Louis Vuitton, Pharrell debutta a Parigi: parata di star sul Pont Neuf per il LoVers Army

- di: Barbara Bizzarri
 
Quando le grandi Maison assumono personaggi noti dell’entertainment come creativi, una certa perplessità è inevitabile perché la scelta, vincente da un punto di vista del marketing e della pubblicità, per quanto riguarda lo stile potrebbe rivelarsi un autentico boomerang (d’oro, però). Prova ne è la prima sfilata di Pharrell Williams, attesa con curiosità e quell’inevitabile pizzico di cringe, e che si è rivelata essere un party fra amici (“sono fiero delle mie conoscenze”, ha confermato il cantante): dalla protagonista della nuova campagna uomo, Rihanna, con pancione a vista e in compagnia del marito A$AP Rocky, fino all’immancabile Zendaya, Beyoncé, Jay Z, Jared Leto, Kim Kardashian, Lebron James, Naomi Campbell, Lenny Kravitz, Lewis Hamilton e molti altri, tutti rigorosamente griffati da lui. Grazie ai potenti mezzi di LVMH, Pharrell si è impossessato del Pont Neuf, lo ha ricoperto d’oro e ha sfilato al tramonto, con gli invitati arrivati in battello sulla Senna e l’eredità di Virgil Abloh con cui fare i conti.

Louis Vuitton, Pharrell debutta a Parigi: parata di star sul Pont Neuf per il LoVers Army

Il neo Direttore Creativo del brand non si è discostato troppo dal predecessore, che ha fatto la fortuna del segmento menswear di Louis Vuitton, e ha mescolato con nonchalance stili e culture, pop e rap, aspirazioni da ghetto e haute couture. Sulla passerella a quadri gialli, hanno sfilato una carrellata di uscite per la Primavera Estate 2024: il tema dello show, giocando con le iniziali di Louis Vuitton, è LoVers.

Grande ritorno, il motivo Damier: pixelato in stile camouflage, rinominato “Damoflage”, è lo stesso della tuta personalizzata in denim jacquard indossata da RiRi e dei leggings di Kim Kardashian, ed è stato il filo conduttore della passerella: stampato su kimoni, shorts, bomber e pantaloni di pelle. Sembra ispirato al celebre videogioco Minecraft, protagonista persino sulle galosce, oltre che sugli accessori. I modelli, tra cui si scorgono anche il designer Stefano Pilati e il cantante Pusha T, sfilano a piedi o su piccole golf car cariche di bauli e borsoni contraddistinti dal nuovo logo, e che contengono sneakers a vista.

Questa è la divisa del combattente moderno, perché in fondo la moda è una partita all’ultimo sangue: il campo di battaglia, ovvero la Ville Lumiere, appare sulle giacche in versione gaming. Non manca un richiamo al più classico Damier allover, in palette diverse, dal tradizionale marrone al bordeaux al blu: un omaggio al passato, con cui assecondare i gusti dei Louis Vuitton LoVers.

Il titolo della sfilata si staglia a caratteri cubitali su giacche e baschi, insieme alla più semplice sigla LV. Mostrina di appartenenza che riluce al pari delle piccole medaglie applicate sul cuore, oltre che degli occhiali gioiello identici a quelli del nuovo comandante. Il Monogram tradizionale spicca invece sui mitici bauletti Speedy in colori vivaci. Una squadra di commilitoni che segue con fervore i dettami del capitano: in questa collezione ci sono tutti i suoi pezzi preferiti, dalle maxi pellicce intarsiate in faux fur da rapper d’ordinanza ai bomber college, dal total denim, ricamato con motivi ispirati al lavoro dell’artista americano Henry Taylor, alle tute da ginnastica tempestate di perle (utile, come suggerisce Pharrell, “per una corsa veloce alla stazione di servizio quando ti finiscono le batterie o cose del genere”). Per lo sport ci sono altri capi essenziali, come le magliette da rugby in pelle e un giubbotto da baseball in pelle di coccodrillo.

Fate l’amore, non la guerra: se non fosse chiaro, il messaggio è illuminato dal coro gospel Voices of Fire, dalla Virginia, patria del designer, che intona Love, Peace, Joy. A chiudere, inchino e baci di Pharrell alla platea, oltre all’abbraccio con la sua famiglia nel front row di ospiti illustri. Ma anche l’ufficio stile riunito in passerella, a sfilare con il nuovo capo, e il micro concerto firmato Jay Z. Lo show dunque è servito, e l’accusa è facile: con i mezzi di Lvmh non esistono paragoni né concorrenti. Ma la difesa è altrettanto semplice: l’azienda è privata, la strategia commerciale messa in atto non è semplicemente una tattica e dà i suoi frutti da anni. Se qualcuno storce il naso perché così si cambiano i connotati della moda, pazienza: il mercato regola le politiche dei governi, e regola anche le imprese commerciali. A chi lo ha criticato, sottolineando la sua inesperienza da stilista, Pharrell, dall’alto dei suoi guadagni milionari, ha risposto: “Non sono andato alla Central Saint Martins. Ma, sapete, non sono nemmeno stato alla Juilliard per studiare musica, e fino ad ora va tutto bene”.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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