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Auto europee sotto pressione: il crollo dei margini Mercedes diventa il simbolo di una filiera in affanno

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Auto europee sotto pressione: il crollo dei margini Mercedes diventa il simbolo di una filiera in affanno

Il calo dell’utile Mercedes non è un episodio isolato ma l’anticipo di ciò che sta accadendo a tutto il comparto. La casa tedesca ha visto il margine operativo scendere al 4,8% nel terzo trimestre, dopo il 7,3% di inizio anno: un cedimento che fotografa un settore che si muove in un equilibrio delicato tra dazi, transizione tecnologica e costi fissi crescenti. La revisione al ribasso delle stime non riguarda solo Stoccarda: tocca l’intera industria europea.

Auto europee sotto pressione: crollo dei margini Mercedes 

Il comparto deve fronteggiare tre fronti simultanei. Il primo sono i costi energetici ancora più alti rispetto ai concorrenti asiatici e statunitensi, che erodono margini industriali. Il secondo è regolatorio: Bruxelles mantiene il calendario del 2035 e questo impone investimenti massicci già oggi. Il terzo è commerciale: i dazi incrociati con la Cina hanno interrotto catene di fornitura che per anni avevano sostenuto la redditività dell’elettrico.

La ristrutturazione come fase permanente
Mercedes sta tagliando costi per difendere i margini, ma lo stesso avviene in Volkswagen, Stellantis e BMW. Nel comparto non esistono più cicli “pieni” e “di ristrutturazione”: la ristrutturazione è diventata condizione stabile. I piani che in passato duravano un biennio, oggi si rinnovano a cadenza annuale. Questo significa che l’industria non sta più crescendo: si sta ricomponendo per sopravvivere alla stessa velocità del cambiamento.

La transizione elettrica senza domanda piena
Il mercato dell’elettrico in Europa cresce, ma non ai livelli su cui sono stati costruiti gli investimenti. La forbice tra capacità produttiva e domanda reale è il nodo più critico. Le case hanno linee già pronte per volumi più alti, ma gli acquirenti sono più lenti di quanto previsto. L’auto elettrica non è fallita: è in ritardo rispetto ai conti industriali fatti prima dei nuovi shock dei prezzi e della logistica.

L’europa produce ma la domanda è altrove
Mentre le immatricolazioni interne rallentano, i grandi costruttori guardano all’estero. Ma gli Usa penalizzano le auto non prodotte sul suolo nazionale e la Cina spinge i propri marchi in Europa a prezzi aggressivi. Il mercato interno non traina, quello globale non assorbe con facilità: è la prima volta che il modello export-oriented europeo incontra un muro simultaneo su più fronti.

Il fronte politico entra nell’equazione

La scelta della transizione accelerata è ora oggetto di pressione diretta da parte dell’industria. Il ceo Mercedes Ola Källenius – anche alla guida di ACEA – chiede tempo aggiuntivo. Il cancelliere Merz lo appoggia. Molti costruttori chiedono all’Ue di bilanciare la spinta climatica con quella industriale: non contestano la direzione, contestano la velocità. Il rischio, per i governi, è che la transizione venga percepita non come modernizzazione ma come contrazione produttiva.

Il settore come termometro della Germania
L’automotive non è una semplice filiera tra le altre: è il secondo datore di lavoro industriale tedesco e una quota fondamentale dell’export. Se i margini scendono nel comparto auto, prima o poi scendono nei conti pubblici e nell’occupazione. Per questo il caso Mercedes è stato letto come un campanello d’allarme per tutta l’economia tedesca, già rallentata da mesi.

Un segnale che anticipa la correzione
Il rialzo del 9% nelle vendite elettriche Mercedes nel trimestre mostra che la domanda non si è spenta, ma la ripresa non è sufficiente a compensare la pressione su prezzi e costi. Anche altrove gli ordini risalgono, ma troppo lentamente rispetto alle proiezioni industriali. Il comparto non è in crisi terminale: è in un passaggio di strettoia. Ma dentro quella strettoia qualcuno uscirà ridimensionato.

La domanda chiave
La questione ora non è se l’auto europea passerà all’elettrico, ma se riuscirà a farlo mantenendo competitività e occupazione. Il caso Mercedes ha reso visibile ciò che accade sotto traccia: la transizione è già industriale, ma è ancora incompleta sul lato della domanda. Se il ritmo normativo resterà più veloce del mercato, il settore continuerà a ridurre margini. Se l’Europa riallineerà calendario e realtà, la curva potrebbe tornare a salire. Oggi, però, il comparto cammina con i freni tirati.

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