Centinaia di giovani da 12 paesi ridisegnano il futuro con amicizia, coraggio e speranza.
(Foto: una parte dei giovani che hanno partecipato a Roma al Global Friendship peace).
Quando la speranza diventa un flash-mob
Il convegno internazionale “Global Friendship Peace Hope”, promosso dai Giovani per la Pace della Comunità di Sant’Egidio, ha acceso un fervore contagioso a Roma. Oltre 1.200 giovani – tra studenti delle scuole superiori e universitari – provenienti da 12 paesi europei, affiancati da delegazioni di Africa, America Latina e Asia, hanno invaso la città eterna con energia e ideali.
Una nutrita rappresentanza ucraina – circa 120 ragazze e ragazzi da Kiev, Lviv, Ivano-Frankivsk e Kharkiv – ha preso parte a questo evento dall’alto valore simbolico.
Applausi e parole che accendono il futuro
Nella splendida cornice della Nuvola all’Eur, l’apertura è stata scandita da interventi tradotti simultaneamente in 11 lingue, simbolo di un dialogo aperto e inclusivo.
“In un tempo dominato da rassegnazione e cinismo, i giovani devono ritrovare la forza di sognare e agire”, ha detto Marco Impagliazzo, presidente della Comunità.
Ha esortato a investire in fraternità, gratuità e amore, perché “un legame autentico non costringe: libera e connette al mondo”, ha aggiunto Impagliazzo.
Nel ricordare la vita esemplare di Floribert Bwana Chui, giovane della Comunità di Goma (Congo), martire nel 2007 per essersi opposto a un tentativo di corruzione e recentemente beatificato, Impagliazzo ha sottolineato che “di fronte alla violenza e all’oblio, esiste un’altra via: quella della speranza, base di ogni svolta positiva”.
Tra assemblee, flash-mob e spiritualità: programma ricco e inclusivo
Il giorno successivo è proseguito con un incontro con il fondatore Andrea Riccardi, seguito da laboratori tematici su ecologia, migrazioni, povertà e pace.
Un flash-mob per la pace ha animato piazza del Pantheon: i giovani, testimoni concreti della resistenza alla violenza in Ucraina, Afghanistan e America Latina, hanno fatto sentire la loro voce con vigore.
La mattina del 30 agosto ha visto il significativo passaggio della Porta Santa nella basilica di San Pietro, preludio a una giornata ricca di liturgia, visite d’arte (dieci itinerari storico-artistici) e celebrazione eucaristica in Santa Maria in Trastevere, chiusa da una festa gioiosa.
“Occhi sempre rivolti alla basilica, con canti e preghiera, in un pellegrinaggio carico di emozione e condivisione”, hanno raccontato gli organizzatori.
Tra i partecipanti, Admon Al-Habib, rifugiato siriano accolto nel 2016, ha raccontato di aver trovato nella Comunità un modo per restituire la speranza ricevuta: “nessuno è così povero da non poter donare qualcosa”.
Approfondimenti: una comunità che costruisce ponti
La Comunità di Sant’Egidio, nata a Roma nel 1968 per iniziativa di Andrea Riccardi, si distingue per l’impegno quotidiano accanto agli ultimi – anziani, senzatetto, malati, migranti – e per il suo ruolo di mediatore pacifista a livello globale (Mozambico, Guatemala, Libano, ecc.).
Il suo programma Youth for Peace organizza momenti come Global Friendship per crescere insieme nella pace e nella solidarietà. L’evento del 2025 prosegue la tradizione con assemblee partecipate, dialogo, testimonianze e azioni simboliche di unione e speranza.
Perché questo evento conta
- Internazionalità vera: non solo Europa, ma anche Asia, Africa e America Latina hanno dato vita a un confronto autentico.
- Testimonianze vissute: i protagonisti non parlano solo di pace, la vivono – come nei casi ucraini e siriani.
- Simboli potenti: flash-mob, Porta Santa, itinerari culturali – un mix di festa e spiritualità che rende qui la riflessione un’esperienza concreta.
Molto più di un congresso
Global Friendship 2025 è stato molto più di un congresso: è diventato un manifesto vivente di amicizia globale, fede attiva, coraggio giovane. Una lezione che Roma, ancora una volta, ha saputo accogliere con brio e spiritualità.