Caso Franchi: welcome to medioevo. Ma sotto sotto c’è un velo di verità

- di: Barbara Leone
 
La conosciamo tutti la storia di Luisa Spagnoli, madre della famosa catena di boutique di abbigliamento nonché inventrice degli ancor più famosi Baci Perugina. La Spagnoli, imprenditrice sì ma anche amica delle donne, introdusse nella sua azienda scuole e asili nido per permettere alle lavoratrici di seguire i propri figli. Non solo. Riconobbe loro il diritto all’allattamento in fabbrica e il congedo retribuito di maternità. Lo fece nel 1915, in piena guerra mondiale. Oggi, Anno Domini 2022 e in semi/quasi/para guerra mondiale, un’altra imprenditrice balza agli onori delle cronache ma per il motivo opposto. Stiamo parlando, ovviamente perché la vicenda è nota, di Elisabetta Franchi, stilista e manager dell’omonima azienda che nei giorni scorsi ci ha illuminato d’immenso con codeste parole: “Quando metti una donna in una carica importante poi non ti puoi permettere di non vederla arrivare per due anni. Ecco perché spesso ho puntato sugli uomini. Anche se  oggi le donne le ho messe. Ma anta. Perché se dovevano sposarsi l’avevano già fatto, se dovevano far dei figli l’avevano fatto, se dovevano separarsi hanno fatto anche quello e quindi io le prendo che hanno fatto già tutti i giri di boa”.

Alla parola boa, ci percorre un brivido lungo la schiena. Non contenta la Franchi aggiunge: “così sono lì belle tranquille con me al mio fianco e lavorano h24”. Avete letto bene: ha detto h24. Come la reception di un hotel. Ma non finisce qui: “nonostante sia così emancipata (sigh!), credo che noi abbiamo un dovere (un altro!) che è nel nostro dna e non dobbiamo rinnegarlo. I figli li facciamo noi, il camino lo accendiamo noi”. E anche questa, l’avete letta bene. Perché secondo la Franchi figli e famiglia sono roba da donne perché, aggiunge, “questi uomini non vogliono crescere”. Testuali parole, per di più pronunciate nel corso di un convegno sul lavoro femminile nella moda e a ridosso della Festa della mamma. Che, per carità, lascia il tempo che trova. Ma certamente il tempismo dell’imprenditrice bolognese ha un che di comico, oltre che di surreale. 

Perché era proprio convinta. Per quanto la moderatrice dell’evento cercasse, debolmente a dir la verità, di sviare il discorso lei tornava sempre là. Alle donne che quando fanno un figlio rappresentano un problema per la sua azienda. E quindi lei che fa? Taglia la testa al toro. Per i ruoli importanti assume solo donne che abbiano superato gli anta. Che poi è pure una filosofia alquanto sciocca, dal momento che oggi come oggi una donna può tranquillamente fare un figlio a 45 anni suonati. Peccato, però, che sua nipote, che di anni ne ha 27 e quindi è ben lontana dagli anta, lavori nella sua azienda ricoprendo un ruolo importante. Evidentemente in famiglia i paletti di panza non valgono. O forse l’avrà ben istruita sul da farsi in caso di incidente di percorso. Visto che lei, l’illuminata stakanovista wonder woman, quando è rimasta incinta ha programmato i cesarei per non assentarsi troppo dal lavoro. Una pratica, questa, sconsigliata addirittura dall’Istituto superiore di sanità. E dal buon senso, visto che la maternità dovrebbe essere un momento da ricordare e non da affrettare o, peggio, scansare. Welcome to medioevo, hanno tuonato su twitter. E come non esser d’accordo? Qui siamo proprio al delirio di una che, per bravura o fortuna poco importa, si è ritrovata da commessa a manager in un battito d’ali. E ha fatto i soldi, ma tanti soldi. E anche tanta fama e tanto successo, visto che il suo brand è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.  Tutta roba che, evidentemente, l’ha completamente scollata dalla realtà. Quella che lei, in un’altra sliding doors, avrebbe potuto vivere. Ma dall’altra parte. Come una commessa qualunque, una segretaria qualunque, un avvocato qualunque, un manager qualunque costretta ad annullarsi per la dura legge del business. Perché la verità è che, alla fine, tutto il mondo è paese. E ci vuole un attimo a ritrovarsi dall’altra parte della barricata. Questione di priorità, e di valori. 

In tutta onestà, però, corre l’obbligo dire che la Franchi ha scoperto l’acqua calda. O meglio, ha detto chiaro chiaro quello che pensano e fanno moltissimi manager maschi (non uomini). In malo modo, perché le parole non si possono scaraventare così a vanvera soprattutto nell’etere, ha squarciato quel velo d’ipocrisia che vorrebbe uomini e donne sullo stesso piano. In certi ambienti, vivaddio, lo sarà pure. Ma in altri proprio no. E non ci si può nascondere dietro a un dito: la realtà del mondo del business è questa. Non c’è posto per i sentimenti, troppo spesso scambiati per sentimentalismi, e carriera fa rima con barriera. La barriera dei figli, della famiglia, dei genitori anziani, del tempo, della vita. A tutto questo, e molto di più, deve rinunciare una donna se vuol fare carriera in certi settori. Infondo la goffa sora Elisabetta sotto sotto ha detto la verità. Un po’ in stile “diavolo veste Prada”, ma senza la grazia e l’ironia di Meryl Streep. Il succo, però, è quello: se vuoi fare carriera devi scordarti di avere una vita e devi essere a disposizione h24. Ora va benissimo, certo, scandalizzarsi per le sue raccapriccianti dichiarazioni. Ma sarebbe molto più costruttivo, oltre che saggio, agire ed avviare una volta per tutte una rivoluzione copernicana affinché una donna non debba esser costretta a scegliere tra la sacrosanta realizzazione personale e un figlio. O la famiglia, o semplicemente una vita più o meno normale. A questo dovremmo ribellarci tutti. Uomini e donne, parafrasando la trasmissione della De Filippi che, per la cronaca, vede tra le corteggiatrici proprio la Franchi sister. E questa, Elisabetta, non te la si può davvero perdonare.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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