Artemisia Gentileschi e le modelle di Boldini regine del weekend

- di: Samantha De Martin
 
Le divine modelle di Giovanni Boldini, avvolte da un trionfo di organze e soffici piumaggi, incontrano le eroine della “pittora” Artemisia Gentileschi, la signora della pittura seicentesca in mostra a Napoli. A Milano, la tradizione dei presepi si fa magia attraverso esemplari di straordinaria fattura, dal presepe lombardo in gesso a quello birmano in legno dipinto e dorato che racchiude in sé l’Occidente nel messaggio e l’Oriente nello stile. Ecco quattro appuntamenti con l’arte da non perdere nel weekend alle porte.

Asti come un salotto della Belle Époque. Arriva Giovanni Boldini 

Fino al 10 aprile 80 capolavori di Giovanni Boldini sfilano a Palazzo Mazzetti, ad Asti, che diventa un salotto popolato da eleganti signore in abiti da sera protagoniste di una narrazione cronologica e tematica al tempo stesso. Sono loro le regine della mostra Giovanni Boldini e il mito della Belle Époque, il nuovo progetto, a cura di Tiziano Panconi, dedicato al genio indiscusso del maestro ferrarese. Opere come Signora bionda in abito da sera (1889 ca.), La signora in rosa (1916), Busto di giovane sdraiata (1912 ca.) e La camicetta di voile (1906 ca.) si fanno fulcro di una narrazione che enfatizza la capacità dell’artista di psicoanalizzare i suoi soggetti, facendole posare per ore e addirittura per giorni sedute di fronte al suo cavalletto, rivolgendo loro le domande più sconvenienti, fino a comprenderle profondamente e coglierne lo spirito, scrutandone l’anima. Farsi ritrarre da Boldini significava svestirsi dei panni dell’aristocratica superbia per abbattere il muro ideologico dell’alterigia oltre il quale si celavano fragilità profonde.

Presepi dal mondo in mostra all’Ambrosiana

C’è il presepe napoletano girevole, una natività brulicante di personaggi, con la scenografia in sughero e scene di vita quotidiana come la meravigliosa osteria con la tavola apparecchiata. Sul retro un pastore dorme: è Benino, figura immancabile del presepio napoletano che simboleggia colui che si è addormentato nel vecchio mondo per risvegliarsi nel nuovo mondo cristiano. E c’è il presepe lombardo in gesso, realizzato nel Novecento con stampi e modelli dell’Ottocento, con figure avvolte in tuniche secondo la tradizione lombarda. Sono solo due degli undici esemplari provenienti dal Museo del Presepio di Dalmine, che, fino al 31 gennaio, saranno in mostra presso la Pinacoteca Ambrosiana. A Milano va in scena l’incanto dei presepi di carta, diffusi in Europa a partire dalla prima metà del XVIII secolo, un patrimonio artistico e culturale che include presepi napoletani, lombardi, africani, birmani realizzati con le tecniche più diverse, parte significativa della tradizione cattolica. Da non perdere la riproduzione del presepe realizzato dall’artista Giuseppe Carsana nel 1868 per il Santuario della Madonna Addolorata di Rho e la trasposizione a stampa di alcuni personaggi del famoso “presepe del Gernetto” dipinto da Francesco Londonio.

A Napoli brilla Artemisia Gentileschi

Nell’estate del 1630, a quasi vent’anni di distanza dalla violenza subita da parte di Agostino Tassi, con il successivo processo che tante ripercussioni avrebbe avuto sulla sua vita e sulla sua pittura, la pittrice romana Artemisia Gentileschi giungeva a Napoli. A tre secoli di distanza da quel fruttuoso soggiorno, la pittrice barocca fa ritorno nella città campana grazie a una mostra dal titolo Artemisia Gentileschi a Napoli, a cura di Antonio Ernesto Denunzio e Giuseppe Porzio, e che vede come specialist advisor Gabriele Finaldi. La mostra, realizzata con il patrocinio del Comune di Napoli, in collaborazione con la National Gallery di Londra e con il Museo e Real Bosco di Capodimonte, l’Archivio di Stato di Napoli e l’Università degli Studi “L’Orientale”, presenta un’accurata selezione di circa cinquanta opere provenienti da raccolte pubbliche e private, italiane ed internazionali. Questo affascinante excursus sugli anni napoletani della pittrice - tra il 1630 e il 1654, interrotti solo da una parentesi londinese tra la primavera del 1638 e quella del 1640 - è anche l’occasione per conoscere lo stato degli studi scientifici sull’argomento. Un’intensa attività di indagine scientifica ha offerto infatti nuovo e importante materiale per fare luce sulla biografia di Artemisia e soprattutto sugli ultimi anni della pittrice, caratterizzati da difficoltà economiche, e sulla vicenda privata che riguarda il concubinato della figlia Prudenzia Palmira e il matrimonio riparatore seguito alla nascita del nipote Biagio, nel 1649. Tra i capolavori da non perdere: Santa Caterina d’Alessandria, acquisita di recente dalla National Gallery di Londra, Santa Caterina del Nationalmuseum di Stoccolma, Giuditta e l’ancella con la testa di Oloferne del Nasjonalmuseet di Oslo.

Roma 1978. Mario Merz, Balla, Carrà si incontrano a Palazzo delle Esposizioni

Fino al 26 febbraio Palazzo delle Esposizioni accoglie la mostra Mario Merz. Balla, Carrà, de Chirico, de Pisis, Morandi, Savinio, Severini. Roma 1978, un progetto promosso da Roma Culture e Azienda Speciale Palaexpo, a cura di Daniela Lancioni. La mostra, ospitata in una sala del Palaexpo, fa parte del ciclo Mostre in mostra con il quale il palazzo romano ricostruisce alcune tra le più significative vicende espositive che si sono distinte nel panorama artistico a Roma a partire dal secondo Novecento. Il pubblico è così invitato a rievocare la storica inaugurata presso la Galleria dell’Oca di Roma il 15 marzo del 1978, frutto della collaborazione tra Luisa Laureati Briganti, fondatrice della galleria, e i galleristi Luciano Pistoi e Gian Enzo Sperone. Al tempo doveva colpire l’accostamento, all’epoca del tutto inusuale, tra i lavori di Mario Merz e i principali pittori italiani del Novecento, come anche la convivenza tra un acclamato interprete delle Neoavanguardie e i più celebri tra gli artisti che avevano riversato il mondo nei loro quadri rendendo incandescente la pittura italiana della prima metà del XX secolo. Al Palazzo delle Esposizioni sono esposte molte di quelle stesse opere, come Morbidezze di primavera di Giacomo Balla, Vento preistorico dalle montagne gelate di Mario Merz, Vele nel porto di Carlo Carrà, mentre per i dipinti di cui non è stato possibile rintracciare l’attuale collocazione si è scelto di sostituirli con altri affini per qualità e datazione.

Nella foto: Giovanni Boldini, Ragazza sdraiata con abito scozzese, 1891 ca., Olio su tavola, 26.7 x 23.3 cm, Collezione privata | Courtesy Gallerie Enrico
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