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Regifting, la nuova arte del Natale

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Regifting, la nuova arte del Natale

Natale è ormai alle porte e, insieme alla consueta ansia da regalo perfetto, si fa largo una tendenza sempre più popolare: il regifting. La pratica di rivendere o riciclare i doni indesiderati, un tempo considerata quasi un tabù, oggi si sta trasformando in una nuova forma di economia domestica e sostenibilità. Su eBay, la piattaforma regina del riciclo digitale, si registra un vero e proprio boom di oggetti "riciclati", con una crescita del 15%, più che raddoppiata rispetto al 2019.

Regifting, la nuova arte del Natale

Non è una questione di ingratitudine, ci tengono a sottolineare gli italiani: è sostenibilità, è praticità, è la scienza di non lasciare nulla inutilizzato. Orologi, smartphone, libri, fumetti, ma anche scarpe e accessori per la casa: la seconda vita dei regali passa dalle mani di chi non li vuole a quelle di chi invece li desidera. È il Natale 2.0, dove il vecchio bon ton del "non si fa" lascia spazio a un pragmatismo green e a una mentalità più circolare.

Eppure, non tutti sono d'accordo. Se il 34% degli italiani storce ancora il naso per quella che considera una forma di irriverenza verso chi ha scelto il dono, il 37% rivendica invece questa pratica come un'opportunità concreta: meno sprechi, più utilità. La crisi economica, il caro vita e l’inflazione non hanno risparmiato neanche le tradizioni natalizie, spingendo sempre più persone a riconsiderare l’intero concetto di regalo.

Si rivende per risparmiare, per acquistare oggetti più in linea con i propri gusti o, semplicemente, per ripagare il conto delle feste. E non importa se qualcuno si offende: ormai il 56% degli italiani approva questa pratica e, secondo i dati, un italiano su tre ammette di averla già sperimentata almeno una volta. Persino il bon ton, un tempo saldo custode delle tradizioni, cede sotto i colpi del cambiamento: dal 42% di persone contrarie al regifting si è scesi al 34% in pochi anni.

Ma il regifting non è solo una risposta alla crisi economica, è anche un riflesso di una mentalità che evolve. Siamo di fronte a un approccio più razionale al dono, in cui non è più tanto importante il gesto in sé, quanto l’utilità e la valorizzazione dell’oggetto. Ogni regalo che trova una nuova casa evita di accumularsi inutilmente o, peggio, di finire dimenticato in un angolo o in discarica.

E il fenomeno non si limita ai marketplace online. Sempre più famiglie organizzano eventi di scambio di regali o piccoli mercatini tra amici, trasformando la ricerca di un dono in un momento di condivisione e creatività. Per alcuni, questa diventa anche un’occasione per insegnare ai più piccoli il valore del riuso e dell’economia circolare, temi sempre più al centro dell’attenzione.

Nonostante tutto, i critici non mancano. Secondo alcuni, regalare qualcosa che si è ricevuto da altri è ancora percepito come un gesto irrispettoso. Questo pensiero, però, sembra essere sempre meno condiviso, soprattutto dalle nuove generazioni. Millennial e Gen Z, infatti, sono i principali sostenitori del regifting: per loro, dare una seconda vita agli oggetti non è solo una necessità, ma una scelta etica e di stile.

E così, il Natale si trasforma, adattandosi alle nuove esigenze e ai nuovi valori della società. Il regifting, che un tempo avrebbe potuto suscitare imbarazzo o polemiche, oggi diventa quasi un simbolo di consapevolezza. Un Natale più sostenibile, pratico e inclusivo, dove ogni regalo ha la possibilità di raccontare una storia diversa e trovare il suo posto.

E se qualcuno si arrabbia scoprendo che il suo dono ha trovato una nuova casa? Pazienza: l’importante è che non si fermi il ciclo e che, in un modo o nell’altro, il Natale resti un momento di felicità condivisa, anche se con qualche regola in meno e un po’ più di pragmatismo.

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