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Antitrust apre un’istruttoria su Meta per abuso di posizione dominante

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Antitrust apre un’istruttoria su Meta per abuso di posizione dominante

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust) ha avviato un’istruttoria nei confronti di alcune società del gruppo Meta, tra cui Facebook Italia, per presunto abuso di posizione dominante legato all’introduzione dell’intelligenza artificiale su WhatsApp. Secondo l’Autorità, a partire da marzo 2025 Meta avrebbe preinstallato un servizio di intelligenza artificiale direttamente sull’applicazione di messaggistica, senza che gli utenti potessero esprimere un consenso preventivo.

Antitrust apre un’istruttoria su Meta per abuso di posizione dominante

La decisione, spiegano da piazza Verdi, solleva il dubbio che l’azienda stia sfruttando la sua posizione dominante nel mercato delle app di comunicazione per imporre l’utilizzo dei propri servizi di chatbot e assistenza IA, limitando così la libertà di scelta dei consumatori e ostacolando la concorrenza.

L’accusa dell’Antitrust
Secondo la nota ufficiale, l’integrazione dell’intelligenza artificiale sarebbe stata realizzata “in modo automatico e non richiesto”, con l’effetto di condizionare milioni di utenti italiani che quotidianamente utilizzano WhatsApp.

Per l’Antitrust, tale condotta rischia di rafforzare la posizione dominante di Meta non solo nel mercato delle comunicazioni, ma anche in quello emergente dei servizi di intelligenza artificiale applicati al consumo di massa.

L’istruttoria servirà ad accertare se l’operazione configuri un abuso di posizione dominante ai sensi dell’articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che vieta comportamenti in grado di limitare la concorrenza e alterare in modo significativo il mercato.

La replica di Meta
Un portavoce del gruppo ha fatto sapere che l’azienda offrirà “piena collaborazione” alle autorità italiane. Meta sostiene che l’integrazione dell’IA su WhatsApp sia stata pensata come un “servizio aggiuntivo, gratuito e sicuro, volto a semplificare la vita degli utenti e a renderli più produttivi”.

“La possibilità di accedere a funzionalità di intelligenza artificiale direttamente da un’app che milioni di persone già conoscono, di cui si fidano e che comprendono –
ha dichiarato il portavoce – non è una limitazione della scelta, ma un ampliamento delle opportunità”.

Secondo l’azienda, gli utenti avrebbero comunque la libertà di decidere se utilizzare o meno i nuovi strumenti.

Il mercato dell’IA sotto osservazione
L’indagine dell’Antitrust si inserisce in un quadro europeo e internazionale sempre più attento ai colossi tecnologici e ai loro movimenti nel settore dell’intelligenza artificiale.

Negli ultimi mesi, diversi organismi regolatori hanno avviato approfondimenti per valutare l’impatto delle nuove integrazioni di IA sui mercati e sui diritti dei consumatori. In particolare, Bruxelles sta lavorando all’attuazione dell’AI Act, il primo quadro normativo europeo sull’intelligenza artificiale, che impone obblighi stringenti alle aziende che sviluppano e implementano queste tecnologie.

Il caso italiano potrebbe diventare un precedente importante: WhatsApp, infatti, è l’app di messaggistica più utilizzata nel Paese, con oltre 35 milioni di utenti attivi. L’impatto di una scelta unilaterale come quella contestata a Meta avrebbe dunque una portata potenzialmente enorme.

Le reazioni in Italia

Le associazioni dei consumatori hanno accolto con favore l’apertura dell’istruttoria. “La tecnologia deve essere una scelta, non un’imposizione – ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori . Se davvero l’IA è stata attivata senza chiedere il consenso, siamo di fronte a un abuso grave che mette in discussione la libertà degli utenti”.

Dall’opposizione politica sono arrivate richieste di maggiore trasparenza. Alcuni parlamentari hanno annunciato interrogazioni al governo per chiedere quali misure intenda adottare a tutela dei cittadini.

Le prospettive dell’indagine

L’Antitrust avrà ora diversi mesi di tempo per raccogliere informazioni, audire le parti e valutare la portata delle pratiche contestate. Se l’abuso fosse accertato, Meta rischierebbe multe fino al 10% del proprio fatturato annuo, oltre all’obbligo di modificare le proprie politiche commerciali in Italia.

L’esito dell’inchiesta potrebbe avere ripercussioni ben oltre i confini nazionali, contribuendo a definire nuovi standard sull’uso dell’intelligenza artificiale nei servizi digitali di largo consumo.

Un terreno di scontro che segna un passaggio cruciale nella regolazione dei giganti tecnologici: tra promesse di innovazione e rischi di monopolio, l’equilibrio tra libertà di scelta e tutela del mercato si annuncia come una delle sfide decisive dei prossimi anni.

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