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Usa, Powell: tenere i prezzi sotto controllo costerà dolore e disoccupazione

- di: Barbara Bizzarri
 
Usa, Powell: tenere i prezzi sotto controllo costerà dolore e disoccupazione
Se è vero che tutto quello che accade negli Stati Uniti presto o tardi arriva anche da noi, le prospettive non sono rosee: il presidente della Federal Reserve Jerome Powell dovrà spingere l'economia in recessione, a causa dei dati allarmanti registrati la scorsa settimana per l’aumento dell'inflazione (+8,6%) riferita ai prezzi al consumo. Il 15 giugno si preannuncia essere una giornata campale: Powell ha indetto una conferenza stampa durante la quale annuncerà l’aumento dei tassi di interesse di un altro mezzo punto percentuale per recuperare il controllo sui prezzi. Il presidente della Fed ha aggiunto che tenere sotto controllo le pressioni sui prezzi “potrebbe richiedere un po’ di dolore” e perfino aumentare il tasso di disoccupazione, tuttavia ha evitato di parlare di recessione, termine politicamente poco gradito, soprattutto in vista delle elezioni di metà mandato a novembre. Alan Blinder, ex responsabile delle politiche della Banca Centrale americana, consapevole del rischio di una batosta elettorale per il partito democratico, si è espresso con chiarezza:” Il presidente della Federal Reserve non vuole sostenere che abbiamo bisogno di una recessione: userà molti eufemismi per sottolineare la necessità di una contrazione dell'economia e dell’aumento della disoccupazione per riportare l'inflazione a livelli più tollerabili”. Gli investitori hanno preso nota dei risultati di una ricerca pubblicata da Anna Wong, capo economista di Bloomberg Economics, in cui si afferma nero su bianco che, per quanto si possa fare nel 2022, la crisi del 2023 sarà inevitabile: i rendimenti obbligazionari sono schizzati e le quotazioni azionarie sono crollate venerdì, per il timore che la Fed possa spingere ancora di più i freni della politica monetaria. Secondo i trader, è possibile che la Fed continuerà ad aumentare i tassi di interesse di mezzo punto nelle riunioni di luglio e settembre, e alcuni economisti sostengono che sia già sul tavolo un aumento più consistente di 75 punti base. La destinazione finale dei tassi di interesse e il percorso per raggiungerla dipenderanno nei prossimi mesi da quanto velocemente e fino a che punto i politici spingeranno perché l'inflazione diminuisca e da quanto dolore sono disposti a far soffrire per raggiungere l’obiettivo.

L'indice dei prezzi delle spese per consumi personali - l'indicatore di inflazione preferito dalla Fed - ad aprile è aumentato del 6,3% rispetto all’anno precedente, oltre il triplo rispetto all'obiettivo del 2% fissato dalla Banca Centrale. Eliminando i costi volatili di cibo ed energia, i prezzi di base sono aumentati del 4,9%. Olivier Blanchard, ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale e attualmente senior fellow presso il Peterson Institute for International Economics, ha dichiarato che la Fed e le altre banche centrali hanno fatto un "pasticcio”, permettendo all'inflazione di salire oltre il consentito: per rimediare,  le stesse banche centrali dovrebbero interrompere la politica restrittiva quando l'inflazione scende al 3% e fissarla come nuovo obiettivo di prezzo, piuttosto che rischiare una recessione spingendola al 2%. Anche perché “più a lungo l'inflazione rimane elevata, maggiore è la possibilità che si radichi nell'economia”, come già accaduto nel 1970 con conseguenze drammatiche. ”Un'azione eccessivamente aggressiva per affrontare le persistenti pressioni sui prezzi comporta pericoli - ha spiegato il professore - e potrebbe spingere l'economia in una recessione molto grave la cui prima conseguenza sarebbe la disoccupazione fuori controllo”. L'economista della Deutsche Bank Peter Hooper, tra i primi a Wall Street a prevedere una recessione, ha detto che sarebbe un errore se la Fed si ritirasse dal suo obiettivo di prezzo del 2%, uno sbaglio che Powell non vuole commettere, potendo  contare su un solido appoggio politico: nel corso del loro incontro il mese scorso, Biden ha ripetutamente affermato l'indipendenza della Fed per fare ciò che ritiene necessario per affrontare l'aumento dei prezzi. Il presidente ha chiarito che considera l'alta inflazione come la questione economica più importante da affrontare per gli Stati Uniti e in un’intervista rilasciata a Jimmy Kimmel per il network ABC, ha dichiarato: ”L'inflazione è la rovina della nostra esistenza", una frase che suona quasi come un avvertimento per il futuro. 
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