Ipocrisia spagnola: obbligo di telecamere nei macelli per il benessere degli animali, ma nulla contro corrida e galgueros

- di: Barbara Leone
 
La Spagna, si sa, non è esattamente famosa per avere a cuore i diritti degli animali. Basta una parola perché si materializzi davanti ai nostri occhi tutto l’orrore di cui sono capaci i cugini spagnoli. La corrida: usanza barbara e crudele ma pienamente legittimata dalle Istituzioni. Così come sono note e legittimate le atroci sevizie inferte ai levrieri: lapidati, impiccati, affogati, bruciati con la benzina, sepolti vivi, torturati. Sono almeno cinquantamila tra galgos e podencos i levrieri che ogni anno in Spagna vengono abbandonati, uccisi e gettati nei pozzi a conclusione di una vita fatta di maltrattamenti e botte. Un vero e proprio olocausto, che si consuma a due passi e da noi e su cui il governo spagnolo non mette bocca per non inimicarsi allevatori e cacciatori. Tant’è vero che essendo considerati cani da lavoro sono esclusi dalle normative in materia di crudeltà di cui godono gli animali domestici. Perché sono “solo” cani da caccia, utilizzati soprattutto ne La Mancha, Andalucia e Extremadura. Strumenti da usare e buttare via quando non servono più, alla stregua di una macchina rotta o di una ciabatta vecchia.

E tali vengono considerati già a tre anni. Sei o sette quando servono per la riproduzione. Diversamente sono da eliminare, anche da cuccioli laddove considerati inadatti alla caccia. Il tutto con la benedizione delle Istituzioni. Le stesse che oggi si vantano di aver preso una decisione storica per la tutela degli animali. Il governo spagnolo, infatti, ha appena approvato un Decreto legge che prevede l’obbligo di sistemi di videosorveglianza in tutti i macelli volti a individuare eventuali maltrattamenti agli animali che, di lì a poco, verranno uccisi. Una decisione unica in Europa, la prima in questa direzione. Che farebbe apparire gli spagnoli avanti anni luce in fatto di benessere degli animali. Peccato, però, che questa misura sia nata fondamentalmente per salvaguardare i consumatori. Giustamente, ovvio. Perché mai sia mangino carne intrisa di terrore, come di fatto è e sempre sarà. Ma che adesso proprio loro, sostenitori della corrida, della mattanza dei levrieri e dei tantissimi spettacoli che ogni anno insanguinano le piazze spagnole in nome di tradizioni incivili e selvagge, si ergano a difensori dei diritti degli animali è veramente un ossimoro. Pure buffo, se non fosse tragico. Anche perché presumibilmente verrà ripresa, e quasi sicuramente in qualche modo divulgata, anche la morte degli animali del macello. Togliendo loro la dignità fino all’ultimo respiro. Anche perché: chi denuncerà i maltrattamenti? I dipendenti dei macelli, o chi altro?

O ci sarà qualcuno pagato per guardare tutto il giorno il monitor? E soprattutto: che benessere andate sbandierando se poi li uccidete? No, non ci crediamo alla buona fede di quest’operazione tanto strombazzata quanto ipocrita. Ben vengano, ovviamente, i controlli negli allevamenti e nei macelli (che per quanto mi riguarda dovrebbero proprio sparire). Ma non sotto l’occhio di un grande fratello così ipocrita, che da una parte applaude alla tortura e morte in pubblica piazza del toro infilzato e dall’altra si traveste da novello San Francesco d’Assisi. Sono ben altri i provvedimenti, urgentissimi, che la Spagna dovrebbe prendere in materia di animali. Abbia il coraggio una volta per tutte di mettere al bando la corrida, e di condannare i galgueros che amputano le zampe dei loro levrieri perché non possano scappare. E sevizie varie. Abbia il coraggio di eliminare la folle e crudele corsa dei tori di Pamplona, o il torneo del toro de la vega, dove l’unico divertimento del pubblico festante è trafiggere il povero animale finchè non stramazza al suolo. O ancora quello del toro jubilo, durante il quale le sue corna vengono cosparse di benzina e fatte bruciare fino a che pian piano non brucia anche lui, che dalla paura addirittura si suicida buttandosi stremato contro i muri. Fatelo questo atto di coraggio, amici spagnoli. Questa sì che sarebbe una decisione storica, e meriterebbe tutto il nostro applauso. E un gigantesco olè!
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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