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Turismo, boom affitti brevi: +38% in tre anni, 66 miliardi di Pil nel 2024

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Turismo, boom affitti brevi: +38% in tre anni, 66 miliardi di Pil nel 2024

Il mercato degli affitti brevi in Italia continua a correre. Tra il 2021 e il 2024 le prenotazioni sono aumentate del 38%, trasformando un fenomeno nato come sperimentazione peer-to-peer in un comparto ormai strutturato e centrale per il turismo nazionale. Secondo lo studio di ReportAziende.it, oggi il settore garantisce oltre 180 milioni di presenze l’anno, generando nel 2023 un valore diretto stimato in 11 miliardi di euro. L’impatto sul Pil è ancora più significativo: 57 miliardi nel 2023, saliti a 66 miliardi nel 2024, con un contributo stimato pari a quasi il 3% della ricchezza nazionale.

Turismo, boom affitti brevi: +38% in tre anni, 66 miliardi di Pil nel 2024

I dati della stagione 2024 hanno consolidato il trend positivo. A giugno e luglio le prenotazioni hanno segnato un +17% rispetto al 2023, ad agosto l’aumento ha toccato il 22%. Un risultato che rafforza il posizionamento dell’Italia tra i mercati leader in Europa, accanto a Francia e Spagna, e che conferma l’appeal crescente di questa forma di ospitalità, capace di intercettare sia i viaggiatori stranieri in cerca di esperienze personalizzate sia gli italiani alla ricerca di soluzioni flessibili e spesso più accessibili rispetto alle strutture alberghiere tradizionali.

Un tessuto imprenditoriale diffuso
Il boom ha generato un ecosistema articolato. Le società di gestione professionale, in gran parte micro e piccole imprese con meno di dieci dipendenti, sono cresciute in modo esponenziale. Offrono oggi servizi che spaziano dalla gestione immobiliare al revenue management, dall’accoglienza alla manutenzione, coprendo attività che vanno ben oltre la semplice messa a disposizione di un appartamento. Dal 2019 è aumentato anche il numero di partite Iva legate a questo comparto, segnale di un mercato che ha attratto nuove figure professionali. Giovani con competenze digitali hanno trovato spazi di lavoro nel marketing online, nella gestione dei canali di prenotazione e nelle attività di customer care.

Opportunità occupazionali e indotto
Il valore economico degli affitti brevi non si misura solo in termini di presenze o Pil, ma anche in termini occupazionali e di indotto. Ogni prenotazione genera spese su ristorazione, trasporti, cultura e servizi locali. Secondo lo studio, il comparto ha contribuito a rafforzare filiere collegate come pulizie, lavanderie, manutenzione tecnica e start-up tecnologiche per la gestione delle locazioni. Per molte città d’arte, soprattutto Firenze, Venezia e Roma, il mercato degli affitti brevi è diventato un motore parallelo al turismo alberghiero.

Le sfide regolatorie
La crescita del comparto, tuttavia, pone questioni delicate. Da un lato la concorrenza con gli alberghi, che denunciano una disparità di trattamento fiscale e normativo. Dall’altro, gli effetti sul mercato immobiliare: in molte città gli affitti brevi sottraggono appartamenti alle locazioni di lungo periodo, contribuendo ad aumentare i canoni per residenti e studenti. È su questi nodi che si concentrerà il dibattito politico ed economico nei prossimi mesi. Il governo ha già aperto un tavolo tecnico per valutare possibili interventi, che potrebbero includere nuove regole fiscali, limiti al numero di notti affittabili o vincoli specifici per i centri storici ad alta densità turistica.

Italia tra opportunità e rischi
Il boom degli affitti brevi ha reso l’Italia un laboratorio per la trasformazione del turismo. Da fenomeno peer-to-peer a comparto strutturato, il passo è stato breve ma significativo. La sfida per il futuro sarà duplice: da un lato sostenere l’imprenditorialità diffusa e la capacità di attrazione turistica, dall’altro contenere le distorsioni che rischiano di pesare sul tessuto sociale ed economico delle città. La bilancia tra crescita economica e sostenibilità sociale sarà il vero banco di prova per un settore che, nel solo 2024, ha contribuito a 66 miliardi di Pil e che si candida a restare uno dei pilastri dell’economia italiana nei prossimi anni.

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