Bruxelles propone una tariffa al 15%, ma l’inquilino della Casa Bianca odia l’Unione europea e potrebbe sabotare l’intesa all’ultimo minuto.
Un'intesa fragile sull’orlo del baratro
L’Unione europea e gli Stati Uniti sono sul punto di siglare un'intesa commerciale storica: un dazio uniforme del 15% sugli scambi bilaterali, ispirato al modello già sperimentato con il Giappone. Un patto che, sulla carta, promette di sgonfiare la guerra doganale scatenata da Donald Trump. Ma, come ormai è consuetudine nell’America trumpiana, il vero rischio è che il presidente stesso, a trattativa chiusa, decida di ribaltare il tavolo.
Secondo quanto riportato, Ursula von der Leyen ha in programma un faccia a faccia con Trump domenica 27 in Scozia, per blindare l'accordo. Ma in un’intervista, il tycoon ha avvertito: “L’intesa? Le possibilità sono 50-50, forse anche meno”. Come dire: nulla è garantito.
I punti dell’intesa
- Tariffa base al 15%: il cuore dell’accordo è l’introduzione di un dazio unico, valido per tutte le merci scambiate. Attualmente, le tariffe reciproche oscillano attorno al 4,8%, ma il nuovo schema servirebbe a dare chiarezza e stabilità.
- Settore auto: gli Usa ridurrebbero l’attuale dazio del 25% sulle vetture europee portandolo al 15%. Una mossa fondamentale per l’export tedesco e italiano.
- Metalli esclusi: acciaio e alluminio restano fuori dall’accordo. I dazi americani al 50% rimarranno. L’Ue ha già pronta una lista di controdazi da 93 miliardi di euro.
- Esenzioni strategiche: aerospazio, farmaci, robotica e macchinari hi-tech potrebbero ottenere esenzioni temporanee. Si profila un tacito patto tra Boeing e Airbus per proteggere le catene del valore.
- Salute pubblica al riparo: medicinali, vaccini e dispositivi medici dovrebbero restare esenti. Ma Trump ha già minacciato dazi sanitari “fino al 200%” se non otterrà “rispetto”.
- Contropartite Ue: Bruxelles sarebbe pronta ad accettare parte degli standard industriali americani. Tra le concessioni: apertura a software e criptovalute USA, più importazioni di GNL e armamenti.
Trump e l’Ue: un disprezzo ideologico
Nel valutare la tenuta dell’intesa, è impossibile ignorare un elemento strutturale: Donald Trump odia l’Unione europea. Non per ragioni economiche, ma ideologiche. L’ha definita più volte “un’unione costruita per fregare gli Stati Uniti”, “una delle peggiori invenzioni della burocrazia mondiale” e “un blocco autoritario che danneggia la sovranità nazionale”.
Non è solo retorica: sotto il suo primo mandato, Trump ha boicottato ogni coordinamento transatlantico, stracciato l’accordo sul clima, minacciato la Nato e insultato leader come Merkel e Macron. Il ritorno alla Casa Bianca ha riattivato quella linea: distruggere la cooperazione multilaterale per riaffermare una visione bilaterale di potenza.
Ogni tentativo dell’Ue di negoziare è, in realtà, un’operazione difensiva. Trump non vuole un accordo: vuole dimostrare che l’Ue non conta se gli Usa non le riconoscono legittimità. L’intesa commerciale è un campo di battaglia simbolico.
La diplomazia appesa a un tweet
Il rischio è noto: Trump potrebbe twittare un insulto all’Ue, bollare l’accordo come “frode tedesca” e far saltare tutto. L’ha già fatto: l’ultimo caso risale ad aprile, quando ha definito “inutile e dannoso” un memorandum su microchip e IA, a poche ore dalla firma.
Alcuni consiglieri, in particolare Peter Navarro, starebbero preparando un discorso per rilanciare il protezionismo duro con lo slogan: “No deal is better than bad deals”.
L’Ue: divisa e in trincea
Bruxelles è nervosa. Francia e Paesi Bassi spingono per contromisure immediate, mentre Germania e Italia chiedono di guadagnare tempo. L’industria automobilistica è in trincea: Volkswagen, BMW, Stellantis e Renault vedono nei dazi un rischio esistenziale.
Il Parlamento europeo ha dato il via libera all’accordo “solo se garantisce reciprocità e tutela delle filiere strategiche”. Ma molti eurodeputati, anche del PPE, dubitano che l’accordo sopravviverà alla prossima esternazione del presidente Usa.
Un momento storico
L’accordo Usa-Ue sui dazi al 15% potrebbe segnare un momento storico. Ma è una costruzione poggiata su sabbie mobili: Trump non crede nell’Ue, non la rispetta e non la vuole come partner.
Ogni stretta di mano potrebbe essere seguita da uno schiaffo mediatico. Nel migliore dei casi, si arriverà a una tregua temporanea. Nel peggiore, si aprirà una nuova guerra commerciale, con effetti devastanti su automobili, metalli, farmaci e fiducia reciproca.
La storia recente insegna che con Trump, le regole si scrivono solo per essere stracciate.