2023 - Cara, carissima Italia

- di: Diego Minuti
 
Cara Italia, ci frequentiamo da tanti anni e, quindi, mi posso permettere di scriverti per dire quel che mi aspetto da te, già a partire da domenica. Vorrei, innanzitutto, che tu ce la mettessi tutta per uscire da questa crisi che, cambiando di nome e protagonisti, ti sta assediando da troppo tempo, illudendoti che sia sul punto di finire e invece riprendendo forza. Ma io mi fido di te e degli italiani, che sono molto meglio di come si giudicano. Sono capaci, come insegna la nostra storia, anche quella più recente. Forse dovremmo essere un po' più convinti di noi stessi, ricordandoci che, finite le guerre (non è che la prima sia stata meno devastante della seconda), abbiamo saputo rialzarci, forse non con un disegno politico condiviso, ma con la consapevolezza che, rimboccateci le maniche, anche se qualche soldino ci era pure arrivato (grazie ancora, George Marshall), il più l'avremmo dovuto fare noi da soli.

2023 - Cara, carissima Italia

Per questo, cara Italia, dovesti sempre ricordarti che le cose migliori noi italiani le sappiamo costruire sulle macerie (forse perché di materie ce ne intendiamo e, se non ce ne sono, siamo capaci di provocarle noi stessi, violentando la Natura) che diventano quasi una rampa di lancio. Dovremmo farlo anche oggi perché abbiamo la capacità, la forza mentale, l'inventiva e la fantasia per inseguire un nuovo, l'ennesimo rinascimento. Forse non quello con l'iniziale maiuscola, ma la base per costruire un futuro migliore. Mi rivolgo a te come se mi rivolgesse ad una madre alla quale chiedere di battersi come una leonessa per fare sì che i suoi cuccioli le restino accanto anche quando crescono; che credano fortemente in loro stessi e non cerchino fortuna lontano, inseguendo un lavoro che però oggi nessuno può garantire loro. Una madre che è pronta a tutto per difendere chi dovrà raccogliere la sua eredità, anche a costo di enormi sacrifici. Materia sulla quale, purtroppo, abbiamo laurea, specializzazione e diritto di pubblicazione. Ma per raggiungere i nostri obiettivi serve una cosa, importantissima, cara Italia: che tu abbia la forza e la volontà di scacciare i mercanti dal tempio, quali siano le loro vesti e il loro colore. Perché siamo tutti stanchi di leggere che c'è chi si vende e che c'é chi compra; siamo stufi di vedere che un gruppo di lestofanti (sempre che le accuse siano suffragate dai fatti) facciano i loro interessi, ma, per essere quasi tutti italiani alimentino il mito di un popolo che non vuole lavorare e che vive solo per fregare il prossimo, anche se questo ''prossimo'' è ricco sfondato.
Cara Italia, noi, comunque, ci mettiamo del nostro quando si tratta di volerci fare del male e questo è uno dei tanti nostri destini condivisi.

E quindi oggi dovremmo sentirci quasi colpevoli perché un gruppetto di gentiluomini (italiani) e un paio di gentildonne se ne andavano in giro con valigie piene di banconote, come se tutti fossimo pronti a delinquere. Non è così, ma, si sa, che se mangi cento ciliegie buonissime, ti ricorderai solo di quella andata a male. Noi, cara, amatissima Italia non siamo mariuoli, anche se, sotto il peso delle tentazioni, troppo spesso si crolla.

Per te, per noi tutti, vorrei che il nostro 2023 sia un anno per ripartire, e, detto con franchezza, poco ci deve importare di che colore sia il cuore di coloro che oggi comandano. Il nostro Paese, prima ancora che di certezze (che non sono di questo mondo) ha bisogno di consapevolezze, la prima delle quali è che ce la possiamo fare. Tra polemiche, idioti, e scelte non sempre azzeccate, avevamo, anzi, abbiamo sconfitto il Covid-19. Oggi, che siamo nuovamente in pericolo, tu, Italia, devi chiamare tutti ad essere consapevoli che non possiamo cadere di nuovo in balia di un virus che è subdolo perché, come un personaggio mitologico, si adatta e muta pur di restare forte. Ma ce la faremo, non per lo 'stellone' che ti protegge, ma perché questa potrebbe essere una delle ultime occasioni che ci restano.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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