La fame di elettricità dell’intelligenza artificiale ribalta le previsioni.
Altro che anno nero. Il 2025 doveva segnare una frenata per le azioni legate alla transizione energetica, schiacciate dal ritorno di politiche pro-petrolio negli Stati Uniti. È accaduto l’opposto: i titoli green hanno messo il turbo, alimentati da un fattore imprevisto e potentissimo, l’intelligenza artificiale.
L’indice globale dedicato all’energia pulita ha archiviato un balzo di circa +45%, lasciandosi alle spalle sia il mercato azionario americano tradizionale sia il comparto oil & gas, che sulla carta partiva favorito. Una sorpresa che ha colto molti investitori in contropiede.
Il paradosso Trump e il motore dell’IA
All’inizio dell’anno prevaleva lo scetticismo. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e la sua linea esplicitamente favorevole ai combustibili fossili avevano raffreddato l’interesse per solare, eolico e reti elettriche. "Ci aspettavamo un ridimensionamento del settore", era il sentiment diffuso tra gli operatori.
Ma mentre Washington rallentava su alcuni fronti ambientali, il mondo andava in un’altra direzione. La corsa globale all’intelligenza artificiale ha generato una domanda enorme e continua di energia, soprattutto per alimentare data center sempre più grandi e assetati di elettricità stabile.
Europa e Cina cambiano l’equilibrio
Germania e Cina hanno colmato il vuoto lasciato dagli Stati Uniti, impegnando miliardi di euro e dollari in infrastrutture di rete, accumulo energetico e produzione rinnovabile. Pechino ha accelerato su inverter e batterie, Berlino ha spinto sul potenziamento delle reti e sulla sicurezza energetica.
Questa spinta ha avuto un effetto diretto sui mercati finanziari, come evidenziato anche da analisi di :contentReference[oaicite:1]{index=1}, che a inizio 2025 segnalava valutazioni ancora depresse e un potenziale di recupero elevato.
Tassi più bassi e valutazioni ancora appetibili
A fare da amplificatore è arrivato il contesto monetario. I tassi di interesse in calo hanno ridato ossigeno a società fortemente indebitate, tipiche del settore green, migliorandone i conti e la capacità di investimento.
Secondo: l’interesse degli investitori sta tornando dopo anni di immobilismo. "Vediamo un rinnovato appetito per i temi legati alla transizione", ha spiegato Evy Hambro, responsabile globale degli investimenti tematici del gruppo.
I numeri che raccontano il boom
Le performance di alcune società simbolo parlano chiaro:
- Bloom Energy, specializzata in celle a combustibile, ha segnato un impressionante +328% da inizio anno.
- La cinese Sungrow Power Supply, leader negli inverter e nei sistemi di accumulo, viaggia oltre +130%.
- In Europa ha più che raddoppiato la propria capitalizzazione.
Numeri che surclassano persino molti giganti tecnologici americani, simbolo stesso dell’IA, si ferma a un pur robusto +42%.
Una transizione che cambia pelle
Il messaggio dei mercati è netto: la transizione energetica non è più solo una questione ambientale. È diventata un’infrastruttura indispensabile per l’economia digitale. L’IA non sceglie tra energia pulita o fossile, ma premia chi garantisce elettricità abbondante, stabile e scalabile.
E oggi, paradossalmente, sono proprio le rinnovabili e le reti intelligenti a offrire la risposta più credibile. Una lezione che il mercato ha imparato in fretta. E che nel 2025 sta riscrivendo le gerarchie di Wall Street.