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Il Terzo polo bancario prende forma con MPS-Banco BPM

- di: Bruno Coletta
 
Il Terzo polo bancario prende forma con MPS-Banco BPM
Un’alleanza che potrebbe riscrivere il sistema bancario italiano, tra ambizioni industriali, giochi azionari e pressioni politiche.

Alla fine del 2025, il progetto di un Terzo polo bancario in Italia sta passando dal piano delle ipotesi alla concretezza. Il possibile matrimonio tra Monte dei Paschi di Siena e Banco BPM è sempre più al centro dei ragionamenti politici e di mercato, considerato dal governo come la via più efficace per creare un soggetto capace di competere con i grandi gruppi nazionali.

Perché il governo punta su MPS-BPM

La convergenza tra Siena e Milano rappresenterebbe un doppio risultato: permetterebbe al Tesoro di ridurre ulteriormente la propria quota in MPS e, allo stesso tempo, darebbe vita a un gruppo con forte radicamento territoriale e una dimensione tale da sfidare i colossi del credito. MPS, dopo anni complessi, si trova ora in una fase di rilancio strutturale e vede nella potenziale fusione una strada di consolidamento naturale.

Banco BPM: solido, ma sotto osservazione

Banco BPM appare oggi come il perno attorno al quale si gioca la partita. La banca guidata da Giuseppe Castagna mostra indicatori di solidità finanziaria e risultati economici crescenti. I profitti hanno superato i livelli record del 2024, e il trend del 2025 conferma la traiettoria positiva. Questa forza, però, la rende anche un bersaglio potenziale per nuove scalate.

Le mire di grandi player stranieri non sono una novità: la presenza francese è radicata e continua a mostrare interesse anche per asset strategici come il risparmio gestito. Anche altri gruppi, italiani e non, osservano con attenzione ogni possibile movimento del cda.

La partita della governance e il nodo Anima

Uno dei fattori più rilevanti riguarda il ruolo della società di gestione del risparmio Anima, partecipata da Banco BPM. La sua eventuale cessione o il cambio di assetto potrebbero modificare profondamente gli equilibri interni, rendendo il percorso verso un Terzo polo più semplice o molto più complicato a seconda degli sviluppi.

Il progetto che vede insieme MPS, Mediobanca e Banco BPM delineerebbe un nuovo grande soggetto da circa 50 miliardi di capitalizzazione aggregata: un attore in grado di integrare credito, servizi finanziari, risparmio gestito e un’ampia distribuzione territoriale. Tuttavia, la governance di un simile conglomerato resta una variabile delicata, con più anime, investitori e orientamenti strategici da conciliare.

Il ruolo del governo e i rischi europei

Il governo sembra orientato a sostenere un’aggregazione tutta domestica, convinto che un grande player nazionale offra maggiore stabilità al sistema. Ma questa strategia non è esente da criticità: in Europa ogni mossa dovrà essere compatibile con le regole sulla concorrenza e con la tutela del mercato unico.

Inoltre, l’uso o l’ipotesi di strumenti come il golden power — già invocati in passato per proteggere gli istituti considerati strategici — potrebbe entrare in conflitto con le normative Ue e scatenare nuove tensioni regolamentari.

Opportunità e ombre del nuovo polo bancario

Se l’operazione dovesse andare in porto, l’Italia si ritroverebbe con una banca con dimensioni più europee, capace di generare sinergie e di competere per massa critica, tecnologia e sviluppo dei servizi. Le opportunità sono molte: dalla maggiore capacità di investimento alla possibilità di razionalizzare strutture e ridurre sovrapposizioni operative.

Restano però anche ombre significative: la complessità dell’operazione, la pluralità di interessi in gioco, le differenze profonde tra i modelli operativi dei tre istituti coinvolti. E soprattutto la domanda chiave: riuscirà il nuovo polo a mantenere equilibrio, governance coerente e una visione strategica unitaria?

Una cosa è certa: il 2026 si preannuncia come un anno decisivo. Il Terzo polo non è più un’idea astratta: è la partita che può ridefinire gli equilibri del credito italiano per il prossimo decennio.

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