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Nuovi insulti a Liliana Segre: l'Italia si interroga sulla memoria e sull'odio che non si spegne

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Nuovi insulti a Liliana Segre: l'Italia si interroga sulla memoria e sull'odio che non si spegne

Ancora una volta, Liliana Segre è stata bersaglio di insulti vergognosi. Dopo la sua partecipazione alle celebrazioni del 25 aprile a Pesaro, una pioggia di offese si è abbattuta sui social, macchiando una giornata che avrebbe dovuto essere di memoria e di unità. "Vergogna" ha commentato il presidente del Senato Ignazio La Russa, mentre il sindaco di Pesaro ha definito “gravi e inaccettabili” le parole apparse online. Un gesto che non rappresenta solo un'offesa personale a una donna sopravvissuta alla Shoah, ma un segnale inquietante di quanto odio e intolleranza siano ancora radicati nella società italiana.

Nuovi insulti a Liliana Segre: l'Italia si interroga sulla memoria e sull'odio che non si spegne

Non si tratta di un caso isolato. L'odio verso Liliana Segre è diventato negli ultimi anni una cartina di tornasole della fragilità della nostra memoria collettiva. Attaccare una testimone della Shoah significa colpire il cuore stesso della cultura democratica nata dalla Resistenza. Gli insulti che si moltiplicano sui social, le polemiche strumentali, l'indifferenza di una parte dell'opinione pubblica dimostrano quanto sia ancora difficile costruire un vero consenso intorno ai valori dell'antifascismo e della lotta contro ogni forma di discriminazione. In Italia, il tema della memoria storica si intreccia sempre più spesso con le tensioni della politica quotidiana, rischiando di svuotarsi di significato proprio quando ce n’è più bisogno.

L'attacco al forno antifascista di Ascoli e la recrudescenza dell’intolleranza

A rendere ancora più grave il quadro è l'apparizione di un secondo striscione contro il titolare di un forno "antifascista" ad Ascoli, il cui gesto di memoria e testimonianza è stato ripagato con insulti e minacce. Una doppia offensiva che mostra come il clima di intolleranza non sia limitato a casi isolati, ma si estenda a chiunque si esponga in difesa dei valori democratici. In un Paese che ha scritto nella propria Costituzione il ripudio del fascismo, simili episodi non possono essere derubricati a mere provocazioni: sono campanelli d’allarme che richiedono risposte forti e coraggiose da parte delle istituzioni e della società civile.

La risposta istituzionale e il ruolo dell'educazione civica


Le condanne arrivate da tutto l’arco istituzionale sono importanti, ma non bastano. La difesa della memoria non può ridursi a ritualità di circostanza. Serve un investimento profondo sull'educazione civica nelle scuole, sulla promozione della cultura della memoria attraverso i media, sulla tutela dei testimoni come patrimonio vivente della Repubblica. In un'epoca in cui il negazionismo e il revisionismo storico trovano nuove forme di espressione nei canali digitali, l'Italia deve riaffermare con forza la centralità dei valori democratici su cui è fondata.

Liliana Segre come simbolo di un’Italia che resiste

Liliana Segre continua a rappresentare, con la sua dignità e la sua forza, l’immagine di un’Italia che non si arrende all’odio. Ogni insulto che la colpisce è una ferita per tutto il Paese, ma anche un richiamo alla responsabilità collettiva. Difendere la sua voce significa difendere il diritto di ogni cittadino a vivere in un Paese libero dall’odio e dall'intolleranza. Ed è una sfida che riguarda tutti, senza distinzioni di appartenenza politica, culturale o generazionale.

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