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Salò revoca la cittadinanza onoraria a Mussolini: "Un atto dovuto"

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Salò revoca la cittadinanza onoraria a Mussolini: 'Un atto dovuto'

A Salò, il passato non passa mai del tutto. Ma questa volta l’ultimo strappo con la storia è stato fatto. Il consiglio comunale ha revocato la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, un riconoscimento concesso nel 1924 e rimasto fino a oggi un’ombra ingombrante.

Salò revoca la cittadinanza onoraria a Mussolini: “Un atto dovuto”

La decisione arriva tardi, a quasi ottant’anni dalla fine della Repubblica Sociale, ma con una motivazione chiara: “Andava fatto”, ha dichiarato il sindaco Gianpiero Cipani. Nessuna celebrazione, nessun clamore. Solo una chiusura di partita con la Storia, come se revocare un’onorificenza potesse anche, in qualche modo, correggere un torto.

Le resistenze e la spaccatura

La delibera non è passata senza attriti. Il centrodestra ha lasciato l’aula, segno di una ferita ancora aperta nella memoria collettiva. Chi ha votato a favore ha parlato di un atto simbolico necessario, chi si è opposto ha definito l’operazione come “inutile e anacronistica”. Il solito dibattito, tra chi vuole chiudere una pagina e chi preferisce lasciarla intatta, quasi fosse un reperto da conservare più che una vergogna da rimuovere.

Ma dietro il braccio di ferro politico resta un dato: fino a ieri, Mussolini era ancora cittadino onorario di Salò. Il simbolo di un’Italia che aveva scelto la dittatura e la guerra, di un regime che proprio da qui aveva trascinato il paese nel suo ultimo, tragico capitolo.

Il peso della storia
Salò è il nome che evoca il capitolo più buio della Seconda guerra mondiale in Italia. Qui, nel 1943, nacque la Repubblica Sociale Italiana, il regime fantoccio sotto il controllo della Germania nazista. Qui si consumò il crepuscolo del fascismo, tra deportazioni, rappresaglie e fucilazioni. Eppure, per decenni, la cittadinanza onoraria è rimasta, quasi dimenticata, finché qualcuno non ha deciso di guardarla in faccia e strapparla via.

Il gesto, oggi, sembra più un rito di purificazione che una scelta politica. Come se si potesse tagliare il filo che lega la città a un pezzo della sua storia solo con un voto in consiglio comunale. Ma la Storia, quella vera, non si cancella con una delibera. Si affronta. E questo, almeno, è un passo nella direzione giusta.

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