L’Erc finanzia 150 idee visionarie: 17 ricercatori italiani vincono il “Proof of Concept”. Dalla diagnosi precoce della Sla ai propulsori solari per satelliti.
L’Europa rilancia: 22,5 milioni per trasformare la scienza in soluzioni
Il Consiglio Europeo della Ricerca (European Research Council, Erc) ha assegnato, il 14 luglio 2025, una nuova tornata di finanziamenti per il bando “Proof of Concept Grant”, puntando su 150 idee ad alto potenziale per portare sul mercato i risultati della ricerca scientifica. In tutto sono stati distribuiti 22,5 milioni di euro, in tranche da 150mila euro ciascuna.
L’obiettivo è ambizioso e necessario: accorciare la distanza tra laboratorio e applicazione pratica, tra ricerca pura e impatto industriale o sanitario.
Tra i vincitori spiccano anche 17 scienziati italiani, che collocano l’Italia al terzo posto per numero di assegnatari. Tuttavia, solo nove dei progetti selezionati verranno effettivamente sviluppati in centri italiani: un dato che segnala, ancora una volta, il limite strutturale del nostro ecosistema dell’innovazione.
I protagonisti italiani: tra Pisa, Torino e Palermo
A guidare la pattuglia italiana è l’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit), che ottiene due finanziamenti: uno a Milano, sotto la guida di Antonio Ambrosio, e uno a Genova, con Gian Gaetano Tartaglia. Entrambi puntano a rivoluzionare la diagnostica in medicina.
Ambrosio lavora su un sensore in grado di distinguere le varianti molecolari dei farmaci. *“Le versioni simili di uno stesso farmaco – spiega – possono avere effetti anche molto diversi. Il nostro dispositivo potrà garantire maggiore sicurezza ed efficacia”*, ha dichiarato.
Tartaglia, invece, si concentra sulla Sclerosi Laterale Amiotrofica. Il suo gruppo sta sviluppando una tecnologia per la diagnosi precoce della Sla, basata su un dispositivo economico e non invasivo. *“È un progetto che può cambiare radicalmente il paradigma dell’individuazione precoce”*, ha dichiarato.
Sempre in ambito medico si muove Francesco Cardarelli della Scuola Normale Superiore di Pisa, il cui obiettivo è realizzare un dispositivo compatto per valutare la stabilità e l’efficacia dei farmaci antidiabetici. *“La nostra tecnologia ha già svelato comportamenti inattesi nei farmaci”*, racconta, *“ora vogliamo trasformarla in uno strumento di uso quotidiano nei laboratori”*.
La sfida spaziale: nuovi propulsori verdi per orbite basse
Non solo salute. Dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa arriva un altro progetto avveniristico: un nuovo sistema di propulsione per satelliti che sfrutta l’energia solare e l’atmosfera terrestre per operare in orbite molto basse. A guidare la ricerca è Tommaso Andreussi, che sottolinea: *“Potremmo rendere lo spazio più accessibile, sostenibile e meno dipendente da combustibili tradizionali”*.
Il progetto si inserisce nel crescente interesse per le cosiddette Very Low Earth Orbit (VLEO), considerate la nuova frontiera per satelliti più economici, agili e meno inquinanti.
Dalle acque inquinate ai materiali intelligenti: la creatività europea
Nell’elenco dei 150 progetti selezionati si trovano anche dispositivi indossabili per il rilevamento di agenti chimici inquinanti, sistemi di intelligenza artificiale capaci di prevedere l’escalation di conflitti, tecnologie per migliorare la salute mentale, materiali autoriparanti e applicazioni quantistiche per la crittografia.
Una parte significativa delle idee premiate è orientata alla sostenibilità, alla cybersicurezza e alla digitalizzazione dei servizi sanitari.
Un segnale importante ma anche un campanello d’allarme per l’Italia
Se da un lato la presenza di 17 ricercatori italiani tra i vincitori è un segnale di grande vitalità scientifica, dall’altro i soli nove progetti che saranno sviluppati in Italia rivelano un persistente gap di attrattività dei nostri centri di ricerca.
Il caso dell’azienda Quantavis, spin-off dell’Università di Pisa, rappresenta un’eccezione virtuosa. Fondata nel 2020, Quantavis è cresciuta grazie alla sinergia tra ricerca accademica ed esigenze industriali. Oggi è un punto di riferimento nell’ambito dell’elettronica applicata all’intelligenza artificiale.
Verso una nuova generazione di innovatori europei
Il “Proof of Concept” è una delle leve con cui l’Erc cerca di colmare la distanza tra ricerca d’avanguardia e impatto sociale, economico e industriale. È rivolto esclusivamente a chi ha già ottenuto in passato un grant Erc per “frontier research”, e intende traghettare le scoperte scientifiche verso soluzioni brevettabili, commerciabili o implementabili in ambito pubblico.
Nel 2025 è previsto un secondo round di finanziamenti per un totale complessivo di 45 milioni di euro. L’obiettivo, come ha dichiarato Maria Leptin, presidente dell’Erc, è *“dare gambe alle idee di punta dell’Europa, aiutandole a lasciare il laboratorio per cambiare davvero la vita delle persone”*.
Innovazione sì, ma serve più sistema
L’Italia può ancora vantare menti brillanti e istituzioni accademiche di eccellenza, ma continua a soffrire per la fragilità dell’infrastruttura di trasferimento tecnologico. Il risultato dell’Erc dimostra che la qualità della nostra ricerca non è in discussione. A mancare è il tessuto intermedio: incubatori forti, venture capital dinamici, burocrazia più snella e un’industria capace di dialogare con i centri del sapere.
Servono scelte politiche chiare e investimenti mirati, ma soprattutto una nuova cultura dell’innovazione, dove il fallimento non sia un’onta e dove il successo venga misurato anche nella capacità di trasformare un’idea in impatto.
Il traguardo dell’Erc è una medaglia da esibire. Ma è anche uno specchio in cui guardare, con onestà, ciò che ancora ci manca.