Le guerre contemporanee stanno colpendo in maniera sempre più devastante i più vulnerabili: i bambini. È quanto emerge dal rapporto annuale delle Nazioni Unite sulle gravi violazioni dei diritti dell’infanzia nei contesti di conflitto armato. Nel 2024, l’ONU ha registrato oltre 41.000 episodi di violenza grave contro minori, segnando un incremento del 25% rispetto all’anno precedente. Si tratta di cifre che, nella loro brutalità, danno corpo a una crisi umanitaria che va oltre le cifre: bambini uccisi, mutilati, rapiti, reclutati forzatamente, stuprati o colpiti in scuole e ospedali. Una spirale che riguarda aree di guerra dimenticate e scenari di crisi globali, dall’Ucraina alla Siria, dal Sudan alla Palestina.
Allarme ONU: nel 2024 violenza “senza precedenti” contro i bambini nelle zone di conflitto
Secondo il rapporto, la violenza ha assunto forme sempre più sistematiche. I bambini vengono presi di mira non solo in modo indiretto, ma con atti deliberati e pianificati. In molti casi, le scuole sono diventate bersagli militari, così come gli ospedali pediatrici o i convogli umanitari. Il 2024 segna il peggior anno dall’inizio della rilevazione sistematica da parte delle Nazioni Unite: il dato dei 41.000 casi non comprende le aree dove l’accesso agli osservatori è ancora limitato, per cui le cifre reali potrebbero essere molto più alte. L’aumento delle violazioni riguarda tanto i conflitti ad alta intensità come quello israelo-palestinese o la guerra in Ucraina, quanto le crisi silenziose che insanguinano lo Yemen, il Sahel, il Congo e la Birmania.
L’appello di Papa Leone XIV: “Fermate le armi, basta bambini morti”
Alla diffusione del rapporto ha fatto seguito un forte appello di Papa Leone XIV, che in un messaggio diffuso dalla Sala Stampa Vaticana ha invocato “la fine immediata di ogni uso di armi laddove a pagare siano gli innocenti”. Il Pontefice ha aggiunto che “non c’è giustificazione possibile per chi colpisce l’infanzia”, chiedendo a tutte le parti in conflitto di aprire corridoi umanitari e garantire protezione a scuole, ospedali, famiglie civili. Il richiamo papale si unisce a quello di numerose organizzazioni umanitarie internazionali, che lamentano un crescente disinteresse della comunità internazionale davanti a tragedie ormai quotidiane.
Dall’ONU una lista nera di Stati e gruppi armati
Il rapporto ONU non si limita a fornire dati generali, ma aggiorna anche la cosiddetta “lista nera” dei responsabili: Stati sovrani, milizie irregolari, gruppi terroristici e forze paramilitari. In molti casi, sono le forze governative ad essere segnalate come autrici di violazioni, assieme a ribelli e miliziani. È una dinamica che conferma quanto la protezione dei minori sia diventata una vittima secondaria, ma sistemica, delle logiche di guerra. L’inserimento di un soggetto nella lista comporta la possibilità per l’ONU di imporre restrizioni, sanzioni e verifiche, ma il potere coercitivo dell’ONU in questo campo resta limitato.
Il ruolo dell’Italia e dell’Europa nella protezione dell’infanzia
Nel quadro emerso, si apre una riflessione anche sul ruolo dell’Europa e dell’Italia. Le missioni militari all’estero, i fondi per la cooperazione allo sviluppo e l’asilo a minori non accompagnati sono strumenti attraverso cui i Paesi europei possono contribuire concretamente alla tutela dei bambini vittime di guerra. In Italia, Save the Children e Unicef Italia chiedono che il governo rafforzi gli strumenti di protezione internazionale e aumenti i finanziamenti destinati all’infanzia nei teatri di crisi. Si tratta non solo di un dovere etico, ma di una scelta strategica: proteggere i bambini oggi significa evitare un’intera generazione perduta domani.