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Trump scarica Zelensky: "Colpa sua". La frase che riscrive la storia della guerra

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump scarica Zelensky: 'Colpa sua'. La frase che riscrive la storia della guerra

La storia non si fa con i "se", ma si riscrive con una frase. Donald Trump, nel suo stile brutale e imprevedibile, ha liquidato Volodymyr Zelensky con una battuta destinata a rimanere negli annali della diplomazia mondiale: "Colpa sua. Non avrebbe dovuto iniziare la guerra."

Trump scarica Zelensky: "Colpa sua". La frase che riscrive la storia della guerra

Poche parole, pesanti come macigni, che ribaltano il senso stesso del conflitto in Ucraina, dando una chiave di lettura radicalmente diversa da quella sostenuta dall’Occidente negli ultimi tre anni. Non è più la Russia l’aggressore, non è più Putin il responsabile della devastazione di un Paese: ora è l’Ucraina la colpevole, per il solo fatto di aver resistito.

L’episodio è emerso dopo il malcontento di Zelensky per la sua esclusione dai colloqui di pace di Riad, dove si sta discutendo del futuro della guerra senza che l’Ucraina sia presente al tavolo. Un segnale chiaro: Kiev non è più un interlocutore centrale nelle trattative. A Zelensky, che si aspettava una presa di posizione forte dagli alleati, è arrivata invece una gelida doccia fredda da parte di Trump.

Una frase che stravolge la realtà
Le parole dell’ex presidente americano sovvertono la narrazione che, dal 24 febbraio 2022, ha definito lo scenario bellico: la Russia di Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina, provocando una guerra devastante che ha raso al suolo intere città e costretto milioni di persone alla fuga. Ma nella logica trumpiana, Kiev avrebbe dovuto “evitare” il conflitto.

Cosa significa? Che la resistenza ucraina è stata un errore? Che Zelensky avrebbe dovuto accettare passivamente l’occupazione di parte del suo Paese? Che il diritto alla difesa è una colpa?

Se Trump parla in questi termini, non è un caso. Il suo obiettivo è chiaro: riscrivere la narrativa della guerra per giustificare una futura intesa con Mosca. E lo sta facendo con una brutalità politica che potrebbe avere ripercussioni enormi.

In primo luogo, perché delega la responsabilità della guerra alla vittima, sollevando di fatto la Russia da ogni colpa. In secondo luogo, perché invia un segnale pericoloso agli alleati dell’Ucraina, in particolare agli europei: la strategia americana potrebbe cambiare rapidamente, e Kiev rischia di trovarsi senza il sostegno determinante di Washington.

Se queste sono le premesse, cosa accadrà se Trump tornerà alla Casa Bianca nel novembre 2024?

L'ombra di Riad e il futuro incerto di Kiev
La frase di Trump non è isolata: arriva nel momento in cui i grandi giochi diplomatici sulla guerra in Ucraina si stanno svolgendo senza l’Ucraina.

Il summit di Riad, sponsorizzato dall’Arabia Saudita, è una tappa chiave. Ufficialmente, la Russia non partecipa, ma la Cina sì, e Pechino sta assumendo un ruolo sempre più centrale nella costruzione di un possibile cessate il fuoco.

Il messaggio è evidente: gli Stati Uniti e gli altri attori globali stanno preparando la fine della guerra, e non necessariamente alle condizioni di Zelensky. Anzi, l’esclusione del presidente ucraino dalle trattative è un segnale fortissimo: chi decide davvero le sorti del conflitto non è a Kiev, ma a Washington, Pechino, Mosca e Riad.

E la posizione di Trump, se dovesse tornare al potere, appare già delineata: l’Ucraina ha sbagliato a resistere, meglio trovare un compromesso con la Russia, anche a costo di sacrificare pezzi di territorio.

A Washington, questa linea sta già trovando sponde. Il Congresso, a maggioranza repubblicana, sta rallentando l’invio di aiuti militari a Kiev. Le armi americane sono sempre di meno, mentre quelle russe arrivano sempre di più, anche grazie all’Iran e alla Corea del Nord.

L’Europa, nel frattempo, si trova a gestire il suo peggiore incubo: una guerra lunga, senza sbocchi, con un alleato americano che potrebbe disimpegnarsi da un momento all’altro.

Il messaggio a Mosca: il vento sta cambiando
A Mosca, la frase di Trump è stata accolta con un sorriso compiaciuto. Per Putin, che punta su un Occidente diviso e incerto, questa è la conferma che il tempo gioca a suo favore. Se gli Stati Uniti allentano la pressione, se l’Europa non riesce a mantenere lo sforzo bellico, allora la Russia può attendere e vincere sul logoramento.

Non sarebbe la prima volta. La storia insegna che la Russia sa combattere guerre di logoramento e aspettare il cedimento degli avversari. Così è accaduto con Napoleone nel 1812, con Hitler nel 1941. Così potrebbe accadere con l’Ucraina nel 2025.

Se Trump, nel suo secondo mandato, decidesse di tagliare gli aiuti a Kiev e spingere per un accordo con Putin, il destino dell’Ucraina sarebbe segnato.

E qui sta il vero punto della questione: non è solo una frase. È una dichiarazione politica che preannuncia un possibile cambio di rotta della più grande potenza militare del mondo.

Un futuro incerto, un passato che si riscrive
Mentre Zelensky continua a chiedere supporto, mentre le truppe ucraine combattono sul fronte, a Washington il vento cambia.

Trump sta preparando il terreno per un nuovo ordine mondiale, dove la vittima diventa colpevole, dove la resistenza è vista come un errore, dove il vincitore non è necessariamente chi ha ragione, ma chi ha più pazienza.

Una lezione che l’Ucraina sta imparando nel modo più duro.

Ma la storia non si dimentica facilmente. E il passato, a volte, torna a presentare il conto.

"La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi."
— Carl von Clausewitz.

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