(Foto: il premier canadese Mark Carney).
Trump ricatta il Canada: i dazi come strumento della sua politica estera
In una mossa che fa discutere, il presidente Donald Trump ha legato la volontà del Canada di riconoscere lo Stato palestinese – annunciata dal premier Mark Carney – al destino delle trattative commerciali con gli Stati Uniti. Ha dichiarato su Truth Social che una simile decisione renderà “molto difficile” siglare un accordo di libero scambio con Ottawa.
Il riconoscimento condizionato della Palestina
Il premier canadese Mark Carney ha comunicato ufficialmente che il Canada intende riconoscere la Palestina durante l’80ª Assemblea generale dell’ONU a settembre 2025, a patto che le Autorità palestinesi attuino riforme, tengano elezioni nel 2026 senza Hamas e garantiscano la smilitarizzazione dello Stato riconosciuto. La mossa segue simili annunci di Francia e Regno Unito.
Dazi al 35%: ordine esecutivo immediato
Già il 31 luglio Trump ha firmato un ordine esecutivo che innalza i dazi sulle importazioni canadesi dal 25 % al 35 %, in vigore dal 1° agosto, con una tassa del 40 % per le merci transitate tramite altri Paesi per evitare le tariffe. Trattandosi di merci non incluse nell’accordo USMCA, si tratta di una mossa punitiva diretta.
Strategia di pressione geopolitica
Trump non è nuovo a questo tipo di tattica: ha già collegato i dazi a scelte estere e personali. I dossier più recenti riguardano Brasile, India e le stesse posizioni sul riconoscimento palestinese da parte di Francia e Regno Unito – da cui però aveva finora mantenuto una posizione più tiepida.
Reazioni e scenari futuri
Dal canto suo, Carney replica che il suo approccio è volto a salvaguardare la soluzione a due Stati e mettere pressione su Israele per porre fine al deterioramento della situazione umanitaria a Gaza. In Canada monta il risentimento verso quella che molti vedono come “burocrazia da tariffa” americana: l’opposizione politica chiede di difendere la sovranità nazionale contro il “tariff bullying”.
Dazi come arma politica
L’ultimo capitolo mette in luce come Trump continui a utilizzare i dazi non solo come strumento economico, ma come leva diplomatica e politica: il Canada viene punito non per barriere commerciali, bensì per aver preso posizione sulla Palestina.
Conflitto tra democrazia e intimidazione
Carney ha tentato di dimostrare che il riconoscimento è un gesto coerente con valori democratici e con la spinta internazionale per una pace duratura. Trump invece sfrutta il potere esecutivo per trasformare una mossa diplomatica in una miccia commerciale.
Un precedente per gli alleati?
Con UK e Francia che hanno annunciato mosse simili, il caso canadese potrebbe costituire un precedente pericoloso: altri Paesi alleati entreranno nel mirino Trump se seguiranno questa linea politica. E come ha dimostrato il caso brasiliano – dazi legati all’indagine su Bolsonaro – nessuna decisione estera è immune alle ripercussioni commerciali.
Il quadro
- Data: 31 luglio 2025 — annuncio di Carney sulla Palestina
- Risposta di Trump: dichiarazione su Truth Social e minaccia di rendere impossibile un accordo commerciale
- Provvedimento concreto: incremento dei dazi su merci canadesi al 35 % da 1° agosto, con tassa anti-transito del 40 %
Qui assistiamo a una rivisitazione di vecchie tattiche: ogni scelta politica viene trasformata in terreno di scontro commerciale.