Ci sono 678 specie vegetali, 29 delle quali endemiche. Una fauna rara che spazia dagli asinelli bianchi ai mufloni, dalle testuggini alle 80 specie di uccelli censite, con tratti di costa dove nuotano cetacei, posidonia e molluschi protetti. L’Asinara, parco nazionale dal 2002 e area marina protetta dallo stesso anno, è un unicum ecologico nel cuore del Mediterraneo. Ma tra le pietre antiche e la macchia mediterranea si fanno largo l’abbandono e la resa. È la cartolina deformata di un patrimonio naturale che lo Stato non ha saputo o voluto gestire.
Asinara, il parco senza guida tra rovine e biodiversità: la denuncia del Consorzio
Da anni ormai , il Parco è senza presidente, senza direttore e senza un consiglio di amministrazione. La governance è commissariata, congelata, svuotata. Nessuna programmazione, nessuna manutenzione, nessuna direzione. In compenso, rottami ovunque. Edifici storici sventrati, discariche nascoste nella vegetazione, sentieri lasciati al degrado, e persino i cavi Ethernet di una vecchia rete digitale sparsi al suolo, corrosi dal tempo.
Le immagini della verità
A portare in superficie questo stato delle cose è il Consorzio Operatori Turistici Asinara, che con una serie di immagini e testimonianze raccolte tra aprile e maggio 2025 ha rotto un silenzio istituzionale durato troppo. “Non è solo incuria – denunciano – è un vuoto di responsabilità che dura da decenni. E oggi chi lavora per l’isola lo fa nonostante lo Stato, non grazie a esso”.
Le immagini sono spietate: plastica e materiali edili abbandonati in mezzo al verde, case coloniche lasciate al collasso, vecchi macchinari agricoli trasformati in rottami arrugginiti. Niente raccolta differenziata. Viabilità interna interrotta o assente. In alcune aree, nemmeno l’acqua potabile è garantita. “In questo che dovrebbe essere un modello europeo di sostenibilità ambientale – spiegano gli operatori – lo Stato si comporta come il peggiore degli inquilini: occupa e non mantiene”.
Un parco senza governo
Dovrebbero esserci regole, un piano, una struttura. Invece c’è solo commissariamento. Il Parco dell’Asinara è stato affidato a una reggenza tecnica che da anni proroga se stessa. I bandi vengono rinviati, le nomine rinviate, le risorse restano congelate in progetti che non arrivano mai alla terra. E i cittadini che lavorano per far vivere l’isola restano spettatori di un’amministrazione senza voce.
“Qui le competenze si accavallano – denunciano dal Consorzio – Regione, ministeri, Ente Parco: tutti passano, nessuno decide. E chi decide, lo fa senza responsabilità territoriale. Ogni volta che denunciamo una criticità, ci viene detto che non è competenza di quell’ufficio, ma di un altro. È il grande scaricabarile istituzionale”.
La biodiversità abbandonata
Mentre le istituzioni si paralizzano, la natura continua a resistere. Ma per quanto? L’isola ospita habitat unici nel Mediterraneo: il ginepro fenicio, la lavanda selvatica, i fenicotteri, il gabbiano corso, la monachella. Nel mare circostante si trovano colonie di cetacei, praterie di posidonia oceanica, e una biodiversità rara. L’Asinara fa parte della rete Natura 2000 ed è coinvolta in progetti europei come “LIFE A-MAR” per la salvaguardia delle specie. Ma senza una guida, anche i fondi europei rischiano di evaporare tra carte firmate e cantieri mai aperti.
“Questa non è solo un’occasione persa – spiegano gli operatori – è un danno ambientale che si consuma ogni giorno. Dove dovrebbe esserci presidio c’è inerzia. Dove dovrebbe esserci gestione partecipata, ci sono solo burocrazie cieche”.
L’appello: restituire all’isola un governo vero
Il Consorzio Turistico non si limita a denunciare. Propone, progetta, insiste. Chiede l’attivazione di una vera governance con presidente, direttore e consiglio. Chiede sentieri percorribili, acqua potabile stabile, raccolta rifiuti differenziata, una regia unica per gli interventi. Chiede, soprattutto, che l’Asinara venga trattata come ciò che è: un tesoro nazionale.
“Non ci serve l’ennesimo convegno – dicono – ci serve un gesto politico chiaro. Lo Stato deve decidere se vuole difendere questo patrimonio o se vuole continuare a guardarlo marcire”.
Il tempo delle parole è finito. Se l’Asinara oggi sopravvive, è grazie a chi, ogni giorno, sceglie di non voltarsi dall’altra parte.