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Dal 2026 pedaggi in salita: perché viaggiare in autostrada costerà di più

- di: Alberto Venturi
 
Dal 2026 pedaggi in salita: perché viaggiare in autostrada costerà di più

Dal 2026 viaggiare in autostrada sarà più caro. Non per una scelta politica dell’ultimo minuto, ma per un intreccio di regole, sentenze e contratti che restringe il margine di manovra del governo. Il tentativo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di congelare gli aumenti tariffari si è infatti scontrato con il giudizio della Corte Costituzionale, che ha stabilito un principio chiaro: lo Stato non può bloccare per legge gli adeguamenti dei pedaggi se questi sono previsti nei contratti di concessione.

Dal 2026 pedaggi in salita: perché viaggiare in autostrada costerà di più

Una decisione che ha un impatto immediato sui conti delle concessionarie, ma anche – e soprattutto – sulle tasche degli automobilisti e sulla sostenibilità finanziaria del sistema autostradale.

La decisione della Consulta e i limiti all’intervento pubblico
Il punto centrale della sentenza riguarda il rispetto dei contratti. Le concessioni autostradali prevedono meccanismi di aggiornamento dei pedaggi legati a inflazione, investimenti programmati e standard di manutenzione. Secondo la Consulta, un intervento legislativo che sterilizzi automaticamente questi aumenti violerebbe il principio di certezza del diritto e altererebbe l’equilibrio economico-finanziario delle concessioni.
In altre parole, lo Stato può rinegoziare, ma non imporre per legge un blocco generalizzato senza compensazioni. Una linea che tutela gli investimenti, ma riduce lo spazio per politiche tariffarie “calmieranti” in una fase di inflazione ancora elevata.

Perché il governo voleva fermare gli aumenti
Il tentativo di congelare i pedaggi nasceva da due esigenze. La prima è sociale: l’autostrada resta una infrastruttura essenziale per famiglie e imprese, e l’aumento dei costi di mobilità pesa sulla competitività e sul potere d’acquisto. La seconda è macroeconomica: contenere le spinte inflazionistiche indirette, che passano anche dai costi logistici.
Ma la sentenza rende evidente un vincolo strutturale: senza una revisione profonda dei contratti o senza risorse pubbliche per compensare le concessionarie, il blocco non è giuridicamente sostenibile.

L’effetto sui pedaggi dal 2026
Dal prossimo anno, quindi, gli adeguamenti torneranno ad applicarsi secondo le formule previste. Non si tratta di un aumento uniforme su tutta la rete: i rincari varieranno in base alle singole concessioni, agli investimenti in corso e agli indici di riferimento. In media, però, l’effetto sarà percepibile, soprattutto per chi utilizza l’autostrada quotidianamente.
Per le imprese di trasporto e per la logistica, l’impatto rischia di tradursi in un incremento dei costi operativi, con possibili ricadute sui prezzi finali delle merci.

Concessioni, investimenti e conti pubblici
Dal punto di vista finanziario, la decisione della Consulta rafforza la bancabilità delle concessioni autostradali. La certezza sugli adeguamenti tariffari è un elemento chiave per sostenere piani di investimento pluriennali, dalla manutenzione straordinaria alla sicurezza, fino agli interventi di digitalizzazione e sostenibilità.
Al tempo stesso, però, il tema torna sul tavolo della politica economica: se l’obiettivo è contenere i pedaggi, l’unica strada resta una rinegoziazione complessiva delle concessioni o l’utilizzo di risorse pubbliche per calmierare gli aumenti. Entrambe le opzioni hanno un costo per il bilancio dello Stato.

Le prospettive per automobilisti e imprese
Per chi viaggia, il 2026 segna quindi un punto di svolta: dopo anni di interventi emergenziali e tentativi di contenimento, il sistema torna a funzionare secondo le regole contrattuali originarie. Per le imprese concessionarie, è una conferma della stabilità del quadro normativo. Per il governo, un promemoria dei limiti entro cui può muoversi.
La partita dei pedaggi autostradali, incrocia diritto, finanza pubblica e competitività del Paese. E dal prossimo anno, a pagarne il prezzo – in senso letterale – saranno soprattutto gli utenti della rete.

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