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Ormai Catone lavora per Youtube e Meta

- di: Barbara Bizzarri
 
Ormai Catone lavora per Youtube e Meta
Li hanno propinati come la terra virtuale della libertà, uno strumento per poter essere sé stessi senza limitazioni di sorta, ma in realtà i social media sembrano sempre più un gigantesco campo di censura e rieducazione: basti pensare a Meta, dove fake news, propaganda, violenza e pornografia impazzano ma, se si osa esprimere un’opinione diversa da quella sostenuta dal gigante del web, la censura cala come una scure impedendo di fatto, la libera opinione, e costringendo a commentare avvenimenti e discussioni in linguaggi carbonari. Il che non solo spiega perché in Cina siano proibiti (se ci si deve uniformare a un pensiero, non può certo essere quello dettato dalle multinazionali yankee), ma è anche obiettivamente inaudito in un Paese libero, almeno in teoria, dato che la pratica ha dimostrato il contrario: basti guardare alla storia recente, soprattutto in materia di obbligo vaccinale, di cui tutto il marcio che si scopre quotidianamente è appena la punta dell’iceberg. Proprio riguardo a questo argomento e alla connotazione dispotica assunta dai social media nelle vite di cittadini liberi, nei giorni scorsi, un avvenimento quantomeno discutibile ha dimostrato, per l’ennesima volta, che la libertà dei social è tale finché la si pensa come loro, altrimenti è la gogna, la cancellazione, la costrizione al silenzio, e le correzioni, affinché ci si uniformi al pensiero dominante.

YouTube censura Antonio Martino

Il 20 marzo, con un gesto di violenza inaudita, e inaccettabile, YouTube ha censurato il passaggio tratto da un intervento di Antonio Martino alla Scuola di Liberalismo della Fondazione Luigi Einaudi, punto di riferimento in Italia per le Scienze Sociali, in cui il professore dissentiva dall’obbligo vaccinale e contestava il green pass. Innanzitutto, è bene ricordare che il pensatore a cui la Fondazione è intitolata, Luigi Einaudi, membro dell'Assemblea Costituente, intellettuale ed economista di fama mondiale, è stato uno dei padri della Repubblica italiana, esponente del pensiero liberista, la quintessenza dell’idea di libertà: eppure, il canale YouTube della Fondazione è stato oscurato per una settimana dopo la censura (a punizione e monito) per aver “osato” commemorare il professor Martino, scomparso un anno fa, con la sua ultima lezione. Antonio Martino, allievo del premio Nobel per l'Economia Milton Friedman, era un illustre economista e politico, docente di Scienze Politiche della Libera Università Luiss di Roma, e nel video esprimeva pure un’opinione fortemente critica sulla gestione della pandemia da parte del governo italiano allora in carica. Tuttavia, «YouTube non ammette affermazioni relative ai vaccini per il Covid-19 che contraddicono il parere di esperti appartenenti ad autorità sanitarie locali o all'Oms»: ecco quanto scritto nella e-mail inviata alla Fondazione che, peraltro, ha sostenuto la campagna vaccinale ma, con puro spirito liberale, ha dato voce anche a idee diverse. Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Luigi Einaudi, indignato dalla decisione di Youtube, commenta: “È un fatto molto grave, ma non faremo ricorso perché non vogliamo neanche confrontarci con chi scrive queste pericolose bestialità. Bloccare il nostro canale YouTube è ridicolo”, aggiungendo che le posizioni della Fondazione in merito a vaccini e green pass erano chiare. Il professor Martino, secondo il presidente Giuseppe Benedetto, aveva il diritto di esprimere le proprie opinioni: “Chi censura il nostro canale non sa cosa è la libertà di espressione. Ci aspettiamo una lettera di scuse”. Le regole di una multinazionale (straniera) non possono essere più importanti della Costituzione italiana, che garantisce la libertà di opinione. Sarebbe bene che fosse chiaro, per evitare che, quando avranno tacitato le voci più libere, lucide e indipendenti, allora resteranno soltanto venditori e piazzisti pronti a venir via per trenta denari, in una squallida, apocalittica mercificazione globale. 
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