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Ucraina, Meloni dopo il colloquio con Trump: “Verso nuovi negoziati, ma Mosca resta ferma”

- di: Redazione
 
Ucraina, Meloni dopo il colloquio con Trump: “Verso nuovi negoziati, ma Mosca resta ferma”

Nella giornata di ieri la premier Giorgia Meloni ha confermato di aver avuto un colloquio diretto con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sul dossier ucraino. Al termine dell’incontro con il primo ministro danese Mette Frederiksen, a Palazzo Chigi, Meloni ha annunciato che si sta lavorando a un nuovo turno di negoziati per fermare la guerra, sottolineando però come “finora dalla Russia non sia arrivato alcun passo concreto”. Parole che tracciano i contorni di una strategia diplomatica ambiziosa, ma ancora priva di segnali tangibili da parte del Cremlino.

Ucraina, Meloni dopo il colloquio con Trump: “Verso nuovi negoziati, ma Mosca resta ferma”

“Abbiamo ribadito il nostro impegno comune per una pace giusta e duratura. La disponibilità del Vaticano è molto preziosa”, ha dichiarato la presidente del Consiglio durante la conferenza stampa congiunta. Il riferimento è alla proposta, rilanciata nelle ultime settimane, di ospitare in Vaticano un round negoziale tra Mosca e Kiev nel mese di giugno. Ma il Cremlino ha immediatamente smentito le indiscrezioni apparse sul Wall Street Journal, negando l’esistenza di un accordo formale sui colloqui: “Non abbiamo ricevuto alcuna proposta concreta”, ha fatto sapere un portavoce di Putin.

Pressione crescente in vista del G7
A preoccupare le cancellerie occidentali è il rischio di una nuova escalation militare sul fronte orientale. Il G7, che si riunirà a breve sotto presidenza italiana, intende “aumentare la pressione sulla Russia” in caso di mancato cessate il fuoco. Una posizione condivisa da Bruxelles e da Washington, dove si valuta l’opportunità di nuove sanzioni mirate, anche nel settore tecnologico e dell’energia. “Siamo costantemente in contatto con i leader europei e statunitensi”, ha precisato Meloni, sottolineando l’importanza della “compattezza” occidentale in una fase tanto delicata.

Il silenzio di Mosca e la strategia del Cremlino
La smentita arrivata da Mosca rappresenta una chiusura netta rispetto alle voci di una mediazione vaticana. Il Cremlino continua a rifiutare ogni proposta che implichi una ritirata dai territori occupati, chiedendo invece garanzie sul riconoscimento delle annessioni e sulla neutralità dell’Ucraina. Una posizione che rende difficile ogni apertura, almeno nell’immediato. Il portavoce Dmitri Peskov ha ribadito che “non ci sono i presupposti per colloqui diretti con Kiev”. Allo stesso tempo, la diplomazia russa continua a mantenere rapporti attivi con Pechino, Ankara e alcuni Paesi africani, nel tentativo di costruire una rete di sostegno geopolitico alternativa all’Occidente.

Trump-Meloni, l’asse si rafforza
Il colloquio diretto tra Meloni e Trump rafforza il canale bilaterale tra Italia e Stati Uniti nella gestione della crisi. Non è la prima volta che la premier italiana si spende in prima persona per una soluzione diplomatica, ma l’appoggio del presidente americano sembra rappresentare un’accelerazione significativa. Fonti di Palazzo Chigi parlano di “intesa piena” sulla necessità di evitare un’escalation irreversibile e di coinvolgere tutti i soggetti potenzialmente disponibili, dal Vaticano alla Turchia. Resta però da vedere se, oltre ai segnali politici, ci saranno anche atti concreti in grado di cambiare il quadro attuale.

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