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La solitudine delle donne forti: ammirate, ma mai davvero scelte

- di: Jole Rosati
 
La solitudine delle donne forti: ammirate, ma mai davvero scelte
Carismatiche, autonome, coraggiose. Ma spesso sole. Perché la società, pur celebrandole, tende ancora a escluderle dalla sfera dell’amore e della quotidianità.
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L’applauso che non scalda
È un classico moderno: la donna forte viene osannata in pubblico, ma evitata nel privato. È la protagonista delle serie tv, l’idolo dei panel sull’empowerment, la copertina perfetta per l’8 marzo. Eppure, nella vita reale, è sola. Troppo spesso.
Sola nelle relazioni, negli spazi di potere, nelle cene di famiglia dove si continua a chiedere quando “finalmente si sistemerà”. Sola mentre affronta scelte che fanno paura a chi non è abituato a vederle fare da una donna: cambiare lavoro, lasciare un uomo, dire no, esporsi.
È la solitudine di chi rompe lo schema. E viene punita non per ciò che fa, ma per ciò che è.
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I numeri della solitudine autonoma
Un’indagine dell’Istituto di Ricerca Sociale (IRS), condotta su un campione di 1.200 donne tra i 30 e i 50 anni (pubblicata a marzo 2025), ha rivelato che:
il 68% delle donne con un elevato livello di indipendenza economica e professionale si sente “poco riconosciuta” nella propria vita sentimentale;
il 54% ha avuto relazioni in cui il partner “si è sentito messo in ombra”;
solo il 14% dichiara di aver vissuto una relazione in cui il proprio valore personale è stato “completamente accolto, senza competizione né freni”.
E il dato più interessante è il crescente disallineamento tra il successo pubblico e la felicità privata. Una frattura culturale che pesa soprattutto nelle fasi centrali della vita, quando ci si aspetta che “una donna abbia già messo su famiglia”.
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Gli stereotipi che resistono
L’indipendenza femminile, nonostante le narrazioni moderne, resta un corpo estraneo in molti contesti relazionali. L’immaginario collettivo ha accettato la donna che lavora, ma fa fatica ad accogliere quella che non si scusa per il proprio successo.
Come sottolinea la psicoanalista Laura Pigozzi, autrice di Troppa famiglia fa male (ed. Nottetempo, 2023), “la donna che non cerca conferme, che non ha bisogno di approvazione, genera spaesamento: rompe la dinamica rassicurante della dipendenza”.
Lo stesso vale per l’aspetto emotivo. Le donne forti sono spesso considerate “fredde” o “difficili”, solo perché hanno imparato a non mendicare affetto.
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Il paradosso dell’amore: desiderate, ma non scelte
La frase ricorrente è: “Sei meravigliosa, ma…”. C’è sempre un ma dopo il complimento. Troppo sicura, troppo impegnata, troppo centrata su di sé. Quasi che l’equilibrio femminile fosse una colpa.
Francesca, 42 anni, imprenditrice, lo racconta così: “Ogni volta che un uomo mi diceva che ero straordinaria, sentivo che era il preludio a un allontanamento. Come se la mia forza lo obbligasse a confrontarsi con la sua insicurezza”.
E in effetti, lo confermano gli studi: secondo il report Relazioni e potere femminile pubblicato dall’Università di Trento (febbraio 2025), gli uomini etero tra i 30 e i 50 anni dichiarano di “preferire, nel lungo periodo, donne meno assertive” per ragioni legate alla “gestione dell’equilibrio della coppia”. Il che significa, in parole semplici, che non sanno come convivere con una donna che non devono salvare.
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Il nodo culturale: la sindrome del cavaliere
L’educazione sentimentale maschile, ancora oggi, è spesso costruita su un modello cavalleresco: l’uomo protettore, risolutore, guida. Ma quando si trova davanti una donna che non cerca un salvatore, la sua identità entra in crisi. Non sa dove collocarsi. O peggio, si sente inutile.
Massimo Cerulo, sociologo e autore di L’uomo che non sceglie (il Mulino, 2024), spiega in un’intervista: “Molti uomini non hanno strumenti per vivere relazioni paritarie. Di fronte a una donna autonoma, anziché evolversi, spesso si ritraggono, rifugiandosi in modelli relazionali più rassicuranti”.
È un corto circuito culturale: l’autonomia femminile dovrebbe liberare entrambi, e invece fa scattare paure arcaiche, mai affrontate davvero.
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Anche tra donne: il tabù della sorellanza
La solitudine delle donne forti non riguarda solo gli uomini. Anche l’universo femminile fatica a volte ad accettare chi esce dalla cornice. Le donne che scelgono di non avere figli, di non sposarsi, di guidare aziende o movimenti, vengono spesso percepite come “estranee” alle dinamiche comuni. Oppure, paradossalmente, come “privilegiate”.
Nel report 2025 del Censis su Donne e Lavoro, emerge che il 37% delle lavoratrici ritiene che le colleghe “in posizioni apicali” siano “meno disponibili al confronto e più isolate”. E molte leader raccontano una sensazione diffusa di sospetto e distanza.
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Il coraggio di farsi scegliere (da sé)
Cosa fare, allora? Fingere fragilità per piacere di più? Abbassare la voce per non spaventare? Nascondere il proprio talento? No. La risposta non è nel ridurre la propria luce, ma nel ampliarne il raggio. E imparare a scegliere ambienti, relazioni e persone che non chiedano un prezzo per l’autenticità.
L’attrice Viola Davis, in un discorso virale al Women in the World Summit, ha detto:
“Smettiamo di chiedere il permesso. Non siamo nate per essere scelte. Siamo nate per scegliere”.
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Essere forti e amate è possibile
La nuova generazione — le trentenni e quarantenni di oggi — lo sta imparando a caro prezzo, ma lo sta facendo. Sta creando reti, collettivi, nuove narrazioni. E, lentamente, anche gli uomini stanno cambiando. Sempre più spesso, la forza femminile non viene vista come minaccia, ma come alleata.
Non è un’utopia, è un processo. Ma parte dalle parole, dai corpi, dalle scelte quotidiane.
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Non è un problema loro, è un’opportunità per tutti
Le donne forti non devono smettere di esserlo. La società deve solo imparare ad accoglierle, riconoscerle e amarle, senza paure e senza retropensieri. Perché una donna forte non toglie nulla a nessuno: eleva chi le sta accanto. Se ne abbiamo paura, forse è il momento di chiederci perché. E iniziare a crescere davvero.

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