Rottamazione quinquies: cosa cambia davvero e per chi conviene

In due righe, senza fumo

• Iter ancora in corso
• Carichi 2000–2023
• Sanzioni e interessi fuori (in generale)
• Rate fino a 54 bimestri

La quinquies è incardinata nella manovra 2026: finché il Parlamento non chiude, non esiste “diritto acquisito”. Ma la traccia è già leggibile: perimetro mirato, pagamenti lunghi, paletti netti.

1) Prima domanda: a che punto siamo?

La risposta, oggi, è secca: non è ancora legge. Siamo nella fase in cui il testo può essere ritoccato con emendamenti e aggiustamenti. Questo significa una cosa sola: contano le righe definitive, non le indiscrezioni.

2) Il cuore della quinquies: il “da dichiarato” torna protagonista

Qui sta la svolta: la misura punta soprattutto su cartelle che nascono da omessi versamenti di imposte dichiarate e poi finite in riscossione. Tradotto: non parliamo del contribuente “fantasma”, ma spesso di chi ha presentato la dichiarazione e poi non è riuscito (o non ha voluto) pagare.

3) Cosa si paga davvero (e cosa, invece, si “stacca”)

La logica è quella delle rottamazioni “classiche”: si paga il dovuto principale (capitale) e le spese collegate, mentre sanzioni e interessi vengono di norma neutralizzati. Attenzione però: su alcune voci, come le multe stradali, il meccanismo non è “totale”.

In altre parole: chi spera nel colpo di spugna generalizzato sta guardando il film sbagliato.

4) Il nodo politico: la quater non viene “allungata” automaticamente

È il punto più esplosivo e il più frainteso. La quinquies non nasce per trasformarsi in un “supplemento” automatico della rottamazione-quater. Anzi: nella costruzione attuale, chi ha rispettato certe scadenze può non ottenere alcun vantaggio aggiuntivo.

Risultato: la misura rischia di essere letta come “premio” a chi era rimasto indietro, irritando chi ha pagato. È un equilibrio delicato: lo Stato vuole incassare, ma la credibilità del fisco vive anche di coerenza.

5) Scadenze: il calendario che (se confermato) scandisce la partita

• Entro 30 aprile 2026 — domanda di adesione
• Entro 30 giugno 2026 — risposta con importi e piano
• 31 luglio 2026 — prima (o unica) rata
• Fino a 54 rate bimestrali — pagamenti successivi

Il messaggio è evidente: la quinquies non è uno “sconto lampo”, è un percorso di rientro lungo. Chi aderisce compra tempo. E chi governa compra incassi programmati.

6) Enti locali: qui la parola chiave è “facoltà”

Per tributi locali e partite gestite da Comuni e Regioni non c’è un automatismo uguale per tutti: c’è una possibilità che gli enti possono attivare con proprie delibere e regole.

Quindi la domanda corretta è: il mio ente la farà? con quali condizioni? e quando? Chi cerca risposte nazionali per IMU/TARI rischia di sbattere contro una verità semplice: la mappa è a macchie di leopardo.

7) A chi conviene: tre profili tipici

• Chi ha “da dichiarato” non versato: è il profilo più compatibile con l’impianto della misura.
• Chi ha posizioni “incagliate” (decadenze, vecchie definizioni saltate): se ricomprese, può ripartire.
• Chi è perfettamente in regola su precedenti piani: è il profilo che rischia più frustrazione.

8) Cosa guardare adesso (davvero)

• Perimetro definitivo dei debiti (carichi e esclusioni)
• Regole di decadenza (quanto è facile perdere i benefici)
• Rapporto con la quater (chi resta fuori e perché)
• Scelte degli enti locali (se e come aprono una loro definizione).