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Raffaele De Bettin, crescita solida e visione lunga: "DBA guarda al 2030"

- di: Redazione
 
Raffaele De Bettin, crescita solida e visione lunga: 'DBA guarda al 2030'

DBA Group chiude il primo semestre 2025 con ricavi in aumento a 57 milioni di euro e un utile netto di 1,9 milioni. Una crescita trainata dalle recenti acquisizioni e dal consolidamento internazionale, con focus su Spagna e Balcani. Raffaele De Bettin, CEO del Gruppo, illustra i risultati e le strategie: governance stabile, cash flow in miglioramento, capitale umano al centro e una visione di lungo periodo. Nella conversazione affronta anche il ruolo del PNRR, della digitalizzazione e delle prospettive di mercato in un settore sempre più orientato all’integrazione tecnologica. La visione di DBA si fonda sull’idea che innovazione e competenze restino il vero fattore competitivo per affrontare le sfide dei prossimi anni.

Raffaele De Bettin, crescita solida e visione lunga: "DBA guarda al 2030"

Ingegner De Bettin, la semestrale 2025 segna un utile di gruppo di 1,9 milioni e ricavi pari a 57 milioni, rispetto ai 53 del 2024. Qual è il motore principale di questa crescita in un contesto macro ancora complesso?
Il primo semestre è andato molto bene, in linea con le aspettative di budget. L’incremento delle voci di bilancio deriva soprattutto dall’ingresso delle nuove società acquisite a inizio anno. L’andamento del business ordinario resta stabile, con la consueta stagionalità che porta una concentrazione dei ricavi nella seconda parte dell’anno, quando si chiudono i progetti per i clienti. L’effetto combinato tra crescita organica e acquisizioni ha permesso di rafforzare i risultati e di superare le previsioni.

Le ultime acquisizioni in Italia e all’estero – da Serteco a Proyectos IFG in Spagna – stanno già contribuendo ai risultati? E in che misura peseranno sul secondo semestre?

Sì, stanno già contribuendo in modo positivo. Serteco, società friulana con circa 2,5 milioni di fatturato, ci garantisce un presidio stabile in una regione strategica e a statuto speciale come il Friuli-Venezia Giulia. IFG Proyectos, con sede a Madrid, ci apre invece le porte del mercato spagnolo: opera nel settore dei data center, un comparto in forte sviluppo. Abbiamo acquisito il 60% della società, mantenendo un’ottima collaborazione con i soci locali. L’obiettivo è ampliare progressivamente la presenza in Spagna anche nei campi delle rinnovabili, della transizione energetica e dell’efficientamento industriale. È un Paese che cresce più rapidamente dell’Italia e che rappresenta un’opportunità concreta per il nostro Gruppo.

L’espansione internazionale del Gruppo si sta consolidando soprattutto nell’area balcanica e ora anche in Spagna. Come cambiano la governance e il modello operativo con una rete così estesa di controllate in più Paesi?

La nostra struttura di governance è già solida e non necessita di modifiche. DBA Group è organizzata con una holding quotata che coordina e controlla le società operative, fornendo loro anche servizi centrali di amministrazione, controllo di gestione e marketing. Questo modello, costruito sin dal 2011 con l’ingresso del Fondo Italiano d’Investimento e rafforzato dopo la quotazione, ci consente di integrare nuove realtà senza stravolgimenti organizzativi. Al massimo servono alcune figure operative aggiuntive, ma la governance è già pienamente dimensionata per sostenere la crescita.

La semestrale evidenzia un forte incremento dell’avviamento e delle immobilizzazioni immateriali. È il segnale di una strategia sempre più orientata al know-how e al capitale intellettuale?

Esattamente. L’aumento dell’avviamento e delle immobilizzazioni immateriali riflette le acquisizioni realizzate: IFG Proyectos in Spagna, Serteco in Italia e una piccola società in Slovenia, Comcom, attiva nello sviluppo di soluzioni SAP. Questi investimenti portano con sé know-how, competenze e capitale umano qualificato. Ogni nuova realtà integrata contribuisce ad accrescere la nostra capacità produttiva e la qualità dei servizi offerti ai clienti.

