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L’Editoriale / Trump e l’abbraccio agli oligarchi russi. Verso la trasformazione oligarchica degli USA

- di: Giuseppe Castellini, Direttore Editoriale Italia Informa
 
L’Editoriale / Trump e l’abbraccio agli oligarchi russi. Verso la trasformazione oligarchica degli USA
Le recenti azioni del presidente Donald Trump evidenziano una preoccupante inclinazione verso l’oligarchia, minando i principi fondamentali della democrazia americana. La sua decisione di revocare le sanzioni alla Russia e di introdurre “gold card” da cinque milioni di dollari per attrarre investitori stranieri, a cominciare dagli oligarchi russi, rappresenta un chiaro segnale di questa tendenza. Trump ha dichiarato: “I ricchi arriveranno in questo Paese comprando questa carta. Saranno ricchi, avranno successo, spenderanno molti soldi, pagheranno molte tasse e daranno lavoro a molte persone”.

Nomine controverse e concentrazione del potere
L’amministrazione Trump ha effettuato nomine che rafforzano l’influenza di figure estremiste e fedeli al presidente in posizioni chiave. Questa strategia sembra mirare a indebolire le istituzioni autonome dello Stato, come il sistema giudiziario e l’apparato burocratico-militare, consolidando il potere nelle mani di pochi. Tale approccio solleva preoccupazioni riguardo alla possibile transizione verso un sistema oligarchico, in cui il potere è concentrato in un’élite ristretta.

Influenza sui media e controllo dell’informazione

Un elemento cruciale di questa trasformazione è il crescente controllo dell’informazione da parte di potenti figure legate all’amministrazione. Elon Musk, ad esempio, ha acquisito Twitter, trasformandolo in una piattaforma estremista. Mark Zuckerberg di Meta ha allentato le restrizioni sui discorsi di odio su Facebook, mentre Jeff Bezos ha orientato il Washington Post verso posizioni più allineate agli interessi repubblicani. Queste mosse hanno ridotto la diversità delle opinioni nei media mainstream, favorendo una narrazione unilaterale che sostiene l’agenda dell’amministrazione. Questa concentrazione del controllo mediatico nelle mani di pochi individui solleva interrogativi sulla salute della democrazia e sulla libertà di espressione negli Stati Uniti.

Progetti neoconservatori e trasformazione dello Stato
Questa evoluzione non è casuale, ma il risultato di progetti neoconservatori pianificati da anni. “Project 2025”, ad esempio, è un’iniziativa lanciata nel 2022 dalla Heritage Foundation, un think tank conservatore, con l’obiettivo di ridefinire i ruoli istituzionali del governo federale americano. Questo progetto mira a portare l’intero ramo esecutivo sotto il diretto controllo del presidente, limitando l’autonomia delle agenzie federali e rafforzando il potere esecutivo. Tali iniziative rappresentano un tentativo deliberato di smantellare le strutture democratiche esistenti, sostituendole con un sistema più centralizzato e autoritario.
Dietro Trump c’è la convinzione neocon che questo stadio del capitalismo, caratterizzato dalla crescente concentrazione della ricchezza, possa essere gestito solo con una corrispondente concentrazione oligarchica del potere, svuotando la democrazia liberale dal suo interno e lasciandola solo come puro orpello formale. Un pensiero, quello neocon, a lungo coltivato per sferrare il colpo quando le condizioni fossero mature per tradurlo in pratica.

L’intelligenza artificiale come nuova frontiera del dominio
L’ultimo tassello di questa strategia è l’intelligenza artificiale. In un recente post sulla sua piattaforma Truth Social, Trump ha dichiarato: “La nostra incredibile economia e l’indomabile spirito americano hanno creato le più grandi aziende tecnologiche del mondo. La capitalizzazione di mercato di una delle nostre aziende supera quella di interi paesi europei. Questo deve essere un monito per chi vuole partecipare alla rivoluzione dell’intelligenza artificiale: stare con l’America o essere lasciati indietro”.
Il messaggio è chiaro: il futuro sarà dominato dalle élite tecnologiche, e chi vorrà farne parte dovrà allinearsi al nuovo ordine. Le implicazioni di questo paradigma sono enormi: un’economia digitale governata da pochi, uno Stato che perde progressivamente il controllo sui processi decisionali chiave, una democrazia sempre più debole di fronte alla concentrazione del potere economico e tecnologico.

L’Unione europea vista come nemico
È chiaro, in questo quadro, perché Trump percepisca l’Europa come nemico e tenti di sabotarla da un lato scegliendo alcuni governi e Paesi, tra cui l’Italia, su cui fare leva, dall’altra sfruttando - in primis con Musk – le piattaforme sociali per favorire l’estremismo e corrodere dall’interno le democrazie liberali spingendole verso un sistema oligarchico. In questo senso, i fondamenti dell’Unione europea, i suoi valori, sono per il progetto oligarchico neocon come la peste e vanno quindi colpiti, derisi, umiliati. Se le democrazie europea non sapranno reagire anche in modo duro, isolando e colpendo con decisione queste tendenze, è a rischio non solo l’Unione europea, ma lo stesso modello di democrazia e libertà che conosciamo e che, a questo punto, non dobbiamo dare più per scontato. Ed è per questo che a Trump piacciono certi leader europei e certi partiti europei e molto meno, ad esempio, uno come Mario Draghi, l’unico da avere messo sul piatto un programma concreto per il rilancio dell’Unione. L’Unione europea e i suoi cittadini debbono diventare consapevoli che si è aperta una battaglia per la propria sopravvivenza e che, come dicono i francesi, in questi casi vale il principio “À la guerre comme à la guerre”.

In sintesi, questa attrazione fatale di Trump per le oligarchie non è solo un’inclinazione personale, ma il cuore di un progetto politico che mira a ridisegnare l’America e il mondo. Il rischio è che, sotto il peso di questa trasformazione, la democrazia liberale diventi solo un ricordo del passato.

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