Nel 2025 il Gruppo Seipa ha avviato un progetto che intreccia sostenibilità, innovazione e tutela della biodiversità direttamente all’interno dei propri siti industriali. Le arnie installate sono passate da 31 a 62, distribuite in aree protette poste nei pressi degli impianti di lavorazione degli inerti e affidate alla gestione di apicoltori qualificati. L’azienda, attiva dal 1968 nella fornitura di materiali e servizi per le attività di costruzione e demolizione, spiega che la scelta nasce dal desiderio di integrare la propria idea di sostenibilità con un gesto «semplice ma dal grande valore ambientale e simbolico».
Seipa, le api entrano in fabbrica: raddoppiano le arnie e parte il biomonitoraggio ambientale
Le api, osservano gli specialisti del gruppo, sono vere e proprie «sentinelle della salute ambientale». Ospitarle presso le sedi produttive significa creare un legame più stretto con la natura e promuovere un modello industriale più attento al territorio. Entro il 2026 Seipa prevede di triplicare il numero delle arnie, destinando la produzione di miele a scopi filantropici.
Perché proprio le api
Le api — in particolare le Apis mellifera — sono sempre più usate in ambito scientifico come bio-indicatori naturali. Il loro raggio di foraggiamento, che può estendersi per diversi chilometri, porta gli insetti a intercettare quotidianamente aria, suolo e vegetazione. Nei pollini e nelle sostanze che raccolgono si depositano dunque tracce di inquinanti, metalli pesanti, pesticidi, microplastiche e segnali di cambiamento nella biodiversità locale.
Studi recenti mostrano anche una relazione diretta fra cattiva qualità dell’aria e aumento della mortalità delle api. Non sorprende quindi che, a livello industriale, siano nate società specializzate — come BeeOdiversity — che integrano arnie, intelligenza artificiale, analisi del polline e strumenti digitali per costruire sistemi avanzati di biomonitoraggio.
In Italia cresce pure il ricorso ai servizi di “api in azienda”: le colonie diventano sensori naturali in grado di coprire fino a 3 mila ettari di territorio, equivalenti a circa 4 mila campi da calcio, fornendo alle imprese informazioni su aria, acqua e suolo in modo innovativo e non invasivo.
Il progetto pilota: un cruscotto per misurare la biodiversità
La strategia di Seipa, però, non si limita all’installazione degli alveari. L’azienda ha comunicato che nel 2026 verrà avviato un progetto pilota interno per creare un sistema di tracciabilità ambientale basato sui dati generati dagli insetti.
È in fase di sviluppo un dashboard digitale destinato a rendere visibili, a stakeholder aziendali e territoriali, indicatori quali la varietà delle piante impollinate, la concentrazione di metalli e pesticidi — attualmente pari a zero — e le mappe della biodiversità intorno agli impianti. Le arnie diventeranno così dispositivi “smart”, capaci di raccogliere dati indiretti sull’ambiente anche attraverso il comportamento delle api, i flussi di polline e altri parametri biologici.
L’obiettivo dichiarato è trasformare gli alveari in uno strumento stabile di osservazione del territorio, inserendo il biomonitoraggio come componente strutturale del modo in cui l’azienda interpreta il proprio ruolo ambientale.
Un nuovo modello di rapporto tra industria e ambiente
Il progetto, sottolinea il gruppo, riflette un’evoluzione culturale: gli impianti industriali non più percepiti come luoghi separati dal contesto naturale ma come spazi in cui è possibile integrare biodiversità, monitoraggio scientifico e attività produttiva.
Secondo Seipa, l’esperienza delle api dimostra che anche settori tradizionali come quello degli inerti possono adottare strumenti innovativi per leggere le condizioni degli ecosistemi e sostenere, attraverso dati misurabili, una strategia di sostenibilità più avanzata. Il passaggio dalle prime arnie ai futuri sistemi digitali rappresenta, nelle intenzioni dell’azienda, il primo passo di un percorso destinato a consolidarsi negli anni.