Napoli ha tremato di nuovo. Alle 12:45 una scossa di terremoto di magnitudo 4.6 ha attraversato l’area dei Campi Flegrei, con epicentro localizzato in mare al largo di Bacoli, a una profondità di circa 5 chilometri. È la più forte registrata nell’area negli ultimi quarant’anni, e ha riportato alla memoria degli abitanti di Pozzuoli, Bagnoli e Fuorigrotta il lungo incubo del bradisismo. La terra ha vibrato con intensità per circa cinque secondi, abbastanza da far scendere la gente in strada e interrompere le attività quotidiane, dal centro di Napoli fino ai comuni dell’hinterland occidentale.
Scossa nei Campi Flegrei, paura a Napoli. Magnitudo 4.6, il sisma più forte dal 1984
Il boato sordo, poi il silenzio e l’inquietudine. In molti sono corsi fuori dagli uffici, dai negozi, dalle abitazioni. Non si registrano danni gravi né feriti, ma il timore per una possibile escalation non si placa. Subito dopo la scossa principale, l’Ingv ha registrato un altro evento sismico di magnitudo 2.2, a conferma di una sequenza attiva e monitorata. Le scuole, in gran parte chiuse per le vacanze, sono state oggetto di verifiche strutturali a Pozzuoli e Bacoli, mentre i Comuni hanno attivato le sale operative della protezione civile e avviato le comunicazioni ai cittadini.
Le parole dei sindaci e la mappa dei timori
A Bacoli il sindaco Josi della Ragione ha segnalato il crollo di un costone sulla “Pennata”, lungo la costa, chiedendo un intervento immediato per mettere in sicurezza l’area e monitorare eventuali rischi di frana a mare. A Pozzuoli, il centro operativo comunale è stato riattivato e sono stati predisposti punti di accoglienza nelle aree di attesa già individuate dal piano comunale. Il numero di riferimento per segnalazioni e assistenza è stato diffuso immediatamente. Nessuna richiesta di intervento, al momento, da parte dei Vigili del fuoco, che continuano a sorvegliare il territorio assieme ai tecnici dell’Ingv.
L’attività del vulcano e la memoria della crisi
L’evento si inserisce in una fase complessa di sollevamento del suolo nell’area vulcanica dei Campi Flegrei. Il bradisismo, ormai da mesi, procede a un ritmo di 15 millimetri al mese. Il sistema calderico continua a produrre decine di scosse ogni settimana, in un contesto che gli scienziati definiscono di “attenzione alta” ma stabile. L’ultima scossa così intensa, di pari magnitudo, era stata registrata il 13 marzo scorso. Nonostante l’allerta resti gialla e i parametri vulcanici siano sotto controllo, la popolazione vive in uno stato di tensione crescente, alimentato dalla memoria collettiva delle crisi degli anni Ottanta e dalla fragilità del territorio.
I prossimi passi e l’invito alla cautela
L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia continua a monitorare l’area con sistemi satellitari e rilievi strumentali. Non ci sono segnali di imminente eruzione, ma il comportamento del vulcano resta imprevedibile. Gli esperti invitano la cittadinanza a non lasciarsi prendere dal panico e a seguire esclusivamente le comunicazioni ufficiali. L’informazione corretta, spiegano, è la prima forma di sicurezza. L’emozione della paura, però, ha già invaso le case e le strade. A Napoli e nell’area flegrea si torna a convivere con la sensazione della terra che respira. E che, a volte, si agita.