Mosca riconosce la Santa Sede come interlocutore per la pace. Il ruolo del cardinale Zuppi nella diplomazia umanitaria e le prospettive di mediazione.
Mosca conferma il dialogo con il Vaticano
Mentre la guerra in Ucraina prosegue senza segnali immediati di tregua e mentre la Russia snobba l’Unione Europea, il Vaticano rappresenta un interlocutore privilegiato per Mosca sul fronte diplomatico e umanitario. La Russia ha ribadito la volontà di mantenere un canale di comunicazione aperto con la Santa Sede, riconoscendole un ruolo distinto rispetto alle posizioni assunte dall’Occidente.
Artyom Studennikov, direttore del primo Dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo, ha dichiarato all’agenzia Ria Novosti che il Cremlino è disponibile a un “dialogo costruttivo” con il Vaticano sulla questione ucraina.
“La Santa Sede ha seguito coerentemente una linea di giustizia ed equilibrio, facendo appello a una soluzione pacifica e dichiarando la sua disponibilità a contribuire in ogni modo possibile”, ha affermato Studennikov.
Secondo il diplomatico russo, il Vaticano si distingue dalle nazioni occidentali, accusate da Mosca di alimentare il conflitto attraverso il continuo invio di aiuti militari a Kiev. “L’approccio costruttivo della Santa Sede è in aperto contrasto con il fine dichiarato dall’Occidente collettivo di infliggere una sconfitta strategica alla Russia, l’infinito pompaggio di armi sempre più letali verso l’Ucraina e la prosecuzione del conflitto”, ha aggiunto Studennikov.
Il cardinale Zuppi e la diplomazia vaticana
Fin dai primi mesi della guerra, il Vaticano ha adottato una strategia diplomatica basata su un approccio di “equivicinanza”, che ha suscitato critiche ma ha anche permesso di mantenere il dialogo con entrambe le parti. Papa Francesco ha sempre ribadito la necessità di un negoziato per porre fine alla guerra, pur evitando di prendere posizioni apertamente schierate.
In questo contesto, un ruolo centrale è stato affidato al cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e inviato speciale del Pontefice per la pace. Zuppi ha effettuato due missioni a Mosca, nel giugno 2023 e nell’ottobre 2024, durante le quali ha incontrato esponenti del governo russo per affrontare questioni umanitarie e diplomatiche.
Il lavoro del cardinale ha portato a risultati concreti, come la cooperazione tra Russia e Vaticano per il rimpatrio dei minori ucraini deportati nei territori occupati e la facilitazione di scambi di prigionieri.
Il Cremlino ha riconosciuto l’efficacia dell’azione vaticana. “Le missioni del cardinale Zuppi hanno portato a risultati tangibili nella cooperazione russo-vaticana su aspetti umanitari”, ha affermato Studennikov, sottolineando il coinvolgimento del Vaticano nel ricongiungimento dei bambini evacuati dalle zone di guerra con le loro famiglie.
Scambi di prigionieri: l’intervento del Vaticano
Un altro settore in cui il Vaticano ha avuto un impatto diretto è stato quello degli scambi di prigionieri di guerra tra Russia e Ucraina.
Lo scorso 23 gennaio, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha sottolineato il ruolo della Santa Sede nel facilitare la liberazione di soldati russi feriti.
“Con la partecipazione personale attiva dell’inviato di pace papale, il cardinale Matteo Zuppi, 16 dei nostri militari feriti sono tornati in Russia nell’ambito di due recenti scambi di prigionieri di guerra russo-ucraini. Ciò è avvenuto il 30 dicembre 2024 e il 15 gennaio di quest’anno”, ha dichiarato Zakharova.
L’auspicio di Mosca è che questa cooperazione possa continuare. “Speriamo di proseguire questa collaborazione costruttiva e produttiva con il Vaticano sulle questioni umanitarie”, ha aggiunto la portavoce del ministero degli Esteri russo.
Il Vaticano come mediatore tra Mosca e Kiev?
Se da un lato il Vaticano ha ottenuto risultati concreti su temi umanitari, resta ancora incerta la possibilità di un suo coinvolgimento diretto in eventuali negoziati di pace tra Russia e Ucraina.
Papa Francesco ha più volte ribadito l’importanza del dialogo, ma il suo ruolo diplomatico è stato spesso criticato per un’eccessiva prudenza nei confronti della Russia. Il Pontefice ha condannato la guerra, ma ha evitato dichiarazioni esplicite che potessero essere interpretate come un sostegno incondizionato a Kiev, una posizione che ha suscitato reazioni contrastanti.
“L’Occidente ha scatenato una guerra ibrida contro la Russia e provocato un conflitto in Ucraina. In questo scenario spicca la posizione equilibrata e misurata del Vaticano, così come la posizione personale di papa Francesco che aspira a contribuire personalmente alla risoluzione di questo problema”, ha dichiarato Zakharova.
La posizione della Santa Sede tra prudenza e diplomazia
Se da un lato il Vaticano non ha il peso politico di altri attori internazionali, la sua influenza morale e la sua rete diplomatica gli consentono di mantenere un canale di comunicazione con entrambi i fronti.
Al momento, la Santa Sede continua a muoversi su due livelli: da una parte, sostiene iniziative umanitarie, come gli scambi di prigionieri e il rimpatrio dei minori ucraini; dall’altra, cerca di mantenere il dialogo aperto per un’eventuale mediazione, anche se il suo coinvolgimento nei negoziati rimane ancora ipotetico.
Il futuro del dialogo Vaticano-Russia
Nonostante la difficoltà di avviare negoziati di pace concreti, il Vaticano sembra destinato a giocare un ruolo nelle trattative future, almeno sul piano umanitario. La disponibilità di Mosca a mantenere un dialogo con la Santa Sede indica che la Chiesa cattolica rimane un interlocutore riconosciuto, anche in un contesto geopolitico dominato da tensioni crescenti.
I prossimi mesi saranno decisivi per capire se il Vaticano potrà passare da un ruolo di facilitatore umanitario a un ruolo più attivo nei colloqui diplomatici. Per il momento, il canale rimane aperto, e papa Francesco continua a promuovere la sua visione di pace attraverso la diplomazia della Chiesa.