Assosport, l'Italia del ciclismo vede la definitiva ripresa nel 2024

- di: Barbara Bizzarri
 
Alessio Cremonese, Vice Presidente di Assosport e Ceo di Manifattura Valcismon che con il brand Castelli firma già da sei anni la Maglia Rosa del Giro d’Italia, un accordo appena rinnovato per altri quattro anni, delinea lo scenario di un comparto in fase di consolidamento: «Il nostro settore, dopo il grande boom vissuto durante il covid, nel primo semestre del 2022 è cominciato il calo fisiologico e se da un lato il mercato ha raggiunto volumi superiori rispetto al pre-pandemia (fino a +20%) determinando indici di crescita importanti nella produzione, dall’altro proprio in virtù di questa iper-produzione e della conseguente corsa all’acquisto, negozianti e importatori si sono ritrovati nella condizione di dover smaltire grandissimi stock di magazzino».

Assosport, l'Italia del ciclismo vede la definitiva ripresa nel 2024

Gli italiani, di fatto, non hanno smesso di pedalare dopo il grande exploit conosciuto durante la pandemia, ma quello che il covid aveva trasformato in un fenomeno di costume oggi si è naturalmente ridimensionato. La fotografia scattata da Assosport per mezzo delle sue associate, pur riconoscendo l’importante risultato messo a segno da alcune branche specifiche e definendo quindi le tendenze più in voga del momento, sottolinea anche le criticità che nel medio e lungo termine rischiano di penalizzare il settore.

E-bike e gravel stanno performando bene e ormai sono in tanti a preferirle alle tradizionali biciclette muscolari (addirittura +72% sul 2019 stando agli ultimi dati recentemente diffusi da ANCMA), senza contare che queste soluzioni hanno avvicinato al ciclismo anche una platea molto più ampia di utenti, consentendo di fatto a chiunque di spingersi con la bici anche in luoghi impervi e difficili da raggiungere. Certo, chi compra e-bike ha un approccio più lento, fa soste prolungate, è meno attento nella scelta dell’abbigliamento e ha una minor propensione a cambiare il mezzo; tuttavia le imprese sposano il trend con favore, se non altro perché esso va di pari passo con l’evoluzione tecnologica e la conseguente ricerca di nuove prestazioni. Si consideri poi l’“effetto locomotiva” del cicloturismo, mai così in voga come nell’ultimo periodo (circa 33 milioni gli italiani che amano le vacanze in bicicletta, tra “puristi” e non, per un giro d’affari complessivo pari a oltre 4 miliardi di euro secondo l’ultimo rapporto “Viaggiare con la bici 2023” realizzato da Isnart). E se esso al momento non sembra generare grandi incrementi in termini di nuovi appassionati, è vero anche che ormai in Italia non esiste località che non offra servizi di noleggio, fattore che alla lunga darà modo anche a chi normalmente si sposta con altri mezzi di avvicinarsi progressivamente al mondo delle due ruote.

Nonostante queste note positive però, già nel periodo di massima euforia si intravedevano alcune falle nel sistema: al di là della crescita esorbitante, destinata a conoscere una prevedibile sferzata non appena la situazione fosse tornata alla normalità, nel 2020 l’eccesso di ordini aveva di fatto svuotato i magazzini determinando il paradosso per cui da una parte le aziende facevano pressione sui negozianti chiedendo loro maggiori garanzie, dall’altra i negozianti rispondevano impegnandosi in promesse molto azzardate. «Negli ultimi anni c’è stata un’accelerazione importante - precisa Davide Rossetti, Chief Executive Officer di Sidi Sport e a sua volta membro del Consiglio Direttivo di Assosport -. Le direttrici principali sono rappresentate da gravel e ebike che hanno contribuito a incrementare il numero di praticanti attraendo anche i consumatori più “pigri”. Ciò ha comportato un notevole e repentino aumento di richieste anche per quanto riguarda gli accessori - prodotti di acquisto non ricorrente quindi – che avrebbe dovuto far presagire la flessione cui stiamo assistendo. La produzione è diventata offerta in eccesso e l’offerta in eccesso, purtroppo, intasa tuttora la pipeline distributiva».

