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Condanna finale per Sarkozy: 3 anni, uno con braccialetto elettronico

- di: Bruno Coletta
 
Condanna finale per Sarkozy: 3 anni, uno con braccialetto elettronico
La Corte di Cassazione francese ha respinto l'ultimo ricorso di Nicolas Sarkozy nel caso delle intercettazioni, rendendo definitiva la condanna dell'ex presidente a tre anni di carcere, di cui uno da scontare con il braccialetto elettronico. La sentenza segna un precedente storico: è la prima volta che un ex capo di Stato francese viene condannato per corruzione e traffico d'influenze.

Le reazioni di Sarkozy e i prossimi passi
Sarkozy, visibilmente amareggiato, ha dichiarato sui social: “Voglio ribadire la mia perfetta innocenza. Si tratta di una profonda ingiustizia”. L'ex presidente, 69 anni, ha aggiunto di voler affrontare le conseguenze con responsabilità, ma ha sottolineato come il clima politico e mediatico abbia influenzato la vicenda giudiziaria.
Gli avvocati di Sarkozy hanno annunciato l'intenzione di presentare ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU). Tuttavia, questo passo non sospenderà l'esecuzione della sentenza. Entro un mese, l'ex presidente dovrà comparire davanti a un giudice per definire le condizioni degli arresti domiciliari e l'applicazione del braccialetto elettronico.

Un'influenza politica ancora viva
Nonostante la condanna, Sarkozy mantiene un ruolo significativo nella politica francese. Rimane una figura centrale per la destra, in contatto regolare con il presidente Emmanuel Macron. I suoi libri sono bestseller e gli eventi pubblici che lo vedono protagonista continuano ad attirare grande pubblico. Tuttavia, la sua pesante agenda giudiziaria lo ha portato al primo verdetto definitivo di colpevolezza mai registrato nella storia recente del Paese.

Il caso “Bismuth”, la genesi della condanna
Il caso, noto come “Bismuth”, prende il nome dalla falsa identità utilizzata da Sarkozy per una linea telefonica segreta. Le indagini, avviate nel 2014, hanno rivelato intercettazioni in cui l'ex presidente e il suo avvocato discutevano di favori chiesti a un magistrato, Gilbert Azibert. In cambio di informazioni riservate su un'altra indagine a carico di Sarkozy, Azibert avrebbe ricevuto il supporto dell'ex presidente per ottenere una prestigiosa carica a Monaco.
La vicenda ha portato Sarkozy a processo nel 2021, quando il Tribunale correzionale di Parigi lo ha condannato a tre anni di carcere, di cui due con la condizionale. La sentenza è stata confermata in appello nel maggio 2023 e ora dalla Cassazione, rendendo definitiva la pena di un anno con il braccialetto elettronico.

Le implicazioni politiche e sociali
La condanna di Sarkozy mette in luce la crescente attenzione della giustizia francese nei confronti di reati commessi da figure di alto profilo. Alcuni analisti vedono in questa vicenda un segnale di rafforzamento dello stato di diritto, mentre altri denunciano un accanimento giudiziario contro l'ex presidente.
La destra francese si trova ora a dover gestire le ripercussioni politiche della condanna di uno dei suoi leader più carismatici. Il clima interno al partito potrebbe risentirne, con conseguenze sulle prossime elezioni.

Commenti dal panorama politico ed economico
L'attuale ministro della Giustizia francese, Éric Dupond-Moretti, ha dichiarato: “La decisione della Cassazione dimostra l'indipendenza e la fermezza della nostra magistratura”. Diversamente, alcuni sostenitori di Sarkozy, come l'ex ministro Brice Hortefeux, hanno definito la sentenza “un errore giudiziario”.
Sul fronte economico, gli osservatori si interrogano su come questa vicenda potrebbe influenzare la percezione internazionale della Francia, soprattutto in un momento di crisi politica e sociale. Il ricorso alla CEDU potrebbe ulteriormente complicare il quadro, con possibili ripercussioni sulla reputazione del sistema giudiziario francese.

Un futuro incerto
Mentre la verità giudiziaria è ormai stabilita, resta da vedere quale impatto avrà questa vicenda sulla carriera politica e personale di Sarkozy. L'ex presidente, da sempre resiliente, promette battaglia per dimostrare la sua innocenza, confidando che “la verità alla fine trionferà”.

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