FOTO: Unrae.it
L’Unrae ha assegnato i premi di laurea a cinque giovani che si sono distinti per tesi di particolare valore dedicate all’automotive e alla mobilità sostenibile. È un appuntamento ormai consolidato: dal 2000 sono 205 i laureati premiati, un numero che testimonia la continuità dell’impegno dell’associazione nel sostenere formazione, ricerca e competenze avanzate in un settore che sta affrontando una delle trasformazioni più profonde della sua storia recente.
Unrae premia cinque giovani talenti dell’automotive e lancia la 26ª edizione del bando
“Una mobilità tecnologicamente avanzata e la transizione verso un modello sostenibile richiedono competenze sempre più specializzate e visioni innovative”, afferma Roberto Pietrantonio, presidente dell’Unrae (nella foto). La sfida è chiara: la filiera automobilistica sta passando da un modello basato sul motore termico a un ecosistema dominato da elettrico, software, dati e supply chain intelligenti. In questo scenario, i giovani laureati rappresentano un serbatoio strategico di idee e capacità tecniche. Pietrantonio sottolinea come le tesi premiate affrontino temi cruciali: comunicazione strategica nella transizione ecologica, analisi predittiva dei mercati, dinamiche competitive, politiche di prezzo, decarbonizzazione e green communication.
I premiati dell’edizione 2025
La selezione di quest’anno tocca discipline diverse, riflettendo la natura multidimensionale del settore automotive contemporaneo. Hanno ricevuto il riconoscimento: Habiba El Morabit (Università di Urbino, Lingue e culture moderne), Jacopo Lotti (Università di Bologna, Scienze statistiche e business analytics), Daniel Nikaj (Università di Trento, Economia), Silvia Palanca (Università Politecnica delle Marche, Economia aziendale) e Luca Sciani (Università Cattolica di Milano, Lettere). Un mosaico di percorsi accademici che dimostra come la mobilità del futuro richieda non solo ingegneri e tecnici, ma anche analisti dei dati, esperti di mercati, comunicatori e specialisti della sostenibilità.
Autonomia elettrica, mercato e sostenibilità: le nuove frontiere della ricerca
Le tesi presentate mostrano l’evoluzione degli interessi accademici verso i grandi temi che stanno ridisegnando l’automotive. La previsione dei trend di mercato basata su modelli quantitativi e intelligenza artificiale, l’impatto della transizione energetica sulle politiche industriali, il ruolo della comunicazione nella percezione pubblica della mobilità elettrica, la definizione di strategie green efficaci: queste aree di ricerca stanno diventando sempre più centrali per le imprese della filiera. L’industria necessita oggi di analisi complesse, di competenze digitali e di capacità di leggere scenari globali in rapido mutamento. Le università, attraverso il bando Unrae, si confermano un incubatore di competenze in grado di rispondere a tale domanda.
Lancio del nuovo bando: 10 premi per la 26ª edizione
L’Unrae ha annunciato anche la 26ª edizione del concorso, che mette in palio dieci premi di laurea: cinque riservati alle tesi magistrali e cinque alle triennali. Il focus rimane su marketing e innovation in ambito automotive e mobilità sostenibile, con l’obiettivo di stimolare ulteriormente approfondimenti sulle dinamiche tecnologiche, industriali e commerciali della trasformazione in atto. La transizione elettrica, l’espansione dei servizi di mobilità, la digitalizzazione dell’auto e la ristrutturazione delle catene del valore stanno creando nuove professioni e nuove esigenze di competenze. Il bando punta a intercettare giovani ricercatori capaci di contribuire a questo processo.
Formazione e industria: un legame che diventa strategico
Il premio Unrae non è solo una celebrazione del merito: è uno strumento industriale. In un momento in cui la competitività dell’automotive europeo dipende dalla capacità di innovare rapidamente, costruire un ponte stabile tra accademia e imprese è fondamentale. Per le aziende del settore, i laureati premiati rappresentano potenziali futuri professionisti già formati sui temi critici del settore. Per le università, il riconoscimento diventa una leva per orientare nuovi percorsi di ricerca e consolidare il dialogo con la filiera produttiva.