vivo il dibattito sull'utilità di una erogazione che non agevola l'ingresso nel mondo del lavoro e che è invece un contributo sociale, di cui nessuno nega la necessità, ma che doveva essere concepita come tale e non presentata come un affiancamento a chi cerca veramente un lavoro. Una situazione complessa che però, piuttosto che avviare un dibattito, viene strumentalizzata, anche perché, per la sua natura e, ammettiamolo, le sue falle, il Reddito di cittadinanza a questo si presta. Ripensarlo, modulandone l'erogazione non è la bestemmia per cui lo vogliono fare passare i Cinque Stelle perché di errori frettolosi ne sono stati commessi e, soprattutto, il non volerli subito correggere ha solo peggiorato la situazione.

Quindi le domande sono semplici: il Reddito di cittadinanza ha aiutato milioni di persone? Sì, senza dubbio, come è indubbio che intorno ad esso è nata e si è irrobustita la macchina della frode.
Ancora: il Reddito di cittadinanza, come tutte le cose umane, è perfettibile? Sicuramente sì, ma solo se si accetta il principio che deve aiutare a trovare sbocchi nel mondo del lavoro o assistere chi ha veramente bisogno. Se però, davanti alla prospettiva di una sua cancellazione anche soltanto di una revisione di lasciano intuire sommovimenti di piazza o peggio, la sola cosa certa è che si alimenta un clima che, degenerando, potrebbe portare conseguenze gravissime.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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