Cronache dai Palazzi: Salvini lancia la kermesse della destra europea, ma le assenze fanno rumore

- di: Redazione
 
Domani Roma sarà al centro della destra/destra europea - ma non ci sarà quella oggettivamente impresentabile dei tedeschi di AfD - per l'iniziativa voluta da Matteo Salvini che, in ambasce per il futuro della Lega e suo guardando alle prossime elezioni ''continentali'', sta cercando di riprendersi la scena con una manifestazione che dovrebbe, per l'ennesima volta, ribadire la distanza che lo divide, in Italia e a Bruxelles, con Giorgia Meloni. In una sala dovrebbero essere in 1.500 a ribadire che l'Europa deve svoltare, mettendo la freccia a destra che più a destra non si può e guardando all'Ue come alla madre di tutti i guai per milioni di persone che hanno la sventura di essere governati, a detta di Salvini e di chi lo affianca in questa battaglia, da burocrati lontanissimi dalla vita terrena, vivendo loro nella torre eburnea del potere comunitario.

Salvini lancia la kermesse della destra europea, le assenze fanno rumore

Ma, mai come in questa occasione, non è la conta dei presenti a essere importante, ma le defezioni che sono annunciate e che alla fine rischiano di pesare molto sulla riuscita politica di un evento che forse è stato frettolosamente presentato come il Rubicone della destra, tra chi sta di qui, con Salvini, e quelli che, per mere convenienze di conventicola, stanno dall'altro lato, molto vicino alla probabile futura maggioranza a Bruxelles.
Le assenze annunciate sono pesanti, perché a mancare saranno proprio gli esponenti della destra francese che, con Marine Le Pen e Jordan Bardella, stanno portando il loro partito, il Rassemblement national, ad un passo da un successo clamoroso. L'obiettivo sono le prossime presidenziali alle quali Macron non potrà partecipare, non avendo oggi un delfino da proporre, se non l'attuale primo ministro Attal, forse ancora troppo ''tenero'' per la sfida con vista sull'Eliseo.

Marine Le Pen sarà presente, però, con lo spirito, limitandosi, per quel che se ne sa, ad un messaggio in video che raccoglierà applausi, ma che sarà sempre una soluzione di ripiego rispetto a quanto sperato da Salvini.
I tedeschi di Alternative für Deutschland non ci saranno perché non invitati, dice qualcuno, a significare che, anche se il leader leghista ha da tempo imboccato la strada della destra dura, Salvini ha ritenuto, politicamente e strategicamente, di dovere evidenziare le differenze con una formazione che, sebbene in crescita esponenziale in Germania, sarebbe una palla al piede in qualsiasi trattativa si volesse avviare nel tentativo di scardinare il bunker della maggioranza uscente nell'europarlamento.
Insomma, anche per Salvini evidentemente il troppo è troppo, politicamente parlando.

E lui, peraltro, ha dovuto fare un significativo passo nella Lega accettando di tenere il congresso del partito in novembre, dopo che, logicamente, sarà conclusa la stagione di quelli territoriali (i segretari regionali).
Una decisione che, appena poco tempo fa, sarebbe stata impensabile perché si sa che, in alcuni partiti, la parola ''congresso'' è quasi sconosciuta e per altri la loro celebrazione viene ritenuta una deminutio della forza di chi siede sulla poltrona più importante.
Il congresso leghista diventa importante perché arriverà dopo la consultazione europea, alla quale il partito si avvicina in evidente dispnea elettorale, con il fiato che manca leggendo sia i risultati recenti in sede locale (il forte ridimensionamento in Sardegna e Abruzzo) che i sondaggi. E, soprattutto, con lo spettro del possibile sorpasso di Forza Italia che, approfittando anche degli scivoloni di Salvini, sogna di diventare il secondo partito della coalizione.

Oltre ai meriti di Antonio Tajani - paziente, ma astuto come il George Smiley di Le Carré -, la Lega ci sta mettendo del suo e quindi, davanti a questa evidenza, è abbastanza scontato che dentro il partito si stiano cominciando a manifestare piccoli e grandi segnali di dissenso.
Sarà certamente una coincidenza. Anzi ne siamo certi.
Ma le assenze di leghisti importanti, alla kermesse della destra europea voluta da Salvini, sono destinate a pesare, nel futuro immediato. Perché a Roma non ci saranno Luca Zaia, Massimiliano Fedriga, Attilio Fontana, Maurizio Fugatti e Donatella Tesei. Ovvero, la massima espressione della Lega nei governi locali.
Se non è una presa di distanza ufficiale è comunque un segnale su cui Matteo Salvini dovrà pure cominciare a riflettere.
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