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Nuova rottamazione Imu e Tari 2026: sconti su tasse e multe locali

- di: Vittorio Massi
 
Nuova rottamazione Imu e Tari 2026: sconti su tasse e multe locali
Dal condono locale al salvataggio delle cartelle: una via d’uscita dai debiti decisa dai Comuni.

Con la Legge di Bilancio 2026 prende forma una novità destinata a incidere sui rapporti tra contribuenti e fisco locale: la possibilità, rimessa alle singole amministrazioni, di avviare una sorta di “rottamazione locale” per Imu, Tari, multe e altri tributi arretrati. Non si tratta di un intervento imposto dall’alto, ma di uno strumento che Comuni e Regioni potranno scegliere di adottare per alleggerire i propri bilanci e consentire a cittadini e imprese di chiudere vecchie pendenze.

In cosa consiste la rottamazione locale

La misura consente di definire in via agevolata i debiti fiscali locali accumulati nel tempo. L’ente potrà stabilire, con apposita delibera, che il contribuente versi solo il capitale dovuto, applicando uno sconto consistente su sanzioni, interessi di mora e oneri di riscossione, con la possibilità di introdurre anche una rateizzazione degli importi residui.

Nel perimetro dell’operazione potranno rientrare, a seconda delle scelte locali:

  • Imu su seconde case, fabbricati e terreni;
  • Tari, la tassa sui rifiuti, spesso al centro di morosità e contenziosi;
  • Icp, imposta comunale sulla pubblicità e diritti di affissione;
  • canoni patrimoniali unici per occupazione di suolo pubblico e mezzi pubblicitari;
  • imposta di soggiorno dove prevista;
  • multe stradali convertite in sanzioni pecuniarie;
  • altri tributi regionali, come il bollo auto o i canoni idrici, se inclusi nelle delibere.

Restano invece esclusi, in linea generale, i tributi erariali, le addizionali comunali e regionali all’Irpef e l’Irap, che non rientrano nella categoria dei tributi locali oggetto della nuova definizione agevolata.

Serve una delibera: la palla passa a Comuni e Regioni

La misura non scatta in modo automatico su tutto il territorio nazionale. Ogni ente dovrà decidere se sfruttarla o meno: sarà quindi necessario un atto formale di Giunta o Consiglio, con cui il Comune o la Regione:

  • individua quali tributi rientrano nella rottamazione;
  • stabilisce il periodo d’imposta interessato (per esempio, fino a determinate annualità);
  • definisce percentuali di riduzione di sanzioni e interessi;
  • fissa modalità e scadenze per l’adesione, comprese eventuali rateizzazioni.

La delibera dovrà essere pubblicata sul sito istituzionale dell’ente e comunicata agli organi competenti. Solo dopo questa formalizzazione i contribuenti potranno presentare domanda di adesione alla definizione agevolata, secondo le modalità indicate dal Comune o dalla Regione.

Perché si arriva a questa svolta

Negli ultimi anni si è accumulata una montagna di crediti non riscossi da parte degli enti territoriali: tra Imu, Tari, sanzioni e altri tributi locali si parla di decine di miliardi di euro ancora da incassare. Una quota non trascurabile è composta da posizioni difficili da recuperare, per importi modesti o contribuenti in oggettiva difficoltà.

La rottamazione locale viene così presentata come un compromesso pragmatico: da un lato permette ai Comuni di riportare a bilancio almeno una parte delle somme, trasformando crediti incagliati in gettito effettivo; dall’altro offre a famiglie e imprese un canale per regolarizzare la propria posizione fiscale in modo meno oneroso rispetto al pagamento integrale con tutte le sanzioni accumulate.

Chi può aderire e chi resta escluso

In linea generale, potranno presentare domanda:

  • cittadini con pendenze per Imu, Tari, multe, imposta di soggiorno o altri tributi comunali;
  • imprese e professionisti con debiti locali iscritti a ruolo o oggetto di avvisi di accertamento;
  • soggetti che abbiano già ricevuto cartelle esattoriali o siano coinvolti in procedure di riscossione coattiva, se rientranti nelle annualità e nei tributi indicati dalla delibera.

Restano normalmente esclusi:

  • i tributi erariali e le imposte gestite direttamente dallo Stato centrale;
  • le addizionali Irpef comunali e regionali, salvo eventuali scelte specifiche del legislatore;
  • i carichi già interessati da precedenti definizioni agevolate non perfezionate, se così stabilito dall’ente.

Elemento chiave è che non tutti i Comuni e le Regioni aderiranno. Potranno esserci territori che sfrutteranno pienamente la nuova possibilità, altri che la limiteranno a pochi tributi, altri ancora che sceglieranno di non attivarla affatto. Per questo la verifica delle delibere locali diventerà il primo passo per capire se e come si potrà rottamare il proprio debito.

Vantaggi e incognite della nuova rottamazione

Dal punto di vista del contribuente, i vantaggi sono evidenti:

  • riduzione o cancellazione di sanzioni e interessi che spesso superano di molto il capitale dovuto;
  • rinuncia agli oneri accessori e di riscossione, che appesantiscono ulteriormente il conto finale;
  • possibilità di chiudere contenziosi o situazioni pendenti con un unico percorso;
  • accesso a piani di rateizzazione che rendono più sostenibile il pagamento.

Dal lato degli enti locali, la misura può favorire:

  • il recupero di crediti che altrimenti rischierebbero di restare solo nominali a bilancio;
  • un miglioramento della liquidità nel breve-medio periodo;
  • un alleggerimento delle procedure di riscossione coattiva, spesso lunghe e costose.

Non mancano però le incognite. Alcuni osservatori temono che l’ennesima sanatoria possa trasformarsi in un incentivo implicito a non pagare subito, confidando in una futura rottamazione. C’è poi il rischio di forti differenze territoriali: chi abita in un Comune “generoso” potrebbe godere di maggiori sconti rispetto a chi vive a pochi chilometri di distanza, in un’area dove l’ente decide di non utilizzare lo strumento.

Cosa fare se pensi di avere un debito locale

Per chi sospetta di avere una pendenza con il fisco locale, i passi da compiere sono sostanzialmente tre:

  1. Verificare la posizione: controllare eventuali cartelle, avvisi bonari, solleciti ricevuti negli anni per Imu, Tari, multe o altri tributi comunali e regionali.
  2. Controllare le delibere del proprio Comune o Regione: consultare il sito istituzionale e, se necessario, rivolgersi a un CAF o a un professionista per capire se il debito rientra nei casi sanabili.
  3. Valutare la convenienza: se il debito è elevato soprattutto per sanzioni e interessi, la rottamazione può risultare molto vantaggiosa; se invece la somma è contestata nel merito, può essere opportuno esaminare anche le vie di ricorso.

In ogni caso sarà importante rispettare termini e modalità fissati dall’ente: una volta scaduti i termini di adesione indicati nella delibera, la possibilità di definire in modo agevolato il debito si estinguerà e torneranno ad applicarsi le regole ordinarie di riscossione.

Perché seguire da vicino l’iter della manovra

La disciplina definitiva dipenderà dall’iter parlamentare della Legge di Bilancio 2026 e dalle successive scelte dei singoli enti locali. Le norme attuative e le circolari esplicative chiariranno in dettaglio anni interessati, percentuali di sconto, scadenze e requisiti. Per chi ha pendenze con Imu, Tari o multe, si tratta di un dossier da monitorare con attenzione: potrebbe rappresentare una finestra irripetibile per rimettersi in regola con il fisco locale a condizioni più leggere rispetto al passato.

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