È in corso alla Camera dei Deputati l’ultima e decisiva fase dell’approvazione del Decreto Sicurezza, con una seduta fiume che si concluderà oggi alle ore 19 con il voto finale. Il provvedimento, voluto dal governo Meloni e al centro del dibattito politico da settimane, ha visto nella sola giornata di ieri la presentazione e votazione di circa 150 ordini del giorno, a testimonianza del clima di forte tensione e polarizzazione che accompagna l’iter legislativo. Dalle 17:30 di oggi inizieranno le dichiarazioni di voto, seguite immediatamente dalla chiamata nominale.
Sicurezza, alla Camera seduta fiume per il Decreto: oggi il voto finale
Il Decreto Sicurezza è considerato dall’esecutivo un pilastro della propria azione, soprattutto in vista delle prossime elezioni europee, ma l’opposizione ha contestato duramente diversi articoli, accusando il governo di voler colpire le fasce più deboli della popolazione e di alimentare un clima di repressione piuttosto che di prevenzione.
Le misure principali del decreto e i nodi controversi
Il testo del decreto, già approvato dal Senato, contiene misure che spaziano dal rafforzamento dei poteri delle forze dell’ordine all’inasprimento delle pene per reati legati alla sicurezza urbana. Tra i punti più dibattuti figurano l’introduzione di pene più severe per i reati commessi nelle aree urbane sensibili, l’estensione del daspo urbano anche ai reati non violenti, l’allargamento delle competenze dei prefetti in materia di ordine pubblico e la possibilità di utilizzare le forze armate per la tutela di obiettivi sensibili in contesti civili.
Molte critiche si sono concentrate sul nuovo regime dei controlli preventivi e sull’uso delle misure cautelari nei confronti dei soggetti ritenuti “potenzialmente pericolosi”. Per l’opposizione si tratta di un “salto pericoloso verso una giustizia preventiva” che rischia di colpire marginalità sociali più che reali minacce. “Così – ha detto in Aula il deputato Verini del Pd – si criminalizza la povertà e si legittima un controllo sociale che va oltre la legalità costituzionale”.
Strategia elettorale o risposta all’emergenza?
Per il governo, invece, il decreto è una risposta necessaria alla crescente percezione di insicurezza nelle città italiane. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha difeso il provvedimento sottolineando l’aumento di episodi di violenza nelle aree metropolitane e la necessità di strumenti più efficaci per rispondere in tempi rapidi. “La sicurezza non è di destra o di sinistra, è un diritto dei cittadini”, ha dichiarato in Aula il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti.
Nonostante la linea ufficiale, molti osservatori sottolineano il tempismo politico della misura, arrivata a pochi giorni dall’inizio della campagna elettorale per le europee. Il decreto consente infatti al centrodestra di rilanciare una delle sue bandiere storiche: il controllo del territorio e la fermezza verso il crimine. In quest’ottica, anche le misure più controverse diventano strumenti di narrazione più che reali leve di governo.
Un Parlamento diviso e paralizzato da emendamenti e ostruzionismi
La discussione parlamentare ha evidenziato una profonda frattura tra le forze politiche. Il Movimento 5 Stelle ha accusato la maggioranza di trasformare il Parlamento in un organo notarile, incapace di modificare anche solo una virgola del decreto. “Il voto sugli emendamenti è stato puramente formale. Non c’è stato un vero confronto”, ha detto il vicepresidente del gruppo grillino alla Camera. Anche l’Alleanza Verdi-Sinistra ha denunciato la mancanza di interlocuzione su misure considerate “repressive e ingiustificate”.
D’altra parte, la strategia dell’opposizione ha puntato su un massiccio ostruzionismo, presentando centinaia di ordini del giorno e ricorrendo a richieste continue di sospensione e verifica del numero legale. Una battaglia procedurale che ha allungato notevolmente i tempi della seduta, trasformandola in un vero e proprio maratone istituzionale.
I riflessi futuri: applicazione e costituzionalità sotto esame
Una volta approvato, il Decreto Sicurezza entrerà in vigore con effetto immediato, ma non è escluso che venga sottoposto al vaglio della Corte Costituzionale. Diversi giuristi e associazioni hanno già sollevato dubbi sulla legittimità di alcune norme, in particolare quelle che riguardano il daspo e l’uso delle misure restrittive senza processo. L’Unione delle Camere Penali ha parlato di “norme con potenziale incostituzionale” e ha annunciato iniziative pubbliche di contrasto.
Anche il Garante per i diritti dei detenuti ha espresso preoccupazione per l’inasprimento del sistema sanzionatorio in assenza di misure di reinserimento sociale. “Non possiamo rispondere alla marginalità con la repressione, serve un’azione più equilibrata tra sicurezza e inclusione”, ha dichiarato.
Il voto finale di oggi, atteso con numeri certi per la maggioranza, sancirà l’entrata in vigore di un provvedimento che, comunque lo si giudichi, cambierà la fisionomia della sicurezza urbana nel nostro Paese. E, molto probabilmente, il tono dello scontro politico nei mesi a venire.