Dopo Kimmel, Brendan Carr minaccia nuovi colpi di mano: un uso politico e incostituzionale del potere che ricorda i regimi autoritari.
Quello che sta accadendo nei media statunitensi è un segnale inequivocabile di svolta autoritaria. Dopo la sospensione del talk show di Jimmy Kimmel, il presidente della Federal Communications Commission (Fcc), Brendan Carr, nominato da Donald Trump, ha annunciato che non intende fermarsi. “Non abbiamo ancora finito”, ha dichiarato Brendan Carr, indicando che l’azione contro Abc potrebbe allargarsi a nuovi bersagli, a partire dal popolare programma diurno “The View”.
L’attacco al pluralismo
Il messaggio politico è trasparente: colpire i network non allineati servendosi degli strumenti regolatori non per tutelare l’interesse pubblico, ma per punire la critica e il dissenso. È la dinamica tipica dei regimi autoritari: piegare le regole a favore del potere, trasformando un’autorità indipendente in braccio operativo dell’esecutivo.
Il caso Kimmel come apripista
Il primo bersaglio è stato “Jimmy Kimmel Live!”, sospeso a tempo indeterminato da Abc dopo le polemiche per i commenti del conduttore sulla morte dell’attivista conservatore Charlie Kirk. A cascata, grandi proprietari di affiliate hanno smesso di trasmettere lo show. Carr ha definito quei commenti “truly sick”, accusando il conduttore di aver ingannato il pubblico: parole che hanno fornito la cornice per un’ulteriore stretta sull’intera rete.
Ora nel mirino c’è “The View”
La nuova ossessione regolatoria riguarda “The View”, talk show seguito da milioni di spettatori e spesso terreno di scontro politico. Carr ha proposto di verificare se il programma rientri davvero tra i “bona fide news programs”, categoria che lo esenta dagli obblighi della Equal Time Rule. “Penso che valga la pena chiedere alla Fcc di verificare se ‘The View’ e alcuni degli altri programmi siano ancora considerati programmi di informazione in bona fide”, ha affermato Brendan Carr.
Regole piegate al potere politico
La Equal Time Rule nasce per garantire pari accesso ai candidati politici nelle emittenti con licenza. Ma per decenni i programmi riconosciuti come informazione sono stati esentati. L’idea di assoggettare un talk d’attualità come “The View” a quella regola produce un ribaltamento concettuale: ciò che era libertà editoriale diventa terreno per imporre vincoli e contrappesi artificiosi che alterano la linea del programma.
Reazioni e allarme costituzionale
Le mosse della Fcc hanno scatenato proteste bipartisan e l’allarme di giuristi e analisti dei media. Si parla esplicitamente di uso politico del potere pubblico, di censura indiretta e di crescente autocensura nei network per timore di sanzioni. Il punto è costituzionale: se un’autorità amministrativa può ridefinire, caso per caso, che cosa sia “informazione”, la libertà di stampa diventa una concessione revocabile, non un diritto garantito dal Primo Emendamento.
L’ombra dei regimi autoritari
Il parallelo con i regimi autoritari è inevitabile: punire chi critica e premiare chi tace, brandendo norme elastiche per ottenere conformismo. È una china pericolosa: oggi tocca ad Abc e “The View”, domani può riguardare qualunque voce non allineata. L’ecosistema mediatico americano è entrato in un’area di rischio democratico.
Uno scontro che arriva ai tribunali
Se la Fcc aprirà un procedimento formale su “The View”, si preannuncia una battaglia legale che potrebbe salire fino alla Corte Suprema. Nel frattempo, il messaggio politico è già stato recapitato: in un’America trumpiana sempre più estremista e illiberale, la stampa indipendente diventa bersaglio. È qui che si misura la tenuta delle istituzioni e la differenza tra democrazia e autoritarismo.