Nel primo semestre il cash flow operativo è tornato positivo, dopo la frenata del 2024. Quali leve gestionali avete attivato per migliorare la generazione di cassa e contenere il fabbisogno di capitale circolante?

La generazione di cassa è in miglioramento continuo dal 2022. Il dato 2024, se confrontato su base omogenea giugno-giugno, segnava già un progresso di circa 3 milioni rispetto all’anno precedente. Ora il cash flow operativo è positivo per circa 3 milioni. Il miglioramento deriva sia da una gestione più efficiente del capitale circolante sia da un’evoluzione nel portafoglio clienti. L’ingresso di commesse di grandi dimensioni, con condizioni di pagamento più favorevoli, ha ridotto i tempi di incasso medi e aumentato la liquidità disponibile. In sintesi, la nostra capacità di convertire i ricavi in cassa è oggi molto più alta.

Il piano infrastrutturale legato al PNRR rappresenta ancora un’opportunità concreta per DBA Group, o la contrazione dei tempi e dei budget pubblici rischia di ridimensionarne l’impatto? Come si sta muovendo il Gruppo su questo fronte?

Per il 2025 e il 2026 l’impatto della riduzione dei fondi PNRR sarà limitato per noi. La maggior parte dei nostri contratti non è finanziata da quelle risorse. È vero che alcuni progetti, come quelli per il cold ironing nei porti italiani, derivano da fondi PNRR e stanno entrando nella fase finale. Tuttavia, li stiamo già sostituendo con nuove commesse equivalenti.

Con oltre 21 milioni di costi per il personale nel semestre la componente umana resta centrale. Come state gestendo la formazione e la transizione digitale delle competenze, specie dopo l’integrazione di nuove realtà come Serteco e IFG?

Il capitale umano è il cuore di DBA Group. Offriamo servizi basati su competenze intellettuali, non su produzioni fisiche, quindi, le persone sono il nostro vero motore. Negli ultimi anni, con un mercato molto dinamico, abbiamo potenziato il dipartimento di People Care & Development per garantire stabilità e crescita dell’organico. Il turnover è aumentato, ma abbiamo reagito investendo su formazione, welfare e politiche retributive mirate. Puntiamo su profili nativi digitali e sulla formazione continua per integrare le nuove tecnologie, dall’ingegneria digitale all’intelligenza artificiale. Crediamo che questa sia la chiave per offrire servizi sempre più evoluti e competitivi.

Il mercato dell’ingegneria e delle telecomunicazioni si muove verso modelli integrati di progettazione e gestione dati. In che direzione va DBA Group: continuerete a crescere per linee esterne o si apre una fase di consolidamento e rafforzamento tecnologico?

Il nostro modello è già integrato. Offriamo ai clienti una gamma completa di servizi, dallo studio di fattibilità alla direzione lavori, dalla progettazione strutturale all’ingegneria digitale. Ci piace definirci come una ‘clinica dell’ingegneria’, in grado di fornire tutte le specializzazioni necessarie. Stiamo sviluppando soluzioni software, piattaforme digitali e digital twin, un campo in cui vantiamo esperienze consolidate. DBA nasce come società di ingegneria e architettura fortemente tecnologica: più che costruire il ponte, costruiamo la tecnologia che lo fa funzionare. Questa è la nostra identità e continuerà a guidare la crescita nei prossimi anni.

Una guida per il mercato sul secondo semestre?

Confermiamo gli obiettivi fissati a inizio anno: circa 125 milioni di ricavi e 14 milioni di Ebitda, con possibili variazioni marginali. Stiamo già elaborando il piano strategico al 2030, che sarà pronto nella primavera del 2026. L’idea è consolidare quanto fatto e aprire una nuova fase di sviluppo, mantenendo sempre equilibrio tra innovazione, persone e valore per gli azionisti.

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