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Wall Street chiude incerta, Borse asiatiche aprono deboli

- di: Matteo Borrelli
 
Wall Street chiude incerta, Borse asiatiche aprono deboli
Wall Street chiude in ordine sparso, Asia apre debole in attesa della Fed
La seduta di martedì a New York si è chiusa senza direzione definita, mentre le Borse asiatiche di mercoledì mattina si muovono in prevalenza al ribasso. Il filo conduttore è unico e inequivocabile: l’attesa per la riunione finale della Federal Reserve del 2025.

La chiusura di Wall Street: immobilismo tattico prima della Fed

Wall Street ha scelto la prudenza. L’S&P 500 ha chiuso in lieve calo, intorno allo -0,1%, il Dow Jones Industrial Average ha perso circa lo 0,4%, mentre il Nasdaq Composite è riuscito a strappare un marginale +0,1%.

Il messaggio è netto: gli operatori hanno congelato le scommesse a meno di 24 ore dall’annuncio della Fed, che dovrebbe tagliare i tassi di un quarto di punto ma con un linguaggio verosimilmente più aggressivo sulle mosse del 2026.

L’intonazione difensiva è emersa chiaramente anche a livello settoriale. I titoli finanziari sono stati tra i principali freni, dopo i nuovi segnali di aumento dei costi attesi per il 2026 da parte di uno dei maggiori colossi bancari statunitensi, mentre la tecnologia ha alternato prese di profitto e ricoperture, con un Nasdaq comunque sostenuto dalla narrativa di lungo periodo sull’intelligenza artificiale.

In sintesi, il mercato americano ha scelto di non esporsi: volumi non eclatanti, volatilità contenuta, oscillazioni limitate sugli indici principali. L’obiettivo è arrivare all’appuntamento con la Fed con il minimo rischio possibile in portafoglio.

Il contesto macro: Fed, rendimenti e tariffe

La riunione odierna della Federal Reserve arriva al termine di un anno segnato da tre elementi chiave: rialzo dei rendimenti reali, persistenza di un’inflazione core sopra il target e shock commerciali dovuti al nuovo ciclo di tariffe statunitensi.

I future sui Fed funds prezzano con probabilità vicina al 90% un taglio da 25 punti base, portando il corridoio dei tassi intorno al 3,50–3,75%. Ma la stessa curva sconta una guidance restrittiva: le probabilità di un ulteriore intervento già a gennaio restano modeste, poco sopra il 20%.

Su questo sfondo, i rendimenti dei Treasury a 10 anni hanno oscillato su nuovi massimi di periodo, segnalando che il mercato obbligazionario teme una Fed più lunga nel mantenere una politica restrittiva, anche a fronte dei primi segnali di rallentamento ciclico.

Asia in apertura: borse caute, focus sulla Fed e sui dati cinesi

All’apertura di mercoledì 10 dicembre, le piazze asiatiche si sono allineate alla cautela di Wall Street, ma con una tonalità leggermente più negativa.

  • Giappone – Il Nikkei 225 cede intorno allo 0,4% nelle prime battute, dopo i massimi storici toccati nelle settimane precedenti.
  • Hong Kong – L’Hang Seng arretra di circa 0,4%, frenato dai titoli tecnologici e dalla debolezza del comparto immobiliare.
  • Continente cinese – Shanghai Composite e CSI 300 perdono tra 0,6% e 0,9%, penalizzati da dati sui prezzi al consumo e alla produzione che mantengono viva l’ombra della deflazione industriale.
  • Corea del Sud – Il Kospi si muove appena sopra la parità, sostenuto da alcuni grandi nomi dell’elettronica e dei semiconduttori.
  • Australia – L’S&P/ASX 200 oscilla poco sotto la parità, zavorrato dai materiali ma sostenuto dai finanziari domestici.

La narrativa dominante in Asia è duplice. Da un lato, c’è l’attesa disciplinata verso la Fed, con gli operatori consapevoli che il segnale sul costo del denaro in dollari condizionerà il flusso di capitale verso i mercati emergenti e sviluppati della regione. Dall’altro, pesa la fragilità di alcuni fondamentali locali, in primis la dinamica dei prezzi in Cina e lo stato del settore immobiliare, ancora in fase di aggiustamento.

Nikkei sotto osservazione

Il Nikkei resta comunque uno degli indici meglio posizionati a livello globale, dopo un anno di forte sovraperformance trainata da riforme di governance e da un rinnovato attivismo degli investitori istituzionali.

Valute, metalli e il caso yen

Sul fronte valutario, il quadro è altrettanto chiaro. Il dollaro resta sostanzialmente stabile contro le principali divise, in attesa del messaggio della Fed. L’eccezione vistosa è lo yen, che ha subito una nuova, brusca discesa, riflettendo il divario tra la politica ultra-accomodante della Bank of Japan e il livello dei tassi reali negli Stati Uniti.

Sui metalli preziosi, il protagonista assoluto è l’argento, volato su nuovi massimi storici. Il movimento segnala un mix di coperture contro l’incertezza di policy, ricerca di asset reali in un contesto di potenziale allentamento monetario e speculazione tecnica.

Perché la seduta asiatica “completa” il segnale di Wall Street

Messi in fila, i due momenti – la chiusura di Wall Street e l’apertura dell’Asia – raccontano la stessa storia con due sfumature diverse.

  1. Prudenza americana: gli investitori USA hanno scelto di non forzare la mano sugli indici, ma senza uscire in massa dal rischio. Gli aggiustamenti sono stati mirati, soprattutto sui settori più sensibili ai tassi e alla regolazione.
  2. Correzione asiatica: i listini asiatici, più esposti alle rotazioni dei flussi globali e alle incertezze domestiche (Cina in testa), hanno reagito con un moderato storno, amplificando la componente difensiva del posizionamento globale.

Il risultato è un quadro coerente: mercati in attesa, volatilità moderata ma in potenziale accumulo, e una crescente selettività da parte degli investitori, che privilegiano aziende con bilanci solidi, pricing power e visibilità sugli utili in uno scenario di tassi ancora relativamente elevati.

Cosa guardare nelle prossime ore

Nelle ore che precedono la decisione della Fed, tre elementi saranno determinanti per l’evoluzione del quadro tra New York e l’Asia:

  • Dot plot e proiezioni sui tassi – Il numero di tagli impliciti nel 2026 e oltre sarà il vero market mover, più della decisione tecnica odierna sui 25 punti base.
  • Linguaggio sulla crescita – Un messaggio troppo ottimistico sulla congiuntura potrebbe spingere i rendimenti al rialzo, mettendo in difficoltà i listini più tirati, a partire dalla tecnologia USA e dai mercati azionari con valutazioni elevate in Asia.
  • Reazione dei Treasury – Un allentamento dei rendimenti decennali potrebbe riattivare il flusso verso gli asset rischiosi, con rimbalzi sulle Borse asiatiche nelle prossime sedute e un ritorno dell’S&P 500 verso i massimi storici. In caso contrario, è realistico attendersi una fase di consolidamento più prolungata.

Al momento, però, un dato è incontestabile: Wall Street e l’Asia si stanno muovendo all’unisono su un terreno strettamente condizionato dalla banca centrale americana. Finché la Fed non avrà parlato, il rischio resterà sotto controllo, ma gli equilibri sono fragili e pronti a spostarsi rapidamente da una sponda all’altra del Pacifico.

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