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Famiglie Usa stangate dai dazi: +38% per scarpe e abiti

- di: Matteo Borrelli
 
Famiglie Usa stangate dai dazi: +38% per scarpe e abiti
Con Trump tornano le tariffe del 1934: rincari su pc, moda e alimentari. A rischio mezzo milione di posti. Il Budget Lab di Yale: “Fino a 3.800 dollari in più l’anno a nucleo”.

Effetto dazi: il conto lo pagano le famiglie

Le nuove tariffe imposte dall’amministrazione Trump rischiano di trasformarsi in un vero salasso per milioni di famiglie americane. Secondo il Budget Lab dell’Università di Yale, le misure introdotte nel 2025 faranno lievitare i prezzi al consumo fino a un massimo del 18,3% e costeranno in media 2.400 dollari all’anno per nucleo familiare entro dicembre. Se si includono tutti i dazi entrati in vigore nei mesi precedenti, la stima sale a 3.800 dollari per famiglia. È il livello più alto registrato dalla Grande Depressione del 1934.

Gli aumenti colpiscono in modo regressivo: i nuclei a basso reddito spenderanno fino al 3,4% del loro reddito disponibile, mentre per i più abbienti l’impatto sarà intorno all’1%.

Prezzi in fuga: la moda vola, l’elettronica rincorre

I rincari più marcati riguardano scarpe e abbigliamento importati da Cina, Vietnam, Bangladesh, India e Indonesia: +38% nel breve periodo e +17% nel lungo termine, stima lo studio dello Yale Budget Lab. In crisi anche l’elettronica: i dazi su componenti provenienti da Cina, Taiwan, India e Malesia fanno salire i prezzi di pc, tablet e smartphone fino al 25%. Già a giugno si è registrato un incremento del 5% su questi prodotti, con previsioni di +19% nei prossimi due-tre anni.

Altri settori colpiti:

  • Calzature: +39% nel breve, +18% nel lungo periodo
  • Orologi svizzeri: +39%
  • Auto nuove: +12%, fino a 5.800 dollari in più per veicolo
  • Alcolici europei: +10-15%, nonostante l’accordo Ue al 15%

Trump minimizza, ma Wall Street lo smentisce

Il presidente Trump continua a sostenere che i dazi non avranno un impatto rilevante sui prezzi, ma le cifre lo smentiscono. Venerdì scorso, dopo l’annuncio notturno delle nuove tariffe, Wall Street ha chiuso con il peggior calo da inizio anno, trascinando giù anche le borse globali. A peggiorare il clima, il licenziamento lampo della responsabile del ministero del Lavoro, Erika McEntarfer, accusata dal presidente di aver diffuso dati sull’occupazione “truccati” per metterlo in cattiva luce.

Perfino il Wall Street Journal, finora spesso allineato su posizioni repubblicane, ha criticato la svolta protezionista: “La nuova età dell’oro promessa da Trump, per ora, è solo un miraggio”.

Powell nel mirino: il presidente minaccia la Fed

Nel mirino del presidente c’è anche Jerome Powell, numero uno della Federal Reserve. Intervistato da Newsmax, Trump ha dichiarato: “Lo rimuoverei in un batter d’occhio, ma mi dicono che così disturberei il mercato. Comunque se ne andrà tra sette o otto mesi, poi metterò un altro”. Una dichiarazione che non ha certo rassicurato gli investitori.

Intanto, la Fed ha espresso “preoccupazione per l’effetto moltiplicatore delle tariffe sull’inflazione strutturale e sulla domanda interna”.

Crescita in frenata e occupazione a rischio

L’effetto combinato dei dazi potrebbe portare a una perdita permanente dello 0,4% del PIL americano, pari a circa 120 miliardi di dollari all’anno. La crescita, che nel primo semestre ha toccato il 3%, potrebbe subire una battuta d’arresto già nel terzo trimestre 2025.

Sul fronte del lavoro, le previsioni parlano di mezzo milione di posti in meno e di un aumento del tasso di disoccupazione tra i 0,3 e i 0,4 punti percentuali entro dicembre.

“La lezione dei dazi”: torna lo spettro dell’isolazionismo

I critici parlano apertamente di un ritorno all’America chiusa e dirigista degli anni ’30. “Questa escalation tariffaria rischia di spezzare le catene del valore globali e di isolare gli Stati Uniti dal resto del mondo”, ha scritto il Guardian.

Intanto, gli economisti avvertono che lo shock dei dazi sarà più insidioso di quanto sembri: non solo fa salire i prezzi, ma altera le aspettative, blocca gli investimenti e frena l’innovazione. “È un colpo secco alla fiducia”, ha dichiarato l’economista Jared Bernstein alla CBS.

Il prezzo del protezionismo

Con aumenti tra il 20% e il 40% su beni essenziali come scarpe, abiti ed elettronica, la nuova stagione dei dazi imposta da Trump si traduce in una tassa occulta sulle famiglie americane. Il ritorno delle tariffe a livelli da era Roosevelt non solo mette in difficoltà milioni di cittadini, ma rischia di minare la ripresa post-pandemia e di isolare ulteriormente l’America nel commercio globale.

Il mito del “Buy American” si scontra con la realtà di un’economia interconnessa: chi paga il prezzo dell’autarchia? Le famiglie, ancora una volta.

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