La Costituzione assicura diritti fondamentali, l’economia del Massachusetts tira un sospiro ma la battaglia continua.
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Un giudice federale statunitense, Allison D. Burroughs del distretto del Massachusetts, ha emesso il 24 giugno 2025 un’ingiunzione preliminare che blocca la proclamazione del 4 giugno firmata da Donald Trump, la quale avrebbe escluso gli studenti internazionali da Harvard per sei mesi.
Libertà costituzionali protette, retata respinta
Nel suo dettagliato provvedimento, la giudice Burroughs osserva che l’ordinanza presidenziale costituisce una ritorsione politica e “priva di una base legittima”, volta a reprimere il libero pensiero e la libertà di espressione. Secondo Burroughs, la misura non è altro che un modo per punire Harvard per il suo orientamento politico e la sua indipendenza accademica.
Contesto: congelamento finanziamenti e rilancio nazionale
La controversia nasce da mesi di contrasti: Trump ha congelato ben oltre 2–3 miliardi di dollari in fondi federali destinati a Harvard, minacciato di revocare lo status di esenzione fiscale e ordinato controlli dettagliati sui visti studenteschi, attribuendo all’università presunti legami con governi stranieri e un aumento della “criminalità” sul campus
Dal canto suo, Harvard ha risposto citando in giudizio l’amministrazione, sostenendo di rappresentare un fulcro dell’istruzione internazionale - circa 6.800 studenti stranieri, il 27% del corpo studentesco - e di essere nel mirino per motivi ideologici, non per reali problemi di sicurezza .
Il punto economico: rischio per il Massachusetts e non solo
Secondo un’inchiesta di Politico, solo le tasse universitarie degli studenti internazionali hanno generato circa 383,6 milioni di dollari nello scorso anno accademico per lo stato, e la loro assenza potrebbe riversare una perdita imponente nell’economia di Boston e dintorni. Non solo Harvard, persino istituti come MIT e UMass Amherst hanno subìto contraccolpi simili, con sovvenzioni tagliate e minacce operative.
Le reazioni ufficiali
• Politico riporta che Trump ha definito “storiche” le trattative in corso con Harvard, anzi “very possible that a Deal will be announced” nei giorni successivi.
• Dal fronte opposto Kristi Noem, Segretaria per la Sicurezza Interna, difende la proclamazione come risposta a “non compliance” e “minacce alla sicurezza”, sostenendo che Harvard abbia omesso informazioni cruciali su studenti stranieri sospetti.
Oltre la sentenza: scenari e squadre in campo
L’ingiunzione non è definitiva: si attende il proseguimento del processo, con i legali di Harvard convinti che la giudice Burroughs confermerà la decisione. Le prossime udienze sono previste post-luglio, e la posta in gioco è alta: definire se un presidente possa legittimamente usare visti e fondi pubblici per punire dissensi ideologici.
Sguardo futuro
Alla luce dei dati S&P Global del 23 giugno, Harvard è solida: rating AAA e riserve obbligazionarie per oltre 8 miliardi consentono di reggere l’urto politico per ora, a differenza di college più piccoli che già mostrano segnali di fragilità.
Ma sul piano simbolico, l’esito del contenzioso — e un eventuale accordo politico — saranno determinanti per capire se gli atenei USA manterranno autonomia assoluta o se l’era del "dissenso punito" pesta più duro della Costituzione.
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L’arte della Guerra legale incontra la Costituzione: se Harvard vince, l’autonomia accademica e la mobilità internazionale restano celebri baluardi USA. Se l’amministrazione Trump troverà un compromesso, l’impatto politico potrebbe ridefinire le regole del gioco tra potere esecutivo e università. E nel frattempo, studenti internazionali — futuro dell’università americana — restano, per ora, al loro posto.