Eccezionale ritrovamento archeologico a San Casciano dei Bagni: dall’acqua 24 bronzi “che cambieranno la storia”

- di: Barbara Bizzarri
 
Un tempio che sia anche luogo di cura e purificazione. Un luogo incantato, per entrare in contatto con la divinità e con la natura, che è la porta del sacro. Qui, nel santuario del Bagno Grande, in Toscana, fondato dagli Etruschi e ereditato dai Romani,“in uno spazio di cura e di preghiera”, come spiega Jacopo Tabolli, archeologo dell’Università per stranieri di Siena che dal 2019 guida la missione di scavo, riemergono oggi dal loro sonno millenario oltre ventiquattro meravigliose statue di bronzo, in un tesoro di indescrivibile bellezza. Gli archeologi si sono spinti fino a tre metri di profondità, arrivando in fondo alla grande vasca, scavando senza sosta tra fango e acqua bollente. Il resto lo ha fatto l’argilla che ha conservato quasi integri manufatti risalenti a 2300 anni fa: un ritrovamento che restituisce anche una testimonianza del periodo di transizione tra l’epoca etrusca e romana, un deposito votivo etrusco e poi romano, che consta di statue in bronzo di splendida fattura, cinque delle quali alte quasi un metro e in perfetto stato di conservazione. “Una scoperta che riscriverà la storia e sulla quale sono già al lavoro oltre 60 esperti di tutto il mondo”, conferma all’Ansa Jacopo Tabolli.

San Casciano dei Bagni come Riace

Il ritrovamento è straordinario, gli ex voto raccontano una storia di cure millenarie: decine e decine di gambe, di braccia, di orecchie e poi ancora di fegati, uteri, peni, tutti riprodotti in bronzo, caratteristica che rende questo santuario un unicum del mondo antico, e spesso ricoperti di iscrizioni, sia in etrusco che in latino: dediche alla divinità e talvolta indicazioni sulle caratteristiche specialissime attribuite a queste acque. Tra gli oggetti offerti alla divinità, deposti con cura nella vasca più grande, tanto sacra da non potersi immergere, strumenti medici di ogni tipo, fra cui bisturi chirurgici e uno specillum, oltre a due straordinari “poliviscerali” in bronzo, rappresentazioni stilizzate delle viscere umane, che appaiono «”accurate come una Tac”, come fa notare Tabolli, tanto da far ritenere che questo centro fosse molto di più di un complesso termale. Disposte in parte sui rami di un enorme tronco d’albero fissato sul fondo della vasca, in molti casi appunto ricoperte di iscrizioni, sia le statue che gli innumerevoli ex voto sono testimonianze provenienti dalle élites del mondo etrusco e poi romano, proprietari terrieri, signorotti locali, classi agiate di Roma e addirittura imperatori. Qui, la lingua degli etruschi sembra sopravvivere, sorprendentemente, molto più a lungo rispetto alle date canoniche della storia, così come le conoscenze etrusche in fatto di medicina sembrano essere riconosciute e stabilite come tali anche in epoca romana.

Un tesoro dal valore artistico e scientifico davvero inestimabile

Un tesoro dal valore artistico e scientifico davvero inestimabile, cui si aggiungono migliaia di monete e una serie di interessanti offerte vegetali. Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha voluto visitare il laboratorio di restauro in cui sono attualmente custodite le statue e conferma: “Un ritrovamento eccezionale che attesta una volta di più che l’Italia è un paese fatto di tesori immensi e unici. Credo che reperti come questi, e ho fatto i miei complimenti agli archeologi che ci stanno lavorando, esprimono meglio di ogni altra parola, di ogni altro concetto l’unicum della cultura di un Paese, di una Nazione come l’Italia”. Il Direttore Generale Musei del MiC Massimo Osanna, inoltre, ha appena approvato l’acquisto del palazzo cinquecentesco che ospiterà nel borgo di San Casciano le meraviglie restituite dal Bagno Grande, un museo al quale si aggiungerà in futuro un vero e proprio parco archeologico. Luigi La Rocca, direttore generale per l’archeologia, sottolinea l’importanza del metodo usato in questo scavo che, come per le scoperte più recenti di Pompei, ha visto all’opera “specialisti di ogni disciplina, dagli architetti ai geologi, dagli archeo-botanici agli esperti di epigrafia e numismatica”. Realizzate con tutta probabilità da artigiani locali, “le 24 statue appena ritrovate - spiega Tabolli affiancato dal direttore dello scavo Emanuele Mariotti e da Ada Salvi della Soprintendenza- si possono datare tra il II secolo avanti Cristo e il I secolo dopo Cristo.

Il santuario, con le sue piscine ribollenti, le terrazze digradanti, le fontane, gli altari, esisteva almeno dal III secolo a.C. e rimase attivo fino al V d.C., racconta, quando in epoca cristiana venne chiuso ma non distrutto, le vasche sigillate con pesanti colonne di pietra, le divinità affidate con rispetto all’acqua. È anche per questo che, rimossa quella copertura, gli archeologi si sono trovati davanti un tesoro ancora intatto, di fatto il più grande deposito di statue dell’Italia antica e comunque l’unico di cui abbiamo la possibilità di ricostruire interamente il contesto”. Un luogo unico anche per gli antichi, una sorta di rifugio al di fuori di ogni diatriba umana, se si pensa, come spiega Tabolli, "che anche in epoche storiche in cui fuori infuriano i più tremendi conflitti, all'interno di queste vasche e su questi altari i due mondi, quello etrusco e quello latino, sembrano convivere senza problemi". Un luogo di infinita pace, forse perché, riflette l’archeologo, fin dalle origini qui la vera divinità è l'acqua, la sua divinazione, il suo potere: "Qui passa il tempo, cambia la lingua, cambiano persino i nomi delle divinità, ma il tipo di culto e l'intervento terapeutico rimangono gli stessi". Il cantiere adesso chiude e riprenderà in primavera. L'inverno si preannuncia all’insegna dello studio, dei restauri. "Sarà un lavoro di squadra, com'è stato sempre finora", sottolinea Tabolli. Sforzi congiunti di Università, Ministero, Comune, e specialisti di altri atenei del mondo, per scrivere un capitolo nuovo di storia antica.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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