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Violenza nella scuola: ministro Valditara, servono più che semplici parole

- di: Redazione
 
Violenza nella scuola: ministro Valditara, servono più che semplici parole
Gentile ministro Valditara,
leggo, dai dati biografici che ho trovato in Rete, che Lei è un giurista e un docente universitario. Una cosa che non può avere certo messo da parte, anche se ormai è una personalità politica di respiro nazionale, con le responsabilità e gli impegni che da esso derivano.
Mi rivolgo a Lei, con il rispetto che si deve alla sua carica, chiedendo cosa intende fare per affrontare il problema degli atti di violenza nelle scuole, settore di cui si occupa in virtù della delega di Ministro dell'Istruzione. Una richiesta che, mi creda, non avremmo mai pensato di rivolgere, ma quanto sta accadendo non può restare senza una risposta da parte dello Stato, e quindi del Governo e, per esso, Sua.
Abbiamo appreso, con sorpresa, anzi con sgomento, che due studenti di un istituto superiore di Rovigo, che qualche mese fa si sono resi protagonisti di un episodio gravissimo - uno ha sparato dei pallini contro una professoressa durante una lezione e che incredibilmente ha avuto in pagella 9 in condotta; l'altro ha ripreso tutto con suo cellulare, diffondendo poi in Rete il filmato -, sono stati promossi, senza che contro di loro sia stata adottata alcuna sanzione, ieri come ora.

Violenza nella scuola: ministro Valditara, servono più che semplici parole

Gentile ministro, sappiamo che la docente - la professoressa Maria Cristina Finatti - intende ''aggiornarla'' dell'accaduto. Sul quale, peraltro, Lei ha preso già posizione: ''Rispetto l'autonomia di ogni scuola; tuttavia la scelta di dare 9 in condotta a chi ha aggredito una professoressa mi lascia sorpreso anche per il messaggio diseducativo che ne può derivare. La scuola è presidio imprescindibile di educazione al rispetto. Ho chiesto una relazione dettagliata sulle motivazioni che hanno condotto a questa decisione''.
Ci saremmo aspettati- e lo diciamo precisando di non conoscere molto le norme che regolano questi casi in termini di decisioni o punizioni che è possibile adottare - non una semplice richiesta di chiarimenti, ma ben altro.

Magari l'annuncio di una visita di ispettori per capire, di persona e non attraverso una comunicazione scritta, quali siano stati i percorsi mentali dei componenti il collegio dei docenti della classe, a conclusione dei quali è stato ''deciso di non decidere''. Addirittura gratificando quasi con il massimo dei voti (9 su 10) la condotta dello studente che ha sparato.
Gentile ministro, più che di ''messaggio diseducativo'' ci pare che quanto accaduto crei una frattura insanabile tra un certo modo di fare e sentirsi docenti e il resto della società, cui sembra quanto meno singolare che non si sanzioni o punisca, e invece si lodi, il comportamento tenuto in classe da un ragazzo che ha ritenuto di sparare - per fortuna a pallini - contro una docente, davanti agli occhi dei suoi compagni. Uno dei quali - le cui responsabilità non ci sembrano minori di quelle del suo compare - ha pensato bene di immortalare la bravata e di renderla eterna, postandola in Rete. In questo modo ha offeso due volte la professoressa (derisa per quel video, quasi si sia trattato di una scaramuccia tra un docente e un alunno), con l'aggravante che, non cancellando nulla la Rete, la professoressa Finatti resterà sempre ''quella a cui hanno sparato''.

Gentile ministro, la scuola - per tutti, non solo per noi e per Lei - non può essere questa perché episodi del genere (il ferimento della docente, ma anche la decisione del consiglio di classe) offendono la coscienza civile e anche il lavoro e il sacrificio di decine di migliaia di professori e la correttezza e il rispetto che ad essi porta la quasi totalità degli alunni e degli studenti. Qui non parliamo di un ''messaggio diseducativo'', ma del disprezzo dei principi dell'etica cui tutti coloro che fanno parte di una società nazionale dovrebbero, sempre e dovunque, rispettare.

Ci permetta, a questo punto, dire che le parole del ministro della Difesa, Guido Crosetto, forse riflettono meglio il comune sentire, davanti a questa vicenda : ''I ragazzi che hanno sparato con proiettili finti alla professoressa sono stati promossi. Con 9 in condotta. Se la scuola ha lo scopo di educare, penso si sia persa un’occasione. Chiedo scusa, da semplice cittadino, a titolo personale, all’insegnante''.

Poco a questo punto serve ricordare che un altro ragazzo - quello che ha accoltellato gravemente la sua professoressa -, in un altro contesto scolastico, sia stato espulso dalla scuola e bocciato.
Non perché non sia importante, quanto perché quel provvedimento sarà impugnato, crediamo davanti alla giustizia ordinaria, dai genitori limitatamente alla bocciatura, sostenendo che il merito del loro figliolo è stato impeccabile.
Gentile ministro Valditara, ovviamente nell'ambito delle competenze che Le derivano dalla delega, non si limiti a semplice considerazioni. Perché il rischio vero che tutti corriamo è che i nostri ragazzi pensino d'avere in tasca una patente di impunità, anche se usano coltelli e pistole a pallini.
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