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Trump e il ricatto ai dipendenti: via diritti, più controllo

- di: Bruno Legni
 
Trump e il ricatto ai dipendenti: via diritti, più controllo
Trump e il ricatto ai dipendenti: via diritti, più controllo
Trump vuole abolire la contrattazione collettiva per rendere i dipendenti governativi più dipendenti da lui.
 
(Il presidente Usa Donald Trump e il suo vice Vance)

Il ricatto del potere sugli impiegati federali

Donald Trump, nella sua seconda presidenza, ha mosso un attacco senza precedenti ai diritti dei dipendenti federali: con un ordine esecutivo ha abrogato il diritto alla contrattazione collettiva per quasi un milione di lavoratori impiegati in ministeri come Giustizia, Difesa, Salute, Tesoro, Stato e altri.

L'ordine afferma che tale misura è giustificata da motivi di sicurezza nazionale, ma i sindacati – in particolare l’American Federation of Government Employees (AFGE) – accusano l’amministrazione Trump di voler colpire chi ha osato sfidarla legalmente.

Battaglia in tribunale: vittorie e resistenze

Corte d’appello del nono circuito: via libera all’esecuzione

L’1 agosto 2025 una corte d’appello federale ha autorizzato l’esecuzione dell’ordine, sollevando il blocco preliminare imposto da un giudice distrettuale. La sentenza autorizza Trump a mettere in atto l’abolizione delle tutele sindacali, al momento in modo discrezionale.

Corte del Texas: bocciata la causa proforma

Pochi giorni prima, un giudice federale del Texas ha respinto il tentativo dell’amministrazione di invalidare contratti collettivi firmati post-Biden, ritenendo la causa immotivata perché mancava la legittimità giuridica necessaria.

Protezione temporanea per i TSA

La questione del TSA (Transportation Security Administration) ha visto un ulteriore sviluppo: il 2 giugno 2025 una giudice distrettuale ha emesso un'ingiunzione preliminare contro la cancellazione del contratto collettivo dei dipendenti TSA, definendo l’azione “arbitraria e capricciosa” e probabilmente ritorsiva.

Perché così tante cause? Obiettivo: controllo totale

L’intento non appare meramente riformista: togliere la rappresentanza sindacale ai lavoratori pubblici significa renderli più ricattabili, dipendenti e facilmente sacrificabili in caso di dissenso. L’ordine sfrutta una clausola della Civil Service Reform Act del 1978, fino ad oggi poco usata, che permette di escludere dalla contrattazione chi opera in ambito strategie nazionali o sicurezza, una definizione estesa a decine di agenzie.

La misura era già scattata per il TSA a marzo 2025, e secondo le stime ha eliminato la contrattazione per oltre l’80% dei lavoratori rappresentati da sindacati federali, circa 950.000 uomini e donne.

Le reazioni: sindacati in rivolta, legali in allarme

AFGE ha definito la sentenza un duro colpo alla libertà di espressione: “un atto di ritorsione contro chi ha osato opporsi legalmente”. Il presidente del sindacato, Everett Kelley, ha promesso battaglia nelle aule di giustizia e nella pubblica opinione.

Esperti del lavoro parlano del più grande attacco ai diritti dei sindacati nel governo americano: Joseph McCartin della Georgetown University definisce il provvedimento “il più grande caso di smantellamento sindacale della storia moderna”.

Anche associazioni e altri sindacati federali (NTEU, AFSCME) hanno presentato ricorsi presso la D.C. courts, accusando Trump di aver superato i limiti legali previsti per le sue imprese esecutive.

Il gusto amarognolo di una democrazia contrattata

La scelta di togliere la contrattazione collettiva va ben oltre una mera riforma amministrativa: è un ricatto politico, un modo per indebolire strutturalmente la voce dei lavoratori pubblici e rafforzare il potere esecutivo.

La logica è chiara: senza sindacati, i lavoratori federali restano isolati, senza tutela. Ciò apre la porta a decisioni unilaterali, licenziamenti rapidi e mobilitazioni interne quasi impossibili.

La strategia richiama il passato: come già con i casi legati al licenziamento del membro NLRB Gwynne Wilcox o con la reintroduzione controversa del cosiddetto Schedule Policy/Career (ex‑Schedule F), l’idea è quella di trasformare i dipendenti pubblici da custodi neutrali dello Stato in componenti politiche facilmente rimuovibili.

Gestire il dissenso interno, logica tipica degli autoritarismi

Il peso di questa vicenda è enorme: non si tratta solo di diritto sindacale, ma del modo in cui un governo sceglie di gestire il dissenso interno. Le corti mostrano sensibilità diverse – da sospendere ipotesi di ritorsione a legittimare l’ordine –, ma i sindacati restano in allarme e pronti al confronto legale.

Trump punta forte: privando i dipendenti federali delle tutele, costruisce un esercito silente di funzionari dipendenti, non da leggi o procedure, ma dalla sua capacità di arginarli. È un disegno autoritario mascherato da riforma.

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