Il comparto sta comunque reagendo con decisione e davanti alla prospettiva di affrontare una eventuale tempesta perfetta, i più previdenti tra gli addetti ai lavori sono già corsi ai ripari, aprendo il capitale a gruppi di investimento e fondi di private equity in grado di garantire alla loro attività la competitività necessaria. Non si dimentichi, infatti, che l’Italia è un paese la cui economia si regge sostanzialmente sulle piccole e medie imprese e queste ultime, preso atto del cambiamento di paradigma globale, si trovano oggi nella posizione di dover compiere un importante salto di qualità.

Puntualizza ancora Rossetti: «Nel caso di SIDI la decisione di fare questo passo è stata presa direttamente dalla famiglia che ne deteneva la proprietà. Purtroppo però in Italia esistono molte altre realtà, specialmente di piccole dimensioni, per le quali non è stato avviato alcun percorso di passaggio generazionale strutturato. Operazioni come la nostra rappresentano invece una grande opportunità di crescita, ma vanno intraprese quando sussistono le migliori condizioni per farlo. E non è un caso se, proprio nel nostro settore, le aziende che hanno nella loro compagine shareholder di capitale siano quelle dove la seconda generazione è già saldamente al comando».

Gli fa eco Cremonese: «Noi abbiamo intrapreso questa operazione nel 2019. In tempi non sospetti quindi, prima del covid, del boom e dell’attuale fase di stallo. Ad oggi la descriverei come un’esperienza positiva che ci ha aperto molte strade, comprese quelle dei nuovi mercati esteri emergenti, Cina e Giappone in testa. A mio avviso si tratta di uno strumento prezioso perché offre alle aziende importanti linee guida in fatto di governance e una chiave di lettura utile per interpretare il mercato. Lo scoglio semmai è di tipo culturale, perché le PMI nel nostro paese hanno la tendenza a restare ancorate a un modello di business basato sull’imprenditoria familiare che è tradizionalmente abbastanza chiusa nei confronti delle “incursioni esterne”. Sicuramente negli ultimi anni qualcosa si è mosso e continua a muoversi, anche perché oggi sono proprio i fondi che, fiutato l’alto potenziale del nostro comparto, cominciano a bussare alle nostre porte».

Le aziende del settore, quindi, si stanno impegnando per superare le difficoltà e accelerare il ritorno alla normalità. Ritorno che peraltro non sembra neanche troppo lontano. Precisa Rossetti: «Il mese scorso si è tenuta la Taipei Cycle per la prima volta dopo lo stop forzato dovuto al covid. La fiera ha fatto registrare un grande afflusso di operatori. Erano tutti curiosi di capire in che direzione sta andando il comparto e tutti sono tornati a casa portandosi dietro la stessa sensazione, ovvero che non sarà una buona primavera/estate 2023 a risolvere i problemi, ma si tornerà probabilmente alla normalità entro la metà del 2024».

«Al netto delle singole difficoltà il mercato sta tenendo bene. È sicuramente vero che con le riaperture c’è stato un calo nelle vendite, ma è vero anche che chi si è avvicinato al ciclismo negli ultimi due anni, pur essendo tornato a praticare anche altri sport interdetti durante il lockdown, non ha abbandonato definitivamente le due ruote: magari è cambiata la frequenza, ma si pedala lo stesso. Anche per questo Siamo tutti convinti che la flessione sia solo temporanea e che dal prossimo anno si tornerà a crescere con insistenza. Bisogna solo avere il tempo di diluire le componenti di stock che devono ancora essere smaltite», conclude Cremonese.

Proprio nell’ottica di sostenere le aziende del comparto, in occasione della diciannovesima tappa del Giro d’Italia in programma a Longarone il prossimo 26 maggioAssosport promuove il primo “Innovation Need Design Workshop” in collaborazione con Confindustria Belluno Dolomiti e Elis Innovation HUB. L’evento, che avrà luogo a Longarone Fiere, sarà incentrato sull’open innovation quale driver di sviluppo per il mondo dello sportsystem. Alla tavola rotonda seguirà un confronto che vedrà protagoniste alcune start-up impegnate in progetti di co-innovazione specifici per lo sportsystem in generale, e per il settore delle due ruote in particolare.